COMUNALI, PALOZZI (FI): “CENTINAIO CONTINUA A BLATERARE”
“Continuiamo ad apprendere dalla stampa le dichiarazioni farneticanti e poco responsabili del coordinatore regionale di Noi Con Salvini, Gianmarco Centinaio, che evidentemente non contento dei danni fatti a Roma, ieri è approdato a Nettuno dispensando “perle di saggezza”. Innanzitutto il tavolo provinciale della coalizione si è riunito per mesi fino a due settimane fa quando proprio il responsabile di Noi Con Salvini lo ha abbandonato informandoci con uno scarno sms della fine del confronto. Un comportamento a dir poco fuori luogo che la dice lunga sulla caratura umana e politica dei responsabili di Noi Con Salvini che, dopo aver gettato fango per anni su Roma Ladrona e la sua provincia, ora vengono ad illuminarci con strategie politiche, profetizzate da chi non è stato capace di rivincere nemmeno a casa propria, figuriamoci a Roma e nella sua provincia! Centinaio cerca gloria mediatica a Nettuno dove, inaugurando la sede del suo partito, ha tagliato il verde, lasciando il resto del Tricolore nelle mani del coordinatore locale. Un atto che ci vede sicuramente molto lontani politicamente, eticamente e culturalmente”. Così, in una nota, il coordinatore FI Provincia di Roma, Adriano Palozzi.
AEROPORTO CIAMPINO, PALOZZI (FI): “LUNEDI AUDIZIONE SU PIANO ANTIRUMORE”
“Lunedì pomeriggio alla Pisana si svolgerà in Commissione Ambiente e Mobilità l’attesa audizione, da me richiesta, al fine di avere chiarezza e risposte precise sul presente e sul futuro dell’aeroporto di Ciampino, da anni protagonista di una mole eccessiva di voli che incide negativamente sulla vivibilità delle limitrofe popolazioni di Ciampino, Marino e sud capitolino. Realtà, purtroppo, certificata dagli studi condotti dalla Regione Lazio per mezzo dell’Asl e Arpa, quali le indagini epidemiologiche Samba e Sera e lo studio Cristal. Per questa ragione, l’audizione rappresenta l’occasione propizia per fare il punto sul piano di contenimento e abbattimento del rumore – recentemente proposto da AdR ma sui cui contenuti la comunità cittadina ancora sa davvero poco – e per conoscere il cronoprogramma relativo alla necessaria riduzione dei voli presso il secondo scalo capitolino. Ringraziando il presidente Panunzi per la calendarizzazione dell’audizione, auspico dunque che siano presenti tutte le autorità competenti: dai responsabili regionali ai tre Comuni interessanti, da Adr e Enac ai rappresentanti cittadini”. Così, in una nota, il consigliere regionale FI e vicepresidente della commissione Ambiente e Mobilità, Adriano Palozzi.
GAY, IL FAST FOOD DEL SESSO. VIAGGIO NELLE STAZIONI DI SERVIZIO DEL GRA. L’INCHIESTA DI RADIO CUSANO CAMPUS. “NEI BAGNI SI FANNO LE ORGE, OGNI TANTO VIENE QUALCUNO FUMATO O DROGATO. LO FACCIAMO ANCHE PER L’ADRENALINA. BISOGNA STARE ATTENTI ALLA POLIZIA”.
Su Radio Cusano Campus, l’emittente dell’Università degli Studi Niccolò Cusano (www.unicusano.it), è andata in onda un’inchiesta sul mondo delle stazioni di servizio del Grande Raccordo Anulare. I conduttori del programma ECG Regione, Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio, su segnalazione di un ascoltatore, hanno raccontato in presa diretta il fast food del sesso tra gay che in alcune delle stazioni di servizio del Grande Raccordo Anulare si consuma a qualsiasi ora del giorno e della notte.
“Perché lo faccio? Anche per l’adrenalina“, ha raccontato ai due un ragazzo intercettato proprio in una stazione di servizio mentre attendeva qualche sconosciuto per un rapporto sessuale. “L’adrenalina è enorme! Qui a qualsiasi ora del giorno e della notte può succedere di tutto. Ci si incontra all’esterno della stazione di servizio, ma anche nei bagni. Nei bagni facciamo vere e proprie orge. La prima vota che sono capitato qui, per caso, mi sono trovato davanti a una scena che nemmeno nei film di Rocco Siffredi. Un’orgia di quelle terribili, una batteria, anche io mi sono sentito quasi in imbarazzo“.
Il rischio di essere scoperti c’è. Ma il fattore adrenalina, a quanto pare, gioca la sua componente: “C’è sempre il rischio di essere beccati, ma l’adrenalina sale, il gusto è proprio questo. E poi comunque nei bagni, davanti ai vespasiani, ci si mette un palo che controlla che non arrivi nessuno”. Perché molti uomini cercano di consumare rapporti omosessuali nelle stazioni di servizio? Questo ragazzo racconta la sua esperienza: “Tanta gente viene per il cotto e mangiato. La maggior parte della gente che passa da qui non lascia traccia, ha anche paura di far vedere troppo la propria automobile o la propria faccia. Come avvengono gli abbordaggi? Se tu vedi uno solo in macchina ti accosti, tiri giù il finestrino, e gli chiedi se cerca compagnia. Quasi sempre la risposta è positiva. Oppure, io lo faccio spesso, inizi a passeggiare nel parcheggio, aspettando che arrivi un cenno da qualcuno“.
Un altro signore, questa volta sulla settantina, racconta: “Io sono sposato, ho scoperto di essere attratto dai maschi dopo i cinquant’anni. Vengo qui perché almeno sono sicuro che non mi conosce nessuno. Spesso chiedo ai camionisti se vogliono compagnia, ma bisogna stare attenti a non dargli troppo fastidio. Come ho conosciuto questo posto? Ma, so che più o meno in tutte le stazioni di servizio è così. Io me ne sono accorto perché una volta ho visto dei movimenti strani in bagno. Da lì ho capito che qui ci si poteva divertire. Ma non si fa sesso solo nei bagni. Anche in macchina o nel parchetto, anche se bisogna stare attenti alla polizia. La paura di essere aggrediti? Ogni tanto capita che trovi qualcuno fumato, ubriaco o drogato, ma raramente. Il sesso? Quasi sempre senza protezione. Per me è indifferente“.
OMICIDIO VARANI, ANDREANO (LEGALE FOFFO) A RADIO CUSANO CAMPUS: IL GIP HA ESCLUSO LA PREMEDITAZIONE PERCHE’ IL MAGISTRATO PENSA CHE SIA SCATTATA LA FOLLIA IN UN MOMENTO IMPREVISTO E IMPREVEDIBILE. IL MIO ASSISTITO ORA E’ DEVASTATO DENTRO. TANTI TESTIMONI POSSONO CONFERMARE CHE NON HA MAI AVUTO ATTEGGIAMENTI VIOLENTI”.
L’avvocato Michele Andreano, legale di Manuel Foffo, è intervenuto ai microfoni di Radio Cusano Campus, l’emittente dell’Università degli Studi Niccolò Cusano (www.unicusano.it), nel corso del format ECG Regione, condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio, e ha fatto il punto della situazione.
Sull’interrogatorio fiume andato in scena nella giornata di mercoledì: “Il mio assistito ha proseguito sulla linea dell’assoluto pentimento e della collaborazione totale nello spiegare tutti i dettagli di quanto accaduto e quindi sta almeno proseguendo in quella che è la linea di alzare le mani e spiegare esattamente tutto quello che è accaduto. Indipendentemente dal pentimento, che penso sia poca cosa, rispetto al dolore provocato, lui è molto, ma molto turbato. E’ devastato dentro“.
Ora Foffo e Prato si accusano a vicenda. Il legale di Foffo spiega: “Vedremo quello che dicono e se ci sono dei riscontri oggettivi. Valuteremo con calma, ognuno ha diritto di difendersi come meglio ritiene. Quando il mio cliente si è costituito, sabato scorso, ha indicato subito ai carabinieri chi era l’altro corresponsabile, ha fornito agli inquirenti il suo numero di cellulare e i carabinieri da lì a pochissimo lo hanno individuato. Se Prato ha avuto più tempo per costruire la propria linea difensiva? Non parlerei di questo, certo è che Prato rispetto all’arresto e all’interrogatorio ha avuto quattro giorni. E’ corretto dire che lui si è presentato davanti a un giudice a distanza di quattro giorni“.
Andreano ha spiegato la questione legata ai testimoni: “Io ho chiarito che il mio assistito ha indicato tanti amici e tanti testimoni che possono dimostrare come lui non sia mai stato violento. Foffo, anche quando ha fatto uso di stupefacenti o ha bevuto alcolici con amici, non ha mai avuto atteggiamenti di violenza o di disturbo. Questo ha riferito il mio assistito al GIP ieri. Non ha riferito che tanti testimoni sono andati e venuti. Un’altra cosa emersa in questi giorni, sbagliata, è che loro sarebbero andati in giro con la macchina a cercare qualcuno da uccidere. In realtà lui ha detto che sono andati in giro per cercare qualcuno a cui fare male“.
Sul fatto che il GIP abbia escluso la premeditazione: “Per prima cosa c’è da specificare che siamo in un momento iniziale. Questa è la valutazione che ha dato un primo giudice ma non è un quadro stabilizzato. Certamente, però, questo magistrato ha ragionato pensando che sia scattata la follia in un momento imprevisto e imprevedibile e non premeditato. Questo elemento almeno ci solleva da un punto di vista umano. Quello che è accaduto è già terribile, poter pensare che qualcuno possa averlo premeditato sarebbe ancora più aberrante“.
La criminologa Mary Petrillo, docente del master CSI all’Università Niccolò Cusano, e Pasquale Ragone, direttore di Cronaca & Dossier, sono intervenuti ai microfoni della trasmissione “La storia scura” condotta da Fabio Camillacci su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano (www.unicusano.it), sui casi di Pietro Maso e Maurizio Minghella.
Il 17 aprile 1991 Pietro Maso uccise entrambi i suoi genitori, Antonio Maso e Mariarosa Tessarinella, nella loro casa di Montecchia di Crosara per ragioni legate all’eredità. Due giorni dopo il duplice delitto venne arrestato e confessò il massacro compiuto. Da quel momento sono passati 25 anni e Pietro Maso, dopo avere scontato la pena in regime di semilibertà, nel 2015 è diventato un uomo libero. Eppure, anche per lui il passato ritorna. Il 21 gennaio scorso la Procura di Verona ha scritto il suo nome nel registro degli indagati con l’accusa di tentata estorsione nei confronti delle sorelle, non senza che quest’ultime siano state più volte minacciate dalla libertà del fratello. Solo pochi giorni fa Pietro Maso è stato ricoverato per turbe mentali e abuso di cocaina. La sua libertà ha però aperto il dibattito sulla opportunità di concedere la libertà a chi ha commesso delitto tanto efferati.
“Rimettere in libertà un soggetto come Maso è stato un fatto gravissimo –ha affermato Mary Petrillo-. Per reati particolarmente efferati non dovrebbe esserci la possibilità di richiedere il rito abbreviato, ci vuole la certezza della pena. Dobbiamo renderci conto che esistono soggetti irrecuperabili, affetti da problematiche di natura psicopatologica, non trattabile e non risolvibile. Sono quindi socialmente pericolosi. Vanno tenuti in strutture alternative al carcere se non sono capaci di intendere e di volere. Anche su Maso vanno rifatte le perizie, dev’essere riconosciuta la pericolosità sociale di questo soggetto. Lui ha minacciato di nuovo le sorelle, dicendo che avrebbe cercato in tutti i modi di completare il lavoro iniziato 25 anni fa”.
Maurizio Minghella, genovese classe ’58, finisce in carcere per la prima volta già a vent’anni. Confessa di aver ucciso due prostitute anche se gli investigatori riescono a collegare il suo nome ad altri due omicidi: tutte le vittime sono state strangolate. Si fa quasi vent’anni di carcere fino a quando, nel 1995, ottiene la semilibertà: un grandissimo errore, visto il profilo psicologico di Minghella, già autore di quattro delitti. E infatti, il serial killer che è in lui torna ad alzare la voce. Nelle sue ore libere riprende ad uccidere: altri tre omicidi, sempre prostitute, tra il 1997 e il 2001, per i quali viene incastrato nel 2003 e condannato all’ergastolo. Ora, grazie alla prova del DNA, spunta una quarta vittima, uccisa nel periodo di semilibertà.
“Soggetti come Minghella non dovrebbero usufruire di alcuni benefici di legge come la semilibertà –ha affermato Mary Petrillo-. Ci sono soggetti che riescono a riabilitarsi, ma ce ne sono tanti altri che non è possibile riabilitare. Minghella è un predatore, è uno che trova piacere nell’infliggere sofferenza agli altri, come si fa a riabilitarlo?. Questi soggetti sono manipolatori, sanno fingere molto bene, sono come Jekyll e Hide”.
“Bisogna distinguere tra delitti dati dalla situazione contingente, delitti per bisogni psichici e delitti dove è evidente un limite affettivo del soggetto –ha affermato Pasquale Ragone-. In quest’ultimo caso, credo sia corretto inserire quello compiuto da Pietro Maso. Mentre Minghella va inquadrato nella schiera dei delitti per bisogni psichici. In questi due casi si può parlare di una non recuperabilità del soggetto. Pensare ad un regime carcerario con la semilibertà credo sia un errore, soprattutto perché l’elemento che ha portato alla semilibertà di questi due soggetti è quello dei permessi premio, che vengono concessi a quei detenuti che non risultano pericolosi socialmente. Gli sono stati concessi questi permessi in quanto definiti detenuti modello. Ma questo atteggiamento che hanno avuto in carcere probabilmente era finalizzato proprio all’ottenimento di questi premi e della semilibertà, per poi commettere nuovi reati. Oggi ci troviamo di fronte ad una problematica differente rispetto al passato. Così come diventano più complicati i crimini, allo stesso modo c’è anche un livello di sofisticazione maggiore da parte dei criminali. Ad esempio c’è un abuso per quanto riguarda la richiesta di seminfermità mentale da parte di chi commette un omicidio”.