“Che ben venga la velocizzazione delle procedure per la stabilizzazione dei circa mille precari ex dca 403/2016 richiesta dal Presidente della Regione Lazio a tutti i Direttori generali e Commissari straordinari delle Asl ma l’insufficienza di personale permane nella Sanità di Roma e Lazio con tutte le criticità del caso. Stabilizzare è un bene per il lavoratore che finalmente dopo anni di precariato si vede trasformare il proprio rapporto di lavoro a tempo indeterminato ma tale evento non potrà mai cambiare la qualità del servizio erogato al cittadino utente. Con la stabilizzazione il problema non è risolto, il numero di dipendenti non cambia quindi non c’è un miglioramento in termini di qualità. Allo stato attuale nella nostra Regione per la cittadinanza c’è un nulla di fatto, i numeri degli operatori sanitari all’interno del Sistema Sanitario Regionale rimarranno invariati per l’utenza. Non è immaginabile che gli 878 Infermieri entrati in graduatoria con il concorso del Policlinico Umberto I bastino, insieme alle graduatorie ancora valide, a colmare i dieci anni del piano di rientro durante cui tutto il personale che ha cessato il proprio rapporto di lavoro non è stato reintegrato completamente. Ad oggi e da troppi anni il personale sanitario, soprattutto gli Infermieri, sono soggetti a doppi turni e pronta disponibilità che non sono certo sinonimo di Buona Sanità. Il risultato straordinario vantato dalla Regione è solo un primo passo per porre le basi e ricostruire un modello sanitario universalistico, lontano dai vortici del privato a cui non tutti possono accedere.” dichiara il Segretario Confintesa Sanità Roma e Lazio, Antonino Gentile.
“Ci auspichiamo che il presidente Zingaretti non pensi in questo modo di aver risolto il problema. A nostro parere è necessaria l’indizione immediata di nuovi concorsi attraverso cui immettere personale, oltre alla completa stabilizzazione di tutti i precari e allo sblocco completo della mobilità intra e extraregionale. Lo sblocco del turn over attraverso questi passaggi doveva essere la parola d’ordine per ripartire dopo 10 anni di commissariamento” conclude Antonino Gentile.