Nunzia De Girolamo, deputata di Forza Italia, è intervenuta questa mattina su Radio Cusano Campus, l’emittente dell’Università degli Studi Niccolò Cusano (www.unicusano.it), nel corso del format ECG Regione, condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio.
De Girolamo sull’alluvione che si abbattuta sul beneventano: “Ho visitato personalmente tutte le zone, la situazione è drammatica. E’ un vero e proprio disastro ambientale, ci sono paesi isolati, paesi divisi a metà, abbiamo attività piccole completamente distrutte, ci sono intere zone e quartieri di Benevento che senza un aiuto economico non potranno ripartire. Anche grandi aziende sono andate completamente distrutte, ci sono 1800 dipendenti che da domani rischiano di non avere più lavoro. Abbiamo chiesto a Matteo Renzi lo stato d’emergenza e poi bisognerebbe anche sospendere i tributi, come è avvenuto quando ci sono stati importanti terremoti. A queste aziende che non producono come potremmo chiedere di pagare le tasse? Renzi nell’immediatezza deve fare anche questo: una sospensione dei tributi e magari una rateizzazione per quelli che successivamente dovranno essere pagati“.
Secondo De Girolamo il premier Renzi non ha a cuore le sorti del sud Italia: “Se Renzi non vuole venire al Sud per rendersi conto di cosa sta accadendo, perché mi pare sia più affezionato alla parte alta del Paese e lo si vede anche dalle azioni concrete che pone in essere nella sua attività legislativa, almeno dichiarasse con decreto lo stato d’emergenza e ci riconosca le somme che ho già indicato nel decreto Parma-Piacenza. Renzi non è venuto a rendersi conto di cosa fosse accaduto e in tanti si chiedono come mai va a vedersi le partite di tennis a New York e poi non viene a rendersi conto di cosa è accaduto qui. Renzi è più affezionato al nord. Ignora il Sud Italia. Tutte le volte che hanno utilizzato dei soldi li hanno tolti al Meridione. Nella legge di stabilità, che ancora nessuno ha visto, dalle sue slide non c’è un segnale per il Mezzogiorno. Come pensa di far ripartire il Paese, di investire sulla produzione e sulle infrastrutture se non inizia dalla parte più difficile? Anche il Sud è Italia. Renzi deve capire che anche il Mezzogiorno è Italia“
Il Senatore Stefano Esposito, dimissionario assessore ai Trasporti di Roma Capitale, è intervenuto questa mattina ai microfoni di Radio Cusano Campus, l’emittente dell’Università degli Studi Niccolò Cusano (www.unicusano.it) , nel corso del format ECG Regione, con Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio.
“Prima che arrivassi io ad occuparmi di trasporti -ha esordito Esposito- quante volte avevate sentito parlare Spirito e Broggi? Quanti avevano posto il problema di Atac e del clientelismo interno all’azienda? Qui non è in discussione se Broggi ha fatto o meno quello che gli era stato chiesto. In parte ha messo a posto i conti di un’azienda che era stata saccheggiata nell’era Alemanno. Però se per fare questo lavoro non ti occupi del servizio, hai curato un paziente ammazzandolo. Tutti questi coraggiosi che adesso attaccano la politica, che indubbiamente ha fatto danni, dov’erano prima che arrivassi io?”.
“E’ singolare -ha osservato Esposito- che Broggi parli della politica in questo modo dato che è un manager nominato dalla politica. Fu nominato in Consip in quota Lega Nord. Broggi faccia i nomi dei politici che hanno abbandonato Atac. Spirito che dice di aver presentato un dossier nel 2011 su Atac, ma a chi l’ha consegnato? Ad Alemanno… Perché non l’ha portato alla Procura della Repubblica? Adesso sta scrivendo le sue memorie, come Silvio Pellico, però intanto ha preso 100mila euro per stare un giorno a settimana in azienda. E’ uno che racconta favole. Sono pronto a un confronto con i vertici di Atac, scelgano loro dove quando e come, scelgano il pallone e l’arbitro”.
“I manager che dicono che è colpa di qualcun altro devono andare a casa -ha affermato Esposito-. Io ci ho messo 20 giorni a dire che c’era un problema gigantesco di manutenzione sulla metropolitana e bisognava pregare, sono stato sfottuto. Ho avuto ragione, anche se non sono contento di averla avuta. Ho proposto tante soluzioni, che però non dipendevano soltanto da me, altrimenti le avrei realizzate”.
“Arriva un momento in cui il giudizio è inevitabile e un’azienda come Atac il giudizio lo prende dai cittadini -ha proseguito Esposito-. Lo dico da sempre, non sono i dipendenti i responsabili della situazione. Prendersela con i lavoratori è la cosa più sbagliata. Prendetevela con l’assessore, ma non con i lavoratori. Avevo chiesto di dare un mese di abbonamento gratis ai pendolari della Roma-Lido come risarcimento per i disservizi. Ad Atac nessuno ha colto la proposta. Quelli sono dirigenti che pensano di essere padroni di Atac. Questa azienda dovrebbe avere avvocati che si occupano di penale e cause di lavoro. Sono 21 avvocati e non ce n’è uno che sia un giuslavorista. Da quando è arrivato Broggi, il 60%-70% delle cause di lavoro sono state affidate ad uno studio di Milano e Broggi guarda caso è di Milano. Ha dato tutto all’avvocato amico di Milano. De Paoli, responsabile del personale, manda le cause all’avvocato di Alitalia, azienda da cui De Paoli proviene. Voglio sapere questi due studi legali quanto hanno preso di parcelle in questi anni. Mi hanno detto che ci vuole tempo per avere le carte. Allora ho mandato tutto a Cantone. Questa è l’abitudine di Atac. Io ho cambiato metodo, ecco perché c’è uno scontro tra me e i vertici dell’azienda”.
“Marino? Ho letto la sua intervista su Repubblica -ha affermato Esposito- Continua a spostare l’attenzione tutta sugli scontrini. Dà per scontato che la vicenda della Procura sia chiusa. E’ una cosa che mi auguro, ma non mi risulta sia così. Può darsi che Marino abbia avuto dai pm questa informazione, altrimenti non sarebbe così sicuro che la vicenda sia archiviata. Marino ha nominato la moglie di Caltagirone per l’Auditorium? Se tu fai una battaglia contro i poteri forti, la fai sempre. Caltagirone è un potere forte secondo me. Non è un giudizio sulle persone, è un problema di coerenza. Forse Marino non si riferiva a Caltagirone quando parlava di poteri forti. Avrebbe dovuto fare nomi e cognomi”.
“Io ho visto tante cose, conosciuto molte persone importanti, sono stata usata come tangente, ho fatto e faccio la escort nella Roma di Suburra e di Mafia Capitale e se volete qualcosa ve la posso anche raccontare. A due condizioni: niente nomi e nessuna registrazione”.
Alice, nome di fantasia, è molto bella e molto furba. Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio, conduttori di Ecg Regione, su Radio Cusano Campus, sono arrivati a lei dopo quasi un anno di passaparola e ricerche. Romana, venticinque anni, dice di sé: “Vengo da una buona famiglia, sono laureata, non l’ho mai fatto per bisogno né per necessità. La mia droga sono i soldi e non esiste un altro lavoro al mondo in grado di farti guadagnare così tanto”.
Alice ha iniziato per gioco: “Lavoravo come commessa per pagarmi gli studi. Il mio datore di lavoro dell’epoca mi disse: se vieni a letto con me ti dò 4000 euro. Accettai. Mi piacque. Da allora questo è il mio lavoro. Ma per una escort come me non è soltanto un fatto di sesso. I miei clienti, avvocati, calciatori, attori, non pagano soltanto per fare l’amore. Pagano per sentirsi coccolati, pagano per sapere che posso essere la loro amante ma che non gli andrei mai sotto casa per chiedergli di lasciare moglie e figli e di mettersi con me. Pagano il mio corpo, ma anche il mio silenzio. Io ascolto tutti e non giudico nessuno”.
Alice lavora nel cuore di Roma in un appartamento che affaccia su una delle Piazze più prestigiose della Capitale. Ride quando le si chiede se esiste ancora la figura del pappone: “Assolutamente no. Io sono totalmente libera di fare ciò che faccio. Potrei smettere di fare la escort anche domani. Ma per ora mi piace, per ora va bene così”.
Il momento più difficile per Alice è stato l’inizio: “Prima lavoravo mettendo annunci su internet. Un giorno entrarono in casa mia due persone fingendosi clienti. Mi rapinarono di tutto ciò che avevo e mi violentarono a turno tenendomi un coltello alla gola per impedirmi di muovermi, urlare, scappare. Fu terribile. Per due settimane non ho pensato ad altro. Poi, una mattina, mi sono svegliata e mi sono detta: o muori o riparti. E sono ripartita”.
Alice non ha denunciato alle forze dell’ordine l’accaduto: “Non amo parlare con la polizia. Ho preferito chiamare un amico. Che a sua volta ha chiamato un amico. Che a sua volta mi ha messo in contatto con un ragazzo dell’est. Nel giro di poche ore hanno trovato i due tizi che mi avevano fatto del male e mi hanno vendicata a dovere. Come? Non lo so di preciso, ma credo che porteranno i segni di quanto hanno fatto addosso per un bel po’ di tempo. Forse per sempre. La prossima volta prima di entrare in casa mia ci penseranno due volte”.
Da quel giorno, comunque, Alice ha deciso di lavorare in modo diverso: “Baso tutto sul passaparola. Non mi si trova su internet. E qui, dove lavoro, ci sono quattro telecamere e due sistemi d’allarme. I miei clienti lo sanno. Per loro non è un problema. Si fidano di me. E fanno bene”.
Alice si rivede nel personaggio della escort che appare nel film Suburra: “Un po’ Suburra ci prende. Funziona davvero così, tra feste e amici che ti presentano amici. Anche se la realtà va ben oltre la fiction. Io sono stata usata come tangente. Io sono stata usata per corrompere pubblici ufficiali. Sono stata usata come strumento per addolcire politici. E anche come regalo tra varie “bande” che decidevano di sancire una sorta di pace criminale. Venivo mandata come omaggio. Solo una cosa non ho mai accettato di fare: la spia. In certi giri non ci voglio entrare”.
Alice racconta di come avvengono gli incontri tra escort d’alto bordo e politici: “Ci sono sempre degli intermediari che organizzano delle cene in alcuni locali di Roma. In un tavolo ci sono i politici o i pubblici amministratori che si desidera corrompere, in un altro tavolo sempre dello stesso ristorante alcune ragazze che cenano insieme. All’apparenza tra le due tavolate non c’è nessun legame. In realtà quello da corrompere si gode la cena e poi decide con quale escort passare il resto della serata. Ovviamente è tutto pagato. Per quelle che vanno a cena ma non vengono “scelte” è previsto comunque un rimborso di 500 euro”. La ragazza scelta viene avvicinata dalla scorta, portata in macchina, perquisita, privata di ogni tipo di strumento elettronico e poi portata o nella casa dell’uomo da corrompere o, ancora più spesso, in albergo. Su una cosa Suburra sbaglia. Certi incontri tra politici e escort non avvengono in hotel di lusso nel cuore di Roma. Ma in motel di periferia in cui sia possibile dare poco nell’occhio”.