“Il presidente Nicola Zingaretti non ha ritenuto opportuno oggi venire in aula a rispondere alla mia interrogazione, delegando l’assessore Visini a farlo in sua vece, segno evidente che non si rende conto di quanto, sia a livello sanitario, sia sul piano della legittimità, la somministrazione della pillola abortiva Ru486 nei consultori è una irresponsabile follia”. Lo ha affermato, in una nota, Olimpia Tarzia, vicepresidente della commissione Cultura in consiglio regionale del Lazio e Presidente del Movimento PER Politica Etica Responsabilità, presentando oggi in aula l’interrogazione sull’attivazione da parte della Regione Lazio della fase sperimentale dell’aborto chimico nei consultori. “La Ru486, comunemente nota come pillola del mese dopo – ha proseguito Tarzia in aula – è un mezzo abortivo che, a differenza delle varie pillole abortive del giorno o dei giorni dopo, viene somministrata dopo che l’embrione si è da più di un mese annidato in utero, alla settima settimana di gravidanza, epoca in cui l’embrione ha anche completato la fase di organogenesi, cioè la formazione di tutti gli organi. Consiste nella somministrazione di due pillole, la prima provoca la morte dell’embrione, la seconda, assunta a quarantotto ore di distanza, provoca contrazioni uterine finalizzate all’espulsione dell’embrione ormai senza vita. Proprio questa seconda fase, del tutto simile, a vedersi, a quanto avviene per un aborto spontaneo a due mesi, investe pesantemente con la sua drammaticità la psiche della madre, che, se la sperimentazione non viene fermata, si ritroverà a viverla nella più totale solitudine, nel bagno di casa, senza assistenza medica. Inoltre, l’effetto sul bambino e cioè porre fine alla sua vita, è evidentemente identico alle altre pillole abortive utilizzate in epoca gestazionale più precoce, ma la Ru486 comporta anche gravi rischi per la salute della donna, 10 volte superiori rispetto all’aborto chirurgico ed è gravissimo che Zingaretti pensi di utilizzarla in un consultorio. La relazione della Exelgyn, azienda produttrice della pillola, riporta i casi di 29 donne morte a seguito di somministrazione di Ru486. La stessa 194/78 prevede che l’aborto possa effettuarsi solo in ospedali o poliambulatori, le linee guida del Ministero della Salute sulla modalità d’uso della Ru486 indicano chiaramente che va somministrata in regime di ricovero ordinario. Sul piano giuridico, poi, oltre che della L.194, c’è un’evidente violazione anche della L. 405/75, istitutiva dei consultori, che affida ad esse ben altri compiti e funzioni. Ci sono tutti gli estremi per un ricorso al Tar. Mi domando perché Zingaretti voglia, con un accanimento ideologico smoderato, far passare la cultura dell’aborto facile, snaturare i consultori sanitarizzandoli ancor più di quanto già non sono e risparmiare sulle spese sanitarie mettendo a rischio la salute e la vita delle donne”.