“Ci stiamo sempre più rendendo conto che la chiusura di alcuni reparti ospedalieri da parte della Regione Lazio, l’accorpamento delle specialità e la riduzione dell’offerta sul territorio altro non è che un poderoso taglio lineare alle cure di cui necessitano i cittadini. Le Case della salute a oggi inaugurate non danno ancora risposte che peraltro riteniamo possano essere valutate solo quando lavoreranno a pieno regime”. Lo dichiara il presidente di Assotutela, Michel Emi Maritato.
“E’ totalmente irragionevole infatti che la Regione possa procedere alla chiusura di alcuni presidi con l’accorpamento dell’Asl Roma A alla Asl Roma E assieme al depotenziamento dell’ospedale San Filippo Neri. Unificando le tre entità si andrà incontro solo a un esiguo risparmio sugli emolumenti dei vertici apicali. Ma non è questo il risparmio di cui il Lazio ha bisogno per rientrare del deficit”. Diversamente – prosegue Maritato – ancora non sono previste affatto le riconversioni delle strutture in chiusura in case della salute. Vale a dire che le Case della salute non sono ancora diventate realtà. Facciamo un esempio di taglio lineare su tutti: il presidio del Nuovo Regina Margherita declassato da ospedale e pronto soccorso otorino nel 2008 e poi ancora declassato a punto di primo soccorso, ce lo ritroviamo nel piano del governatore da riconvertire di nuovo. Altro esempio di taglio è quello di voler ridare una nuova destinazione d’uso al Forlanini quando questa grande struttura è sotto stretto vincolo architettonico e funzionale. E così via non ci convince – aggiunge Maritato neppure l’accorpamento dei tre grandi Irccs romani: lo Spallanzani che si occupa di malattie infettive assieme al centro dei tumori Regina Elena e all’Istituto San Gallicano. Allarmante anche la chiusura degli Ospedali Riuniti di Albano e Genzano e dell’ospedale Luigi Spolverini di Ariccia che potrebbe avvenire prima che il nuovo Ospedale dei Castelli venga edificato”. Con queste precisazioni che vorremmo fare al preidente del Lazio Nicola Zingaretti – conclude Maritato – chiediamo a lui direttamente garanzie nella programmazione di cura per i nostri cittadini perché a oggi non vediamo che ci sia assolutamente la volontà di fare un piano serio che porti il Lazio fuori dal debito senza tagliare l’offerta sanitaria pubblica”.