lunedì 25 Novembre 2024,

News

Ξ Commenta la notizia

Roma&Lazio. La politica, le opinioni, i fatti

scritto da Redazione
Roma&Lazio. La politica, le opinioni, i fatti

Lavoro; Damiano (PD) a Radio Cusano Campus: “La sentenza della Cassazione era scontata. La cancellazione dell’articolo 18 riguarda solo i dipendenti privati. Non credo si debba armonizzare la disciplina togliendolo anche ai lavoratori pubblici, semmai restituendolo ai privati. Dati Istat vanno presi con le molle, quello indicativo è il tasso di attività”

Cesare Damiano, presidente Commissione lavoro alla Camera, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “Ho scelto Cusano”, condotta da Gianluca Fabi e Livia Ventimiglia su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano (www.unicusano.it).

In merito al pronunciamento della Corte di Cassazione, la quale ha stabilito che il licenziamento del personale del pubblico impiego non è disciplinato dalla legge Fornero, bensì dall’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. “E’ una sentenza abbastanza scontata, persino attesa –ha spiegato Damiano-. Il ministro Poletti oggi ha ribadito che il governo non ha mai avuto intenzione di applicare il Jobs act per quanto riguarda l’articolo 18 ai dipendenti pubblici, ma esclusivamente ai dipendenti privati. Il ministro Madia ha inoltre ribadito che non c’è alcuna intenzione da parte sua di prevedere l’estensione ai dipendenti pubblici di questa nuova normativa che regola il licenziamento. Mi pare che la Corte di Cassazione abbia chiarito che, stante l’attuale legislazione, è legittima questa differenziazione. Anche nel lavoro privato ci sono due discipline. Per quanto riguarda i lavoratori assunti con il contratto a tempo indeterminato, prima del 7 marzo 2015, l’articolo 18 c’è ancora. Chi parla di Apartheid, che andrebbe evitato, deve considerare che esiste l’Apartheid in quanto nello stesso settore privato ci sono due normative differenti tra di loro. Armonizzazione tra pubblico e privato? Io penso che non si debba fare. La Corte riconosce la differenza, stante l’attuale legislazione, che si basa anche su una questione essenziale: chi entra nel pubblico impiego fa un concorso, cosa che non esiste nel settore privato. Aggiungo anche che c’è in atto una revisione delle normative che riguardano i licenziamenti dei dipendenti pubblici, che rendono queste normative molto più tassative. L’abbiamo visto anche con gli ultimi episodi legati ai cosiddetti furbetti del cartellino, si procede più speditamente e si cerca di passare da una sorta di possibilità ad un obbligo da parte del dirigente ad applicare la norma sul licenziamento. Riferendomi al Jobs act, non credo che le assunzioni con il contratto a tutele crescenti siano avvenute principalmente perché è stato tolto l’ultimo velo dell’articolo 18, già cambiato in profondità dalla legge Fornero. Secondo me hanno inciso gli incentivi fiscali, perché l’imprenditore normale sceglie la forma più conveniente”. “Ho difeso per 45 anni l’articolo 18 e ho perso la battaglia –ha aggiunto Damiano-. Nei fatti, con il contratto a tutele crescenti c’è la possibilità di licenziare per una motivazione economica, anche quando la motivazione economica è inesistente. Devo anche dire che l’articolo 18 riformato dalla Legge Fornero non aveva nessuna parentela col vecchio articolo 18, che era già stato depotenziato. Non credo che possiamo superare i paradossi semplicemente alludendo al fatto che togliamo a tutti. Io sarei per ridare anche al privato l’articolo 18”.

Gli ultimi dati Istat sul lavoro. “Questi numeri ci stanno dicendo che la lettura dei dati relativi all’occupazione è da prendere con le molle, perché a seconda delle fonti abbiamo letture molto diverse –ha spiegato Damiano-. Suggerisco di fare affidamento in particolare al tasso di attività, vale a dire al censimento del numero delle persone comprese tra i 15 e i 66 anni, effettivamente al lavoro in Italia. Quello fa la differenza. Se il tasso di attività aumenta siamo in salute, se invece il saldo è negativo non siamo in buona salute”.

________________________________________________________________________________

Silvio Berlusconi dovrà essere operato al cuore. Il leader di Forza Italia sarà sottoposto entro la prossima settimana ad un intervento di sostituzione della valvola aortica. Ad operare l’ex cavaliere sarà il dottor Ottavio Alfieri, primario di cardiochirurgia al San Raffaele di Milano. Per spiegare la difficoltà dell’intervento, il Prof. Michele Senni, Direttore del reparto Cardiologia I, Scompenso e Trapianti di Cuore all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “Genetica oggi”, condotta da Andrea Lupoli su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano (www.unicusano.it).

 “Se non si interviene in tempi abbastanza rapidi, nel giro di 3-6 mesi, il paziente morirebbe –ha spiegato il prof. Senni-. Una sostituzione della valvola aortica è un intervento a cuore aperto. Ad oggi non esistono interventi che si possono fare senza tagliare lo sterno. Viene messo il cuore in circolazione extracorporea, cioè viene completamente svuotato il cuore, la circolazione viene mantenuta dalla macchina e il chirurgo può intervenire sulla valvola aortica”.

 “La percentuale di morte è del 3% e l’età può essere un fattore determinante su questo –ha affermato il Prof. Senni-. Ma è chiaro che questa è una valutazione di media. Io credo che in questo caso la percentuale sia da ritenersi più bassa in quanto il Prof. Alfieri che opererà Berlusconi è uno dei più grandi e rinomati cardiochirurghi al mondo”.

I rischi dell’intervento. “Ovviamente ci sono rischi legati ad una possibilità che il cuore abbia subito un danno durante il periodo precedente all’intervento, tale che il cuore non recuperi la sua potenza –ha spiegato il Prof. Senni-. Le altre possibilità sono legate ai rischi di sanguinamento durante la circolazione extracorporea o di lesioni e danni celebrali dovuti ad eventi embolici”.

________________________________________________________________________________

SANITA’, PALOZZI(FI): “NO ALLE MEZZE VERITA’ DI ZINGARETTI SU CASE SALUTE”

“Quando un nuovo servizio sanitario, come quello di Zagarolo, apre al territorio è sempre una buona notizia. Ma gettare fumo negli occhi del cittadino non è mai una bella cosa. Oggi Zingaretti ha inaugurato la decima Casa della Salute, usando i soliti trionfalistici e farneticando un modello di salute che cambia. “Dimenticando”, però, di ammettere come il sistema delle Case delle Salute finora si stia dimostrando sostanzialmente un flop, a partire dalle tempistiche di apertura: appena 10, molto indietro rispetto agli impegni iniziali. Ecco, queste mezze verità di Zingaretti a noi non piacciono. Vorremmo che il presidente della Regione si dedicasse meno ai tagli di nastro e si occupasse maggiormente delle istanze sanitarie di un territorio regionale, la cui desertificazione dei servizi è sempre più allarmante. Caro Zingaretti, il nostro non è scetticismo ma tutela dei diritti dei cittadini-utenti”. Così, in una nota, il consigliere regionale FI, Adriano Palozzi.

________________________________________________________________________________

SGARBI: RENZI E’ COME BUONANNO. CARLO CONTI A RADIO RAI? SONO GLI ULTIMI COLPI DI CODA DI RENZI. LA RAGGI? E’ COME LA MUTA DI RAFFAELLO, ADATTA A RIMUOVERE LE INCROSTAZIONI DEI PARTITI. GIACHETTI INVECE SAREBBE UN’OPERA D’ARTE CONTEMPORANEA TURBATA E TORMENTATA, DICE IL CRITICO D’ARTE A RADIO CUSANO CAMPUS. 

 

Vittorio Sgarbi è intervenuto questa mattina ai microfoni di Radio Cusano Campus, l’emittente dell’università Niccolò Cusano (www.unicusano.it) , nel corso del format ECG Regione, condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio.

Vittorio Sgarbi ha commentato la situazione che sta vivendo il presidente del consiglio Matteo Renzi: “Dal carro targato Leopolda stanno scendendo tutti. Se il Pd perdesse i ballottaggi Renzi dovrebbe dimettersi? Non so, ma certamente sono campane a morto di una morte inevitabile. Non vedo come ne possa uscire, vincendo solo Bologna, come io presumo, appare sicuramente sconfitto, in una Italia in cui i mille paesi in cui ha vinto sono aree locali, mentre definire locali Milano, Roma, Torino o Napoli è mentire. Sono sicuro che perderà a Milano e a Torino, a Roma ha già vinto Virginia Raggi. La sconfitta del Pd a Torino, Roma e Milano è inevitabile e potrebbe perdere anche Bologna. Rimanere davanti a uno scenario del genere, non dimettersi davanti a questi risultati, sarebbe accanimento terapeutico. Renzi è stato un ottimo amministratore, un ottimo sindaco. Renzi è un po’ come era Buonanno. Come amministratore è stato bravissimo, come ideologo di partito ha fatto un sacco di errori. “:

A Sgarbi, poi, è stato chiesto di paragonare ad opere d’arte alcuni esponenti politici: “Chi sarebbe la Raggi se fosse un’opera d’arte? Non mi pare un’opera d’arte, è una ragazza sobria, elegante, adatta a rimuovere tutte le incrostazioni dei partiti. La figura che ha più vicina come immagine d’arte potrebbe essere la Muta di Raffaello. La Boschi invece è Botticelliana. Giachetti invece è una opera di arte contemporanea turbata e tormentata. Potrebbe essere un’opera di Francis Bacon”.

Sgarbi, poi, ha commentato la nomina di Carlo Conti a direttore artistico di Radio Rai: “Carlo Conti a Radio Rai? Ma non era un conduttore televisivo? Dominio fiorentino? Ma perché, Conti non è tunisino? Sono gli ultimi colpi di coda di Renzi, dopo il ballottaggio arriverà la catastrofe del referendum. Renzi ha rotto con Bersani, Cuperlo, Civati, D’Alema, Renzi ha scambiato la politica con Amici MIei”.

 

Rispondi alla discussione

Facebook