Leggiamo che la Regione Lazio rivendica il lavoro fatto delle assunzioni: “Da inizio pandemia nel Lazio sono entrate in servizio 3.370 unità di personale sanitario: di cui 855 medici, 1.558 infermieri e 957 altre professioni sanitarie”. Ad evitare di giocare con le parole – scrivono in un comunicato Luciano Cifaldi segretario della Cisl Medici Lazio e Benedetto Magliozzi, segretario della Cisl Medici Roma Capitale/Rieti – chiediamo di conoscere se si tratta di nuove assunzioni, di professionisti a partita IVA oppure di stabilizzazioni di personale già in servizio. In quest’ultimo caso la somma totale andrebbe ovviamente scorporata dalle altre tipologie non trattandosi di immissione di nuovi professionisti e il numero reale si riduce. Continuiamo a chiedere di usare le graduatorie esistenti nelle varie discipline per assumere a tempo indeterminato quelle figure professionali che dovranno sostenere il Servizio Sanitario Regionale nei prossimi anni quando i pensionamenti e le dimissioni renderanno il quadro ancor più drammatico. Anni di commissariamento, assunzioni al lumicino, imbuto formativo per i medici neolaureati che non possono specializzarsi, hanno ridotto la nostra sanità nelle condizioni che sono sotto gli occhi di tutti. Non possiamo continuare a chiedere sempre più sacrifici agli operatori della salute. Aprite i cordoni della borsa – prosegue il comunicato della Cisl Medici – e date certezze occupazionali a chi oggi è in prima linea e lo è sempre stato anche se non lo si è mai voluto riconoscere.