lunedì 25 Novembre 2024,

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Salute Mentale: Fenascop, dalla Regione Lazio un muro di gomma e palliativi come il bonus psicologico

scritto da Redazione
Salute Mentale: Fenascop, dalla Regione Lazio un muro di gomma e palliativi come il bonus psicologico

“Da anni, le comunità psichiatriche laziali, che lavorano sul fronte della residenzialità accreditata svolgendo quotidianamente una funzione sussidiaria di servizio pubblico, lamentano una drammatica mancanza di visione e di progettualità da parte della Regione Lazio”. E’ quanto si legge in una lettera aperta a firma di Paola Marchetti, presidente di Fenascop Lazio, associazione nazionale di organizzazioni che dal 1995 si occupano di riabilitazione psichiatrica extraospedaliera.

“Una situazione che si è ulteriormente aggravata in questi anni di pandemia senza che la parte pubblica, nonostante fiumi di belle parole e di impegni astratti, abbia mai prodotto un cambio di passo, capace di caricarsi davvero di questo peggioramento della situazione sociale. Qua e la qualche annuncio spot, qualche misura palliativa (come il bonus psicologo), ma senza intervenire davvero sui nodi di fondo che oggi fanno del disagio mentale una grande questione, sanitaria e sociale, che riguarda ampi strati di società e non soltanto una minoranza di “matti”.

“Le strutture patiscono scelte politiche sbagliate e a volte incomprensibili, determinazioni tariffarie bloccate da oltre dieci anni, nonostante gli aumenti dei costi del personale, delle materie prime, dell’energia e degli effetti economici della pandemia, affrontati spesso in solitudine e senza aumenti di budget, al fine di tutelare la salute dei pazienti ad esse affidati. Salvaguardare, tutelare e rafforzare questo sistema non è una esigenza privata di pochi, dovrebbe essere un problema di tutti, che parla la lingua del benessere sociale e quello della salvaguardia di un lavoro di cura che nei nostri territori significa anche occupazione  di qualità”.

“Di fronte a questo scenario, la risposta della politica e della Regione Lazio, nello specifico, è stata burocratica, distratta, sempre uguale a se stessa. Inadeguata. Il fabbisogno regionale, che regola la possibilità di allargamento dei posti nelle comunità, non copre più del 20% della domanda che arriva dai territori, in un contesto sociale sempre più fragile, dove le risposte tradizionali appaiono insufficienti e non in grado di fare da argine alle nuove forme di psicopatologia e di dipendenza”.

“In questi anni la Fenascop Lazio si è resa sempre disponibile a partecipare ai tavoli di lavoro della Regione Lazio e a portare il proprio contributo derivante dalla concreta esperienza maturata nelle strutture comunitarie della riabilitazione psichiatrica. Ma spesso i luoghi della Regione hanno avuto le forme dei “muri di gomma”, delle risposte mancanti, delle promesse senza alcun seguito, delle comunicazioni disattese”.

FOTO PAOLA MARCHETTI

https://drive.google.com/drive/folders/1lPvyx53xzTmLh6jdaGEPZWGPNGVuccbk?usp=sharing

CHI SIAMO

FENASCOP (Federazione Nazionale Strutture Comunitarie Psicoterapeutiche)

La Fenascop è un’associazione nazionale di organizzazioni che dal 1995 si occupano di riabilitazione psichiatrica extraospedaliera per adulti e minori. Comprende organizzazioni profit, no profit, associazioni di utenti e familiari. Essendo da tempo presente su tutto il territorio nazionale può dirsi interprete rappresentativo di importanti e qualificate risposte a specifici bisogni di cura, intesa nei termini di terapia, riabilitazione e assistenza.

Le strutture che fanno capo a FENASCOP sono strutture accreditate gestite da organizzazioni di ragione sociale pubblica o privata (sociale o imprenditoriale) che svolgono un servizio pubblico.

Le Comunità Terapeutiche Psichiatriche e socio riabilitative nascono per permettere che i pazienti con disturbi mentali severi abbiano la possibilità di una vita sociale integrata e non da internati, in strutture dove la malattia si cronicizza, o in contesti familiari, che non riescono a sostenere la complessità della situazione, per mancanza di strumenti economici o/e culturali, finendo per aggiungere emarginazione ad emarginazione.

Le comunità terapeutiche psichiatriche e socio riabilitative, dai tempi di Basaglia ad oggi, sono diventate essenziali, ai fini degli interventi clinici/riabilitativi, con risultati  importanti e facilmente riscontrabili. Basterebbe osservare il percorso di queste persone che, uscite da interventi di emergenza e ricoveri in cliniche, dopo un periodo di vita in strutture residenziali, sono ritornate a prendersi cura di se, a vivere socialmente (studio, lavoro, famiglia, amici), a riavere rapporti sani con le famiglie, anche loro parte di un sistema molto fragile e spesso impotente.

Senza queste strutture il sistema sanitario non sarebbe in grado di reggere, scaricando totalmente i malati sulle famiglie, purtroppo, in molti casi, inesistenti o in grossa difficoltà nella gestione di queste delicate situazioni.

La riabilitazione non si può appoggiare soltanto sulla terapia farmacologica, che manterrebbe il paziente stabile ma non integrato nella realtà in cui vive, ma deve basarsi su un percorso personalizzato che tenga conto di tutto quello che ha favorito la patologia, per poter recuperare competenze sociali, con risultati concreti, di “vita vera”.

Le Comunità Terapeutiche Psichiatriche e socio riabilitative, nonostante le immense difficoltà vissute da queste strutture, oberate da regole e meccanismi che hanno poco a che fare con il trattamento terapeutico, asfissiate dalla scarsità di risorse economiche pubbliche, hanno sostenuto, concretamente curato, riabilitato migliaia e migliaia di pazienti, insieme alle loro famiglie, producendo risultati incredibili, con reali cambiamenti di vita.

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