Consegnate in Senato 70.000 firme per il salario minimo, il contributo del PRC/SE e Unione Popolare supera il 10% del totale con più di 9.000 firme. Disporre di più strumenti per la raccolta delle firme, a partire da chi può autenticarle, avrebbe fornito un numero molto più alto, stante la disponibilità incontrata nei banchetti, soprattutto da parte dei giovani, a firmare e manifestare consenso a questa iniziativa.
Tranne Roma che ha una retribuzione media lorda annuale più alta della media italiana, tutte le altre province sono sotto la media, con Viterbo e Rieti molto al di sotto. E’ chiaro che la media retributiva non è effettivamente rappresentativa della realtà, perché se in una provincia, come accade a Roma, vi sono redditi molto alti di pochi ricchi (quasi 56.000 milionari risiedono nella capitale), questi incidono sulla media come per la famosa metafora del pollo, per cui se due persone in media ne mangiano uno, può essere che quell’unico sia mangiato da una sola persona mentre l’altra non ne mangia niente.
Dentro la media c’è infatti di tutto dal lavoro precario a quello stabile mal retribuito alle grandi ricchezze, ci sono contratti, sottoscritti anche dai sindacati più rappresentativi che si aggirano intorno ai 5/6 euro l’ora. Secondo statistiche attendibili, il 22% degli abitanti del Lazio rischia la povertà alimentare, mentre il carovita ha ridotto il potere d’acquisto nel Lazio con una vera e propria impennata nell’ultimo anno.
Il salario minimo a 10 euro l’ora non solo rappresenterebbe una risposta alla povertà crescente, ma innescherebbe un aumento generalizzato di tutte le retribuzioni, per questo continueremo la nostra campagna, affinché si discuta al più presto in Senato la nostra proposta della Legge di Iniziativa Popolare.
Loredana Fraleone – segretaria regionale di Rifondazione Comunista/SE – Lazio
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