UMBERTO I, PALOZZI (FI): “ZINGARETTI CHIARISCA SU RADIOLOGIA INTERVENTISTICA
“Zingaretti chiarisca l’allarme lanciato stamane dal sindacato sul preoccupante destino della radiologia interventistica del Policlinico Umberto I. La Fials denuncia la mancata copertura di alcuni turni del servizio a causa della grave carenza di personale medico, col rischio di spostare i pazienti, che necessitassero di procedure di radiologia interventistica, al San Camillo. Si tratta di una vicenda sanitaria molto seria e che urge dell’immediato chiarimento del presidente della Regione Lazio. Realtà come queste, purtroppo, dimostrano che la sanità laziale non è quella tutta “tagli di nastro”, tanto decantata dal governatore, ma un settore in grave emergenza e che abbisogna di interventi mirati e concreti. Concetti totalmente sconosciuti all’amministrazione regionale di centrosinistra. Sollecito, dunque, Zingaretti a confermare o smentire quanto denunciato sull’Umberto I. In caso di reiterato silenzio istituzionale, sarà mia cura presentare una specifica interrogazione sulla vicenda della radiologia interventistica”.Così il consigliere regionale FI, Adriano Palozzi.
ODONTOIATRIA SOCIALE, LENA (PD): DECRETO ZINGARETTI SVILUPPA MIA PROPOSTA LEGGE
“Il decreto firmato dal presidente Nicola Zingaretti sull’assistenza odontoiatrica nel Lazio, che fissa criteri certi per ampliare l’accesso alle cure anche per le fasce economicamente svantaggiate raccoglie e sviluppa l’impianto della proposta di legge sull’odontoiatria sociale che ho presentato un anno fa con l’aiuto e la consulenza dei professori Nisii e Riva”. Così in una nota il presidente della commissione Politiche sociali e Salute, Rodolfo Lena (Pd):
“Vediamo finalmente una luce dopo anni di enormi disagi per i cittadini meno abbienti o affetti da particolari patologie, come l’emofilia – commenta Lena -. Giusto, dunque, creare delle corsie preferenziali per tutti loro, affidando la governance dell’assistenza odontoiatrica ad un nuovo centro di riferimento a livello europeo che unisce con le forze, le professionalità e la storia di due strutture del rango dell’ospedale George Eastman e della clinica odontoiatrica del Policlinico Umberto I“.
Il presidente Lena ribadisce poi la necessità di attivare tutte le procedure previste nel decreto n.586 il prima possibile, a partire dal 1° gennaio 2016. “La mia proposta di legge cercava proprio di colmare alcune lacune ben individuate dal decreto: il diritto alla salute, garantito dalla Costituzione, nel Lazio è così sempre più esigibile”. “In relazione alla vulnerabilità sociale – prosegue la nota – il decreto introduce l’Isee come criterio di accesso alle cure: per redditi inferiori agli 8mila euro le spese sono a carico del sistema sanitario nazionale; per redditi compresi tra 8mila e 13mila euro è prevista invece una compartecipazione alle spese con un ticket fino a 50,15 euro; per redditi tra 13mila e 20mila euro è previsto il pagamento delle prestazioni con uno sconto del 20% sulle tariffe aziendali. In tutti e tre i casi è escluso il costo del manufatto, dell’impianto e del materiale ortodontico. Viene inoltre demandato alla Direzione Regionale Salute l’attività di prevenzione primaria nella popolazione in età infantile ed evolutiva (0-14 anni), come presupposto per identificare coloro che dovranno accedere alla prevenzione secondarie a alle cure vere e proprie”. “Importante anche rilanciare gli 87 ambulatori odontoiatrici pubblici presenti nel Lazio, il primo punto di contatto tra cittadino e Sistema sanitario regionale”, conclude Lena.
METRO, PALOZZI (FI): “OLTRE A CINGUETTARE, ATAC CHIARISCA SU GUASTI”
“Ormai i tweet, con cui Atac informa gli utenti in merito ai disservizi sulla rete di trasporto pubblico capitolino, non sono più una novità. E’ di oggi, purtroppo, l’ennesimo “cinguettio”, con il quale l’azienda municipalizzata ha avvertito la comunità social dei ritardi sulle linee B e B1 della metropolitana per numero di treni ridotto rispetto al programmato causa guasti/motivi tecnici. Sarebbe il caso che i vertici di Atac, oltre a cinguettare i soliti problemi dei convogli, spiegassero ai comuni mortali, che quotidianamente si avventurano con i mezzi pubblici in giro per la Capitale, le ragioni profonde di una metro a scartamento ridotto e preda di inconvenienti tecnici. Inoltre Atac ci dovrebbe illuminare sulla ricetta che ha in mente per rilanciare nel breve periodo il trasporto metropolitano di una Urbe Eterna in pieno Giubileo. Capisco, infine, che non è facile gestire la pietosa eredità amministrativa, lasciata nel settore Mobilità dall’ex sgangherata giunta Marino, ma sollecito il commissario Tronca ad intervenire in maniera urgente e organica sulla questione. I pendolari romani non meritano questa odissea”. Così il consigliere regionale FI e vicepresidente della commissione Mobilità, Adriano Palozzi.
Monsignor Lorenzo Leuzzi, Vescovo ausiliare di Roma, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “La storia oscura”, condotta da Fabio Camillacci su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano (www.unicusano.it).
“Al di là del problema terrorismo –ha spiegato Monsignor Leuzzi- è stato Papa Francesco a volere il Giubileo in tutte le diocesi. Sulla riuscita del Giubileo il problema del terrorismo non incide più di tanto. Ogni chiesa locale avrà i suoi momenti, ogni cattedrale ha la sua porta santa. Il Giubileo può essere invece un’occasione per riflettere sul terrorismo. Il Vangelo della Misericordia interpella tutte le religioni e invita a riflettere se il proprio Dio è misericordioso, oppure se dietro il termine misericordia si nascondono altre prospettive. Il Papa invita tutti a interrogarsi su questo perché, se Dio non fosse misericordioso, mi chiederei che senso avrebbe essere discepolo di un Dio che anziché alla misericordia invita alla violenza”.
BANDA DELLA MAGLIANA, ANTONIO MANCINI A RADIO CUSANO CAMPUS: ABBATINO? SMETTA DI PIAGNUCOLARE E DICA TUTTO CIO’ CHE SA, ANCHE SUL CASO MORO, TANTO ORMAI NON E’ PIU’ IL FREDDO MA UN INFAME, COME ME. I SERVIZI SEGRETI? C’ERA UNO SCAMBIO CONTINUO, OGGI SICURAMENTE CI AVREBBERO CHIESTO DI CONTROLLARE MOVIMENTI SOSPETTI LEGATI AL TERRORISMO ISLAMICO
Antonio Mancini risponde a Maurizio Abbatino, tornato a parlare nell’intervista rilasciata a “Il Fatto Quotidiano”. Mancini, ex boss della banda, è intervenuto questa mattina su Radio Cusano Campus, l’emittente dell’Università degli Studi Niccolò Cusano, durante ECG Regione, il programma condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio.
Antonio Mancini commenta le dichiarazioni rilasciate da Maurizio Abbatino: “Gli dico basta, gli dico di riprendere in mano la sua vita, gli dico di fare qualcosa, di lasciare perdere chi tanto non muoverà un dito per aiutarlo. Abbatino dice che è un morto che cammina? Ma vorrei chiedergli quando mai noi abbiamo camminato da vivi. Se qualcuno dovesse farlo fuori non me la prenderei né con Carminati né con altri, ma con chi lo ha abbandonato. Ad ucciderlo sarebbe lo Stato, nessun altro”.
Antonio Mancini racconta: “Quando noi iniziamo la collaborazione ci addolciscono la pillola. Ci parlano di nuova identità, di nuova dignità. Ma poi all’improvviso scopri che loro non sappiano nemmeno cosa sia la dignità. Se domani arriva una moto con un cecchino che mi spara, io non me la prendo né con Carminati né con chi per lui”.
Prima di Maurizio Abbatino, lo stesso Antonio Mancini, ex boss della Banda della Magliana, è stato abbandonato dallo Stato: “Io sono stato cacciato dal programma di protezione molto prima di lui. Ho avuto i miei momenti duri. Poi mi sono guardato attorno e mi sono ripreso la mia vita. Lo Stato non serve a niente. Se dovessi tornare indietro lo farei di nuovo, mi pentirei ancora, ma per me. Dello Stato non mi importa più niente, visto come si è comportato. Sono indignato che Abbatino sia in quelle condizioni, perché prima lo hanno usato e poi lo hanno abbandonato”.
Secondo Antonio Mancini in tanti sarebbero pronti ad uccidere sia lui che Maurizio Abbatino semplicemente per aumentare la propria fama criminale: “Ti immagini se domani arrivasse una moto con uno sopra che mi spara e m’ammazza? Quello che può dire di aver ammazzato l’infame Antonio Mancini, da boss di quartiere diventa boss di una intera città. Io ormai ho una nuova vita, quello che potrebbe accadere l’ho messo in conto da sempre. Ho 67 anni, so che nel nostro gioco potevo morire. Io facevo il bandito. Ieri ho sparato io, domani potrebbero sparare a me. Ho accettato delle regole, certe regole una volta accettate vanno ricordate sempre”.
Secondo Antonio Mancini la Banda della Magliana esiste ancora, viva e vegeta: “Ancora prima di mafia capitale gli esperti dicevano che la banda era morta, mentre io dicevo che era viva e vegeta. E infatti così era. E’ viva, vegeta e prospera, solo che ha cambiato sistema. Noi l’avevamo creata soltanto per opporci alla supremazia delle organizzazioni meridionali, poi invece l’hanno trasformata in un sistema di potere. Roma ormai non la frequento più, ma Roma è Roma, per me non è cambiato niente, si spara solo di meno, perché sparare non è necessario”.
Antonio Mancini dà un altro consiglio, poi a Maurizio Abbatino: “Deve smetterla di dire e non dire. O dice o non dice. Deve fare i nomi. Non è che se ora non fa i nomi diventa di nuovo il freddo. Ormai infame è e infame rimane. Detto tra noi, gli dico, ‘Nun piagnucolà Abbatì. I magistrati dovrebbero incalzarlo, ora. Farsi dire ciò che lui non vuole dire, ma promettergli comunque qualche cosa, protezione almeno”.
Sul rapporto tra la Banda della Magliana e i servizi segreti: “Io ho incontrato diversi uomini dei servizi, ne ho fatto i nomi e li ho portati a processo. C’era un rapporto di dare e avere. Non un contratto, ma quando ti facevano un favore sapevi che poi gli dovevi qualcosa. Basta tenere a mente la faccenda di Moro e Abbatino su questo sa molto più di me. Molto più di quello che ha detto. Abbatino parli, racconti la vera storia. Oggi i servizi segreti ci avrebbero chiesto una mano per fronteggiare il terrorismo islamico. Questo potrebbe essere stato uno scambio, visto che oggi ci troviamo in una situazione seria. Ci avrebbero chiesto aiuto come hanno fatto con Moro, quando sono andati da Cutolo, Selis, Giuseppucci e poi da Abbatino. Ci andò un onorevole molto importante“.
Francesco Storace, leader de La Destra, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “Ho scelto Cusano”, condotta da Gianluca Fabi e Livia Ventimiglia su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano (www.unicusano.it).
Primarie centrodestra a Roma. “Soprattutto a Roma il centrodestra avrebbe tutto l’interesse a convocare il popolo per le primarie –ha affermato Storace-. Alle elezioni di Roma non vincerà chi otterrà la maggioranza dei voti, ma semplicemente chi porterà la minoranza più numerosa alle urne. Questo lo si fa motivando le persone ad uscire di casa e ad andare alle urne”.
Gasparri ha detto che per eleggere i leader di partito ci sono i congressi, non le primarie dove votano anche i passanti. “All’interno del partito Gasparri non ha tutti i torti –ha spiegato Storace-, perché infondo sono affetti interni. Io sto parlando di candidature per le amministrazioni, sono cose diverse”.
Storace si candida alle primarie. “Penso di avere l’energia necessaria per fare questa competizione –ha affermato Storace-. Se poi alle primarie ci sarà un candidato che avrà le mie stesse idee, che ritiene di avere più chance di me, ci si misura sul programma e si decide. Però bisogna far partire il meccanismo, se no non si decide mai. Marchini? Non lo giudico il male assoluto, deve scegliere da che parte stare e se partecipare alle primarie del centrodestra o meno. Se Marchini stesse dalla nostra parte mi farebbe piacere. Meloni? E’ un’ottima risorsa del centrodestra, però l’ultima volta che l’ho sentita mi ha detto che non ci pensava nemmeno a fare il candidato sindaco. Forse ha paura di scottarsi a governare Roma… Io questa paura non ce l’ho”.
Carla Ruocco, membro del direttorio del Movimento 5 Stelle, è intervenuta ai microfoni della trasmissione “Ho scelto Cusano”, condotta da Gianluca Fabi e Livia Ventimiglia su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano (www.unicusano.it).
Il M5S ha chiesto che il commissario di Roma Capitale Francesco Paolo Tronca faccia chiarezza sulle nomine dei capo dipartimento. “Siamo stati convocati da Tronca, lo incontreremo giovedì 24 –ha affermato Ruocco-. Gli chiederemo chiarimenti in particolare sulle nomine di Funari e Aceti, nomi collegati a sistemi che sono già stati visti operare nei vari governi. Vogliamo che Tronca ci dia degli approfondimenti su queste nomine. Lucia Funari è un ex assessore finito sotto inchiesta per corruzione, è stata tirata in ballo anche da Salvatore Buzzi che ha dichiarato di averle versato una tangente di 100mila euro per l’emergenza abitativa, che poi lei ha smentito. Clorinda Aceti invece compare nella black list dei 101 stilata dal prefetto Gabrielli. Noi riteniamo che ci siano delle personalità in Italia che possano ricoprire questi ruoli al posto di chi ha già avuto una sua storia all’interno della città. Chiediamo spiegazioni sul perché non dare una reale svolta nell’amministrare la città.
Il motivo per cui spuntano sempre gli stessi nomi. “Il sistema tende a mantenere in piedi se stesso -ha spiegato Ruocco-. Vediamo che anche quando cambiano le facce alla fine le scelte di fondo rimangono le stesse perché c’è un sistema che si autoalimenta. Noi vogliamo spezzare questo filo che ha portato la città in queste condizioni. Lo stesso Tronca, che è una figura lontana dal governo della città, dovrebbe essere contento della nostra operazione di trasparenza. Il PD, dopo aver distrutto la città l’ha abbandonata a se stessa, noi non abbiamo questo atteggiamento, continuiamo a combattere.
Elezioni a Roma. “Ci saranno altri step per la scelta del candidato sindaco -ha affermato Ruocco- Siamo concentrati sulla scelta delle candidature ma soprattutto del programma. Noi pensiamo che la gente sia stanca dei vip, non abbiamo bisogno di vip per cambiare le regole del gioco. Ci deve essere una persona che sia espressione di un programma in linea con le esigenze dei cittadini e che abbia le carte in regola per realizzare il nostro programma”.
Emilio Fede ne è convinto. Bisogna vietare l’utilizzo di Facebook ai ragazzini con età inferiore ai sedici anni. L’ex direttore del Tg4 ne ha parlato su Radio Cusano Campus, la radio dell’Università Niccolò Cusano (www.unicusano.it), intervenendo nel programma ECG Regione, condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio.
Negli ultimi giorni Emilio Fede è tornato ad essere bersaglio di scherzi telefonici e minacce: “Questa è una situazione tragicomica e pericolosa. Parliamo di una cosa seria. La maggioranza dei ragazzi sono per bene ma devono stare attenti a non farsi coinvolgere in gruppi che praticano violenza e delinquenza. E’ opportuna la norma che proibisca Facebook ai minori di sedici anni. Vi assicuro che quello che sto subendo è assurdo. I minori di sedici anni su Facebook fanno danni. Io ho subito in tre giorni 3600 e telefonate“.
Emilio Fede è un fiume in piena: “I loro giochi su Facebook sono terrificanti. Ragazzini di quattordici anni in certi gruppi su Facebook si scatenano. Odiano il Papa, scrivono cose orribili. Questi sono gruppi pericolosi, dentro ci sono frasi e minacce irripetibili. Si mandano messaggi tipo ‘i bambini col tumore fanno schifo’, si augurano che i marò vengano uccisi e fatti a pezzi. C’è una violenza verbale terrificante. Spero che presto se ne occupi la giustizia. Bisogna proibire l’utilizzo di Facebook ai minori di sedici anni“.
Emilio Fede racconta le minacce subite: “Loro si mettono d’accordo per prendermi di mira su alcuni gruppi Facebook. Mi dicono che mi uccidono se non entro a far parte del gruppo, mi dicono che mi mandano gente sotto casa, dicono che metteranno delle bombe in Vaticano, che il Papa deve morire. Sono smargiassate di ragazzini imbecilli che purtroppo già a quattordici anni fa già uso di sostanze. Sono drogati, sicuramente. Quando parlano ragazzi e ragazze usano un turpiloquio pazzesco. E quando dicono che mi ammazzeranno si vantano“.
L’Avv. Claudio Salvagni, legale di Massimo Bossetti, in carcere per l’omicidio di Yara Gambirasio, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “Legge o giustizia”, condotta da Matteo Torrioli su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano (www.unicusano.it).
Durante l’ultima udienza dell’anno al Processo sulla morte di Yara, i legali di Bossetti hanno chiesto alla Corte di sostituire il carcere con gli arresti domiciliari, anche con l’ausilio del braccialetto elettronico. “Abbiamo avanzato questa richiesta –ha spiegato Salvagni- anche alla luce della nuova legge che prevede che il pericolo di reiterazione, oltre ad essere concreto debba essere attuale. Il pm si è opposto a questa richiesta. Aspettiamo la decisione della Corte. Bossetti ormai è un volto talmente conosciuto che non potrebbe né scappare né commettere un omicidio come quello che gli viene imputato”.
Bossetti è intervenuto durante la deposizione di un testimone. “Stava deponendo un teste –ha raccontato Salvagni-, che stava dicendo cose che secondo Bossetti non erano vere. Si è alzato repentinamente per smontare quello che stava dicendo. Questo non è possibile in un processo. La Presidente della Corte lo ha fermato dicendogli che poteva intervenire quando voleva, ma solo dopo che il teste avrebbe finito di parlare. Non c’è stato niente di preventivato, è stato un gesto istintivo. Il teste stava dicendo che Bossetti voleva suicidarsi a causa dei problemi con la moglie. Questa tesi è totalmente inverosimile. Sarebbe la prima volta che vedo un marito che siccome ha problemi con la moglie, se la prende con la prima ragazzina che capita. Questa è una cosa incredibile anche dal punto di vista criminologico. Il signor Bossetti è una persona normalissima, un normalissimo cittadino medio italiano”.
I laboratori dei Ris per fare gli esami del Dna usavano spesso dei kit tecnicamente scaduti. “Abbiamo cercato di evidenziare tutte le zone d’ombra di questa inchiesta –ha affermato Salvagni-. Sentirci dire in udienza che sono stati utilizzati polimeri scaduti per fare queste reazioni ci ha lasciato basiti. Vedremo se le lacune nella perizia saranno sufficienti per convincere la Corte a realizzare nuove perizie. La prossima udienza sarà l’8 gennaio in cui verrà sentito un consulente della difesa che parlerà delle attività di accertamento fatte sui furgoni e sugli accertamenti video fotografici”.
Tanti i sostenitori di Bossetti sul web. “C’è gente preparatissima –ha detto Salvagni-. Mi sono arrivati suggerimenti da tutte le parti. E’ un caso che sta dividendo l’Italia. Tutti stiamo cercando di portare la verità in questa vicenda. Io, come uomo, sono convinto che Bossetti sia innocente”.