Alfonso Sabella, magistrato ed ex assessore alla legalità di Roma, è intervenuto questa mattina ai microfoni di Radio Cusano Campus, l’emittente dell’Università Niccolò Cusano (www.unicusano.it) , nel corso del format ECG Regione, condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio.
Alfonso Sabella ha ricordato il 23 maggio del 1992, il giorno dell’attentato mafioso di Capaci: “Se ripenso a quel 23 maggio non ho un ricordo preciso, mi viene in mente solo l’orrore. Tra l’altro mi capitò anche una disgrazia, perché la sera prima dell’attentato sono passato sulla bomba, ero andato a prendere mia moglie che arrivava da Milano. Se Falcone fosse arrivato quel giorno, come previsto, anche io avrei rischiato di essere coinvolto nell’attentato. Io avevo 30 anni, ero un ragazzino. Toccavo per la prima volta da vicino il dolore della perdita di un modello, di un mito. Per me l’incontro con Falcone e Borsellino in quella terra così complicata fu determinate nello scegliere di rimanere ad occuparmi di mafia. Qualche piccola soddisfazione poi me la sono consentita, quando ho arrestato vent’anni fa Giovanni Brusca, colui che ha premuto materialmente il telecomando della bomba. Il paese non deve dimenticare quanto accaduto appena venti anni fa. Era la notte della Repubblica. Il fatto che abbiamo dimostrato che tutto non era finito, che questo Paese quando vuole ce la può fare, è importantissimo da ricordare. Questo Paese non impara dai propri errori ma, cosa ancor peggiore, non impara dai propri successi”.
Sabella poi ha commentato quanto accaduto la scorsa settimana ad Antoci, direttore del parco dei Nebrodi: “Andrei un pochino più indietro. I mafiosi sono dei vigliacchi. Da vigliacchi non hanno mai affrontato un conflitto a fuoco. Si nascondono dietro una carica di tritolo, quindi normalmente o arrivano in 20 ad ammazzare una persona inerme oppure agiscono da lontano. Con Antoci, invece, hanno fatto qualcosa di diverso. E questo dimostra come la mafia sia più debole. Cosa Nostra ha agito in modo artigianale, rudimentale. Antoci viene considerato un eroe, e mi creda lo è certamente,ma per aver fatto il suo dovere. Semplicemente il suo dovere. Quando io in quei quattro mesi in cui sono stato a Ostia ho cercato di fare quello che gli altri non avevano fatto e cioè semplicemente il mio dovere, la mia direttrice del municipio si ritrovò la macchina danneggiata, la direttrice dell’ufficio tecnico fu minacciata da Triassi, un altra dirigente del sociale subì un tentativo di violenza sessuale, io fu inseguito e pedinato fino in municipio, a Silvia Decina veniva lanciata l’immondizia dai palazzi e l’ultima cosa, accaduta una decina di giorni fa, riguarda un avvocato che aveva lavorato con me, che si è sentito citofonare a casa alle quattro del mattino e si è trovato la macchina danneggiata, quella stessa macchina con cui era andato a Ostia. Tutto questo avviene a Roma. Stanno continuando le ritorsioni per quello che è stato il mio lavoro. E’ pazzesco pensare che possa essere pericoloso, nel proprio Paese, fare il proprio dovere. E’ assurdo”.
Sabella, poi, ha detto la sua sulle Love Room, che alcuni stanno pensando di introdurre in carcere per consentire ai detenuti di fare sesso: “Le posso dire una cosa. Il sesso è una componente della dignità dell’essere umano. Privare i detenuti di questa componente per tantissimi così è una cosa indegna di uno stato di diritto. Poi sulla modalità e sui soggetti cui estendere questa possibilità, bisogna discutere. Bisogna confrontarsi sull’esecuzione materiale, parlare di quali tipi di reato, con quali garanzie, con la dignità umana da rispettare. Non possiamo portare le prostitute in carcere, tanto per parlare chiaro. Occorrono delle misure rigidissime, ma i tempi sono maturi perché si possa cominciare a lavorare in questa direzione. Il sesso è una componente importante per l’essere umano, non è giusto sacrificarla insieme al diritto della libertà”.
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Allarme febbre gialla: sta colpendo l’Angola, compresa la capitale Luanda, con la peggiore epidemia mai verificatasi dal 1986 in Africa. Il Prof. Massimo Andreoni, primario di malattie infettive presso il ptv di Tor Vergata, è intervenuto sul tema ai microfoni della trasmissione “Genetica oggi”, condotta da Andrea Lupoli su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano (www.unicusano.it).
“Rispetto a Zika, la febbre gialla è una malattia molto più grave –ha spiegato Andreoni-, ha una mortalità alta, che arriva al 10-20% e colpisce persone sane. Per l’Italia è un problema legato al fatto che la zanzara vettore del virus è presente anche qui. Se arrivano persone malate in Italia e la zanzara dovesse pungerle, potenzialmente si potrebbe aprire un focolaio di febbre gialla anche in Italia. Esistono diverse decine di migliaia di casi nel mondo”.
Malattie trasmissibili da zanzara tigre. “Ci sono diverse malattie che la zanzara tigre presente in Italia può trasportare a noi come Chikungunya, Zika e Dengue –ha affermato Andreoni-. Dobbiamo tener presente che quando noi diciamo che alcuni tipi di zanzare in Italia non ci sono, nel mondo è già accaduto che alcune zanzare che non si pensava fossero vettori, invece hanno dimostrato di esserlo. Più che preoccuparci di dire ‘oddio, questa malattia può essere o non può essere trasportata’, dobbiamo intensificare la lotta alle zanzare, cercando di mettere in atto tutte quelle precauzioni per rendere dura la vita alle zanzare che sono intorno a noi”.
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Katia Garavello, Unione nazionale ciechi e ipovedenti, è intervenuta ai microfoni della trasmissione “Ho scelto Cusano”, condotta da Gianluca Fabi e Livia Ventimiglia su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano (www.unicusano.it).
“Non sono state previste agevolazioni per ciechi e ipovedenti nonostante la tv sia un servizio difficilmente fruibile per i non vedenti –ha spiegato Garavello-. Questa è un’ingiustizia. Se la Rai si impegnasse ad aumentare e a migliorare le audio descrizioni e i servizi web si potrebbe anche pensare ad una rinuncia dell’agevolazione. Ma allo stato attuale l’agevolazione è necessaria. Io sono cieca assoluta, la tv la guardo, si utilizza cmq il termine vedere. Dipende dai programmi. Ci sono film, fiction, che hanno magari dei momenti di non parlato e se sei da solo devi intuire cosa sta succedendo. I servizi di audio descrizione sono molto meno della metà. In prima serata un programma su tre, al massimo due. Noi abbiamo contatti con la Rai, abbiamo avuto contatti con un esponente della Rai descrivendogli questa situazione e anche proponendo delle migliorie al servizio di audio descrizione e ai servizi sul web, ma non abbiamo ancora ricevuto risposte”.
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Guido Castelli, sindaco di Ascoli Piceno e delegato Anci, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “Ho scelto Cusano”, condotta da Gianluca Fabi e Livia Ventimiglia su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano (www.unicusano.it).
Sulla vicenda di Ferrara. “Questa faccenda, dell’Ici prima e dell’Imu dopo sui beni della Chiesa ci accompagna da un po’ di tempo. Il caso di Ferrara, come quello di Livorno, riguarda una zona di opacità, di non chiarezza della normativa –ha spiegato Castelli-. Per legge dello Stato, gli immobili di proprietà di soggetti non commerciali come Chiesa e Onlus. Il problema nasce sulla qualificazione di ciò che è commerciale e no. Berlusconi prima e Prodi poi sono intervenuti. A un certo momento si arriva ad una chiarificazione che però non è stata definitiva. La Chiesa dice che se un soggetto, pur chiedendo un corrispettivo per le prestazioni, non ha un guadagno perché i soldi delle rette vengono impiegati per l’attività educativa, non si tratta di attività commerciale. Secondo la normativa però se c’è una retta da pagare è da considerarsi commerciale. La giurisprudenza quindi non esclude che le scuole parificate debbano pagare l’Imu. Io non condivido l’impostazione della normativa. Se andiamo a vedere le attività di queste scuole parificate consentono ai comuni di risparmiare un sacco di soldi. Sulle attività formative delle scuole parificate è giusto uscire dai climi della Breccia di Porta Pia e riconoscerne i meriti e quindi le franchigie fiscali. Serve una nuova normativa che risolva questa incertezza”.
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Giorgia Meloni, candidata sindaco di Roma, è intervenuta ai microfoni della trasmissione “Ecg Regione”, condotta da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano (www.unicusano.it).
Giornata della legalità in memoria di Giovanni Falcone. “Per me quella di oggi è una data molto importante –ha affermato Meloni-. Si tratta di un periodo storico a cui sono molto legata perché mi convinsi a scegliere l’impegno politico poche settimane dopo la strage di Via D’Amelio che uccise il giudice Borselino. A quelle storie e a quell’esempio mi sento molto legata e non dimentico mai l’insegnamento che ci arriva da queste due persone. Dopo le stragi di Capaci e via D’Amelio ci fu per la prima volta una forte reazione popolare. Capii che non si poteva più restare a guardare, che bisognava fare qualcosa. Al tempo, si tendeva ad andare da quelli che non si consideravano in nessun modo responsabili della politica di governo. Il Movimento Sociale Italiano era una forza politica che era rimasta completamente estranea a quel contesto. Io cercai sull’elenco del telefono il numero del Fronte della Gioventù e scoprii che avevano un circolo proprio vicino casa mia. Sono andata a bussare e il resto lo conosciamo. Ricordo una frase di Paolo Borsellino, che diceva: ‘Quando la gioventù le negherà il consenso, anche la misteriosa e onnipotente mafia svanirà come un incubo’. Non dobbiamo dimenticarci che la mafia, come tutti i fenomeni di criminalità dipendono anche dalle scelte che fa ciascuno di noi. Questo aspetto a Roma ha una sua grande centralità perché Roma è una città in cui molti hanno smesso di crederci, avendo esempi sbagliati. E’ esattamente la cultura che dobbiamo combattere soprattutto dando il buon esempio come amministrazione. Se tu hai un’amministrazione che ti risponde, che è seria, che fa la cose con trasparenza, poi è più facile chiedere a tutti gli altri di rispettare le regole”.
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Padellaro a Radio Cusano Campus: “Gaffe della Boschi non è una tragedia, il vero problema è che si cerca di sviare l’attenzione dal merito della riforma. Provvedimento per Massimo Franchi mostra un modo di considerare l’autonomia dei giornalisti che fa paura. Alcuni servi sciocchi di Renzi sono più renziani di lui e fanno cose controproducenti. Giannini e Porro? A Renzi i talk show non piacciono, preferisce sostituirli con i telefilm. Ma i palinsesti Rai li decide lui o il cda?
Il giornalista Antonio Padellaro, ex direttore de L’Unità e fondatore de Il Fatto Quotidiano, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “Ho scelto Cusano”, condotta da Gianluca Fabi e Livia Ventimiglia su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano (www.unicusano.it).
Le parole della Boschi sull’Anpi. “La gaffe della Boschi non è una tragedia –ha affermato Padellaro-. Il problema è che in questa campagna elettorale per il referendum si parla pochissimo dei contenuti delle riforme, si perde tempo in polemicuzze da 4 soldi, partigiani sì partigiani no. I partigiani faranno quello che vogliono. Dei partigiani della Resistenza ne sono rimasti pochi in vita. Mi sembra che si cerchi in tutti i modi di evitare di parlare di un tema fondamentale come le riforme costituzionali. Renzi ha completamente sviato il significato del referendum dicendo che se vince il no va a casa. E’ un modo di ricattare l’elettore per dirgli non voti per il referendum, voti per il governo. Questo mi sembra un modo sbagliato di affrontare la questione. Questo referendum sui mutamenti che sono stati apportati alla Costituzione, dovrebbe essere un referendum con parecchi sì e parecchi no, non con uno solo. Io sono d’accordo sul fatto che queste riforme limitino le indennità di presidenti e consigli regionali. All’interno di questa riforma ci sono anche delle cose che io approverei, ma ci sono anche delle cose assurde, come ad esempio il nuovo Senato. Perché io che vorrei dire sì ad alcune cose e no ad altre devo dire sì o no a tutto. Quest’assurdità ha messo in moto il plebiscito Renzi sì Renzi no. La distorsione nasce dal quesito. Purtroppo ci sarà una campagna elettorale su Renzi”.
Massimo Franchi, giornalista de L’Unità, è stato colpito da un provvedimento disciplinare perché aveva espresso un apprezzamento verso Enrico Berlinguer e una critica a Renzi. “Bianca Berlinguer è intervenuta per precisare alcuni aspetti e ha ragione da vendere –ha affermato Padellaro-. Il provvedimento disciplinare assunto dall’azienda Unità nei confronti di questo collega sia incredibile, senza precedenti. Mostra un modo di considerare l’autonomia dei giornalisti che fa paura. So che questo provvedimento sembra sia stato ritirato, ma è comunque un pessimo segnale. I valori rappresentati da Enrico Berlinguer si possono anche non condividere, ma il suo sacrificio dovrebbe indurre a delle forme di rispetto naturali e invece no. Distinguerei tra Renzi e alcuni suoi servi sciocchi. Renzi è molto infastidito secondo me da tutte queste cose perché, con tutti i suoi limiti, cerca di evitare questioni stupide e controproducenti. Ci sono quelli che pensano di essere più renziani di Renzi che fanno cose controproducenti. Cosa gliene frega a Renzi se Massimo Franchi scrive apprezzamenti a Berlinguer? Se quel tweet fosse rimasto tale e nessuno ne avesse parlato, sarebbe diventato il piccolo caso che è diventato? In questi casi intervenire significa semplicemente sollevare un vespaio”.
I casi Belpietro, Giannini, Porro. “L’editto bulgaro di Berlusconi colpì volendo colpire Santoro, Biagi e Luttazzi –ha sottolineato Padellaro-. Fu proprio una dichiarazione di guerra alla libertà d’informazione. Il caso Belpietro è il caso di un direttore che viene cambiato dall’editore, mettendo al suo posto il fondatore di Libero Vittorio Feltri. Sul servizio pubblico le cose sono andate diversamente: Giannini è stato attaccato duramente da Ansaldi, non è gradito. La puntata che gli è stata imputata fu accusato di aver parlato di incesto tra la Boschi e il padre nel senso di conflitto d’interessi nel caso Banca Etruria, non mi sembrava un caso di lesa maestrà. Evidentemente vorrebbero trasmissioni in ginocchio, la stessa cosa vale per Porro. Non è che vogliono cambiare e mettere giornalisti più fedeli, vogliono proprio cercare di neutralizzare questi talk show politici che a Renzi non piacciono, quindi magari vedremo un telefilm per distrarre un po’. Ma il palinsesto Rai lo decide Renzi? L’ad messo lì da Renzi? O dovrebbe deciderlo il cda sulla base degli interessi del servizio pubblico. Non capisco questo modo verticistico di gestione della Rai”.
Campi rom. “Avevamo in programma di andare davanti ad un campo rom –ha spiegato Meloni-. Io non volevo entrare perché questa visita era stata vista come una provocazione. Invito a riflettere se è normale che esponenti delle istituzioni non possano entrare in una zona di Roma, come se fosse zona franca, come se fosse un problema o una provocazione. Per evitare che si surriscaldasse il clima, avevamo deciso di rimanere fuori, facendo un’iniziativa per spiegare qual è la nostra proposta sui rom. Se sei nomade e ti comporti da nomade, ti allestisco delle piazzole di sosta temporanee, dove tu arrivi, ti allacci alle utenze, paghi le utenze e dopo sei mesi ti muovi. Se sei un cittadino stanziale ti comporti come tutti gli altri cittadini stanziali. Se sei povero ti metterai in fila per una casa popolare, se sei ricco ti comprerai una casa come fanno tutti. Ma questa storia dei campi rom, che sono dei ghetti che esistono solo in Italia, deve finire. Siamo andati lì per dire questo e abbiamo trovato una manifestazione di rom e centri sociali, che come al solito soffiano sul fuoco. C’erano quasi esclusivamente bambini, comunque tutti giovani in età scolare. Allora a un certo punto è uscito il capo del campo che si è venuto a presentare, io gli ho chiesto come mai i bambini fossero lì e non a scuola e lui mi ha risposto che quel giorno non erano andati a scuola perché volevano vedere me. Io gli ho segnalato che il Comune spende parecchi soldi per la scolarizzazione dei rom, ma i bambini rom che vanno a scuola sono uno su dieci. Neanche finisco di dirlo, che torna nel campo rom lo scuolabus pagato dal Comune di Roma vuoto. Credo che non si possa parlare di nessuna integrazione se non si ha il coraggio di dire che questo significa consentire che nella nostra società ci siano degli schiavi, perché se tu le persone non le fai studiare e non le rendi libere sono sempre alla mercè di chiunque. Questo è un grande tema su cui interrogare la sinistra romana, mi piacerebbe cosa ne pensano Giachetti, Virginia Raggi, Fassina e Marchini, che tanto tutti del Pd sono. Vorrei sapere se considerano normale che ci sono dei bambini a Roma che non vanno a scuola. Se io cittadina italiana non mando mio figlio a scuola, ma lo mando a rubare o a chiedere l’elemosina, mi tolgono la patria potestà. La mia proposta è che questo valga per tutti. Significa non liberare mai questi bambini, non consentirgli di avere una vita migliore. Io l’ho detto al capo del campo: voi chiedete integrazione a noi, ma siete voi che non volete integrarli”.
Olimpiadi. “Ce servono o nun ce servono? Secondo me ce servono –ha affermato Meloni parafrasando Verdone-. Credo che le Olimpiadi sia giusto farle se siamo in grado di farle a basso impatto economico e a basso impatto urbanistico nella città. Questo è quello di cui vorrei parlare con Malagò. Penso sia una stupidaggine dire che Roma non si può permettere grandi eventi perché non ha gli anticorpi e c’è il rischio corruzione. Questo rischio c’è sempre. Dire che tu rinunci a un grande evento, che ti porta posti di lavoro e un aumento del pil, perché c’è il rischio corruzione, significa che ti sei già arreso, che hai perso, che hai gettato la spugna. Se c’è un grande evento e c’è il rischio corruzione, combatti il rischio corruzione e non combatti l’evento. E’ ovvio che noi dobbiamo fare Olimpiadi che riescano ad arricchirci il più possibile, che ci facciano però spendere il meno possibile. Sono stata allo stadio Flaminio nei giorni scorsi. Ci sono le piante alte quanto me, 1 metro e 58. Lo stadio Flaminio è una struttura architettonica straordinaria che oggi è totalmente abbandonato, ci dormono gli sbandati. Se noi vogliamo fare le Olimpiadi dobbiamo partire dalle strutture che abbiamo già. Penso che si possano fare le Olimpiadi partendo dalla riqualificazione di queste aree”.
Nuovi stadi per Roma e Lazio. “Secondo me è una buona cosa che le società si patrimonializzino e abbiano degli stadi di proprietà –ha spiegato Meloni-. Il modello della Juventus è un modello che condivido. Sui progetti in sé bisogna vedere di cosa si parla, perché devono essere un’opportunità e non una speculazione”.
Virginia Raggi ha detto che se Grillo glielo chiedesse si dimetterebbe. “Sono rimasta scioccata –ha affermato Meloni-. Dire quella cosa significa non avere alcun tipo di rispetto verso se stessi e verso i romani che ti hanno votato. Significa essere uno strumento in mano a qualcuno. Questa è una cosa che mi spaventa perché chi fa politica deve essere libero”.
Le parole di Marchini sulla Ferrari. “Mi ha fatto molto ridere quando ha detto che gira con la Panda perché non vuole ostentare. Se non vuoi ostentare la Ferrari non te la compri. Ostentare solo fuori dal raccordo anulare non mi sembra una cosa molto intelligente” ha affermato Meloni.
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