giovedì 21 Novembre 2024,

Politica

Ξ Commenta la notizia

Roma&Lazio. La politica, le opinioni, i fatti

scritto da Redazione
Roma&Lazio. La politica, le opinioni, i fatti

Guido Guidesi, deputato della Lega Nord, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “Ho scelto Cusano”, condotta da Gianluca Fabi e Livia Ventimiglia, su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano (www.unicusano.it), in merito all’inchiesta che ha portato all’arresto del vicepresidente della Regione Lombardia Mario Mantovani e in cui è indagato anche l’assessore della Lega Massimo Garavaglia.
Per il 90% i capi d’accusa che vengono attribuiti a Mantovani non riguardano la sua attività di vice presidente della regione -ha affermato Guidesi-, quindi c’entra poco la regione Lombardia con questa vicenda giudiziaria. Quello che riguarda la Lombardia è il bando di gara per il servizio di trasporto dializzati, che era talmente restrittivo che era quasi impossibile parteciparvi. Garavaglia ha ascoltato il territorio e ha cercato di trovare una soluzione per aiutare il territorio, ha fatto una segnalazione al vice presidente della regione che aveva deleghe alla sanità. Mantovani ha proceduto come riteneva opportuno procedere. Ma Garavaglia è indagato sul nulla. Chi lo conosce sa che è una persona onesta noi lo difenderemo, è un attacco politico strumentale. Ritengo che ci siano da valutare due cose: Garavaglia è stato avvisato dell’indagine nei suoi confronti da un giornale, ad oggi la magistratura non è stato in grado di spiegargli per cosa è indagato. Vogliamo fare delle verifiche che si basano sull’indagine interna che è stata avviata ieri da Maroni sui pochi fatti dell’indagine che riguardano la regione. Dopo quell’indagine interna valuteremo cosa fare. Ad oggi non ci sono né le condizioni politiche né amministrative per chiedere a Maroni di dimettersi. Non capisco Pd e M5s che al posto di denunciare una situazione d’indagine per finalità politiche, denuncia una situazione che non esiste. Sono convinto che Garavaglia ne uscirà a breve e pulito. Se i magistrati hanno sbagliato devono pagare”.


REGIONE, PALOZZI (FI): “M5S PIANGE IL MORTO E FREGA IL VIVO”
Reputo incomprensibile la “rosicata” della collega Corrado in merito alla nuova composizione delle commissioni consiliari. Il Movimento 5 Stelle accusa illogicamente maggioranza e opposizione di spartirsi poltrone, quando sono i pentastellati i primi a piangere il morto e fregare il vivo: proprio come fatto oggi dagli stessi grillini con l’inciucio, poi caduto nel vuoto, tentato grazie all’appoggio di un consigliere regionale del gruppo Misto e teso alla conquista della vicepresidenza di una commissione. I consiglieri di M5S, dunque, devono smetterla con questi sotterfugi, sterili e bambineschi, e iniziare a comprendere che tra opposizioni è necessario un ragionamento organico, condiviso e unitario”. Così il consigliere regionale FI, Adriano Palozzi.


Una petizione online per dire “no” all’archiviazione delle indagini sul delitto di Serena Mollicone, la 18enne uccisa ad Arce (Frosinone) nel 2001. Paladino dell’iniziativa, insieme ad Antonio Turri (presidente dell’associazione “I cittadini contro le mafie e la corruzione”) è Guglielmo Mollicone, padre della vittima intervenuto in esclusiva ai microfoni della trasmissione “La Storia Oscura” su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano (www.unicusano.it).
E’ una situazione surreale -ha affermato Mollicone-. La Procura di Cassino si deve ancora pronunciare se mantenere alcune persone sul registro degli indagati, intanto il procuratore pro-tempore ha chiesto l’archiviazione. Credo che non sia mai accaduta una cosa simile: evidentemente c’è qualcuno che vuole insabbiare presto l’intera storia perchè ci sono di mezzo persone intoccabili. Perchè è chiaro che mia figlia non è stata uccisa da una sola persona ma da un “pool” di persone”.
Ci sono delle registrazioni chiare: quando trovarono il corpo del brigadiere Santino Tuzzi -ha rivelato Guglielmo Mollicone- il suo amico Marco Mannati disse: «Santino lo hanno ucciso perché sicuramente era collegato al caso di Serena Mollicone. Santino mi ha detto che la notte della veglia il maresciallo Mottola ha portato il cellulare a casa di Serena». Poi questo signore è stato minacciato. Mi disse: “Guardi io c’ho tre figli”. Quindi qualcuno gli ha intimato di non dire quelle cose ai magistrati”.
Serena -ha spiegato poi Mollicone- era andata in caserma per denunciare lo spaccio di droga che avveniva in paese. Spaccio che veniva perpetrato dal figlio dell’ex maresciallo Mottola. Questo è agli atti, lo sapevano tutti. Una volta a pranzo Serena mi disse: “Papà ma questo maresciallo che vuole da me se ha il figlio che spaccia e si droga?”. Il maresciallo Mottola inoltre aveva redarguito Serena in piazza perché si permetteva di contrastare quello che era il commercio illegale del figlio”.
Serena vittima di un sitema mafioso? Arce in quel periodo era in una situazione mafiosa -ha dichiarato ancora Mollicone-. Non dimentichiamo che in quel periodo c’era un capo camorra che aveva preso alloggio nelle campagne di Arce, si chiamava Marino. Il suicidio di Santino Tuzzi? A chi vogliono darla a bere… -ha affermato Mollicone-. Come fa a suicidarsi in macchina e poi a poggiare la pistola sul sedile a fianco a lui? Se uno si spara la pistola gli cade fra le gambe e il proiettile buca il sedile”.
Gli inquirenti dovevano concentrare tutte le loro ricerche nella caserma dei carabinieri di Arce -ha accusato ancora Guglielmo Mollicone-. Si dovevano concentrare sugli indagati, interrogandoli con psicologi per capire se dicevano il vero. E poi scavare in quel pavimento, perché magari sotto potrebbe esserci il dna di Serena. Il sangue è stato pulito con l’acido muriatico, ma potrebbe essere penetrato attraverso le mattonelle o nel muro. Anche altre analisi nel carcere dove Serena è stata depositata nella notte. Perché dietro la maglia di Serena sono stati rinvenuti dei licheni che stavano sulle pareti del carcere”.


Aldo Di Biagio, Senatore di Area Popolare, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “Ho scelto Cusano”, condotta da Gianluca Fabi e Livia Ventimiglia, su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano (www.unicusano.it) , in merito al Ddl Cirinnà sulle Unioni Civili.
Stiamo vigilando, siamo molto attenti su questo tema delle unioni civili -ha affermato Di Biagio-. Non vogliamo andare in aula con un testo che ci è arrivato venerdì e su cui non è stato possibile discutere. Siamo d’accordo sul trovare una sintesi, ma al momento riteniamo che una sintesi non ci sia. Vedremo quello che accadrà. Siamo favorevoli a regolamentare le unioni civili per quanto riguarda i diritti patrimoniali. Non riteniamo però che l’unione civile possa essere equiparata al matrimonio, perché ne discenderebbero tutti i diritti tra cui quello delle adozioni, che noi sentiamo molto e che deve essere affrontato in maniera approfondita perché è un tema delicato. Libertà di coscienza? E’ utile perché molti colleghi del Pd sono sulla nostra stessa linea sulle adozioni. Berlusconi? Non è al Senato, non voterà, e in Forza Italia c’è chi la pensa in un modo e chi in un altro su questo tema, quindi non darei molto peso a ciò che pensa Berlusconi”.


Laura Puppato, senatrice del Partito Democratico, è intervenuta questa mattina ai microfoni di Radio Cusano Campus, l’emittente dell’Università degli Studi Niccolò Cusano (www.unicusano.it), nel corso del format ECG Regione, condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio.
Laura Puppato ha commentato la situazione che sta vivendo Roma:Molto si può fare in relazione alle politiche pubbliche, ma serve anche l’aiuto dei cittadini. Il problema di Roma è rappresentato più da chi ci vive che da chi governa? Alcuni esempi mi fanno pensare che questo sia vero. Troppo spesso, ma questa è una mentalità italica, si punta il dito verso chi ci governa, si pensa che sia sempre colpa degli altri, quando in realtà il senso civico è fondamentale e va insegnato a scuola e prodotto da una educazione e da un esempio familiare“.
Sulle elezioni a Roma, Laura Puppato sembra d’accordo con Zanda:In questi giorni ho letto che gli assessori ancora in carica ritengono di procedere con una volontà forte per proseguire il mandato già in corso. Presumo che se c’è davvero un dream team, un gruppo di lavoro così autodisciplinato e capace di intervento, probabilmente la città non ne risentirebbe se andassimo a superare un momento di forte difficoltà della città dettato da un enorme incremento di turisti in arrivo per il Giubileo. Votare con il Giubileo in corso può essere un problema. Potrebbero creare qualche ingorgo rispetto alle notevoli attività che il Giubileo porterà a svolgere nella città“.


Domenico Rossi, Sottosegretario alla Difesa, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “Il mondo è piccolo”, condotta da Fabio Stefanelli su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano (www.unicusano.it).
Nuove regole di ingaggio per l’Italia nella coalizione anti-Isis. “La Difesa sta valutando questa possibilità –ha spiegato Rossi- ma, laddove arrivasse a qualsiasi valutazione di carattere positivo in materia, la decisione dovrebbe necessariamente passare in Parlamento. E’ una valutazione che non potremmo mai fare con riferimento unicamente all’Iraq, ma che riguarderebbe uno sforzo globale che l’Italia sta facendo in tutti i teatri operativi nei quali il nostro Paese è impegnato: Afghanistan, Balcani, Libia, ecc.. Per questo la nostra valutazione non può non essere a carattere globale. Siria? L’entrata unilaterale della Russia nello scenario siriano ha variato la situazione. L’Ue sta analizzando la situazione siriana in maniera preoccupata: se si lavora sull’uscita di Assad, bisogna tener conto di quello che è successo in Libia ed evitare che accada di nuovo. Dobbiamo cercare di utilizzare la presenza russa in Siria non in termini negativi, ma per l’influenza che ha la Russia su Assad”.
Rischio attentati più alto se l’Italia attaccherà l’Isis?In termini di terrorismo –ha affermato Rossi-, la sicurezza assoluta non esiste in alcun Paese. Ma credo che occorra valutare i risultati della sicurezza e dello sforzo del Governo per quello che è avvenuto in Italia nell’ultimo periodo: non abbiamo avuto atti terroristici, abbiamo individuato presunti jihadisti e li abbiamo espulsi dal Paese. In prospettiva dovremo potenziare ancora di più il lavoro di Intelligence e di controllo sul territorio”.


LA SESSUOLOGA A RADIO CUSANO CAMPUS: TRA I CASI CHE HO TRATTATO C’E’ QUELLO DI UN SEMINARISTA GAY CHE LA CHIESA VOLEVA REDIMERE CON LE PREGHIERE
La sessuologa Rosa Maria Spina è intervenuta su Radio Cusano Campus, l’emittente dell’Università degli Studi Niccolò Cusano, durante ECG Regione, programma condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio Delicato il tema al centro del suo intervento: il rapporto tra preti e sessualità.
La sessuologa Rosa Maria Spina racconta:La chiesa, quando un sacerdote vive un periodo di crisi, non lo lascia andare. Cerca di riportarlo alla fede, di richiamarlo a sé“.
La dottoressa Spina rivela: “Mi è capitato che la chiesa mi abbia inviato un ragazzo che credeva di avere tendenze omosessuali. Il ragazzo era in seminario da tempo, questa crisi non si conciliava con il fatto che fosse in seminario. L’idea era quella di comprendere se davvero fosse gay, portandolo a capire che la fede è più grande di tutto. Lo si voleva curare? Curare è una parola grossa, l’idea era quella di capire quali fossero le sue tendenze, di capire se fosse davvero omosessuale, cercando di fargli prendere questa omosessualità come un percorso di fede più difficile, con sacrifici maggiori da fare, come pregare di più“.
Spiega la sessuologa: “Questo ragazzo che stava per diventare prete era attratto da altri uomini. La chiesa voleva che io aiutassi questo ragazzo a capire che non erano le sue tendenze omosessuali il problema ma il fatto che lui per queste tendenze volesse abbandonare il seminario. Il problema è che il ragazzo viveva queste tendenze omosessuali ma voleva provarle e trovare un compagno di vita. Il problema non era l’omosessualità in sé quanto il fatto che questo ragazzo avesse voglia di viverla. Questa era la parte che non veniva accettata dalla chiesa. La loro idea non era tanto quella di curarlo, quanto fargli credere che la sua omosessualità fosse una prova a cui Dio l’aveva sottoposto“.
La sessuologa racconta qual era il suo ruolo: “Non siamo mai giunti alla fine del percorso. Questo ragazzo veniva da me ma poi tornava in seminario e restava all’interno di un ambiente religioso dentro al quale gli dicevano che doveva pregare e chiedere l’aiuto del signore. In seminario gli dicevano che questa era una prova cui era stato sottoposto e che solo pregando avrebbe potuto superarla“.

Rispondi alla discussione

Facebook