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Sanità nel Distretto di Centro. Riunioni su riunioni per salvare cosa e soprattutto da chi?

scritto da Redazione
Sanità nel Distretto di Centro. Riunioni su riunioni per salvare cosa e soprattutto da chi?

Il 7 novembre prossimo è in programma a Terracina, presso villa Tomassini, un’assemblea pubblica dall’emblematico titolo: “Salviamo l’ospedale”.
Titolo che è rappresentativo perché ci chiediamo: da chi dovremmo difendere l’ospedale, forse dai nuovi Lanzichenetti o da forze occulte che tramando nell’ombra cercano di privare la popolazione terracinese, ma anche del comprensorio più prossimo, da un diritto, quello di avere una sanità con servizi primari funzionanti.
Quelli però che salvano la vita delle persone.
Emblematico poi perché noi tutti conosciamo le forze occulte che ci vorrebbero espropriare dal diritto inalienabile di avere una sanità pubblica all’altezza del terzo millennio e dalle tasse che ogni cittadino è costretto a versare per mantenere certi amministratori.
Personaggi che abbiamo conosciuto in tanti anni di gestione della sanità che si sono rivelati profondamente incapaci e con lo sguardo rivolto al loro protettore di turno o alla corrente politica che in quel momento teneva le redini.
Emblematico è poi il fatto che questa riunione popolare sarà preceduta  questa mattina alle ore 11 da un’altra organizzata dai sindaci delle città che rientrano nel Distretto di Centro: Terracina, Fondi, Campodimele, Lenola, Monte San Biagio, Sabaudia, San Felice Circeo, Sonnino, Priverno e Sperlonga.
Un’assemblea, quella delle “fasce tricolori”, che vorrebbe fare il punto della situzione che si sta creando anche a seguito del redigendo Atto Aziendale da parte della Regione Lazio.
I comitati popolari e i sindaci si riuniscono dunque con le stesse motivazioni di fondo: la tutela del diritto alla salute che non è una questione campanilistica, e la garanzia di 100 mila cittadini residenti, con altre decine di migliaia di turisti stagionali, a una puntuale assistenza sanitaria.
Compiuta la lunga premessa, ritengo da cittadina e da utente della sanità pubblica pontina, importante manifestare il popolare disappunto, come da parte delle istituzioni adottare le più opportune iniziative di lotta per preservare i livelli occupazionali, casomai integrandoli, per far funzionare al meglio i nosocomi in attività.
Ma è altrettanto giusto che tutte le forze politiche, soprattutto quelle che si rispecchiamo nel centro sinistra si facciano sentire con voce chiara e scendano in campo a sostegno di una vertenza che oltrepassa ogni colorazione partitica.
In senso assoluto non abbiamo poi mai creduto alle taumaturgiche capacità dei vari manager che si sono avvicendati al “capezzale” della sanità pontina, men che mai dell’ultimo giunto che da “ramazza nuova” ha cercato di dilazionare i tempi per giungere insieme a Zingaretti verso un atto aziendale che gli echi descrivono come il peggiore di tutti i tempi.
Non capiamo poi come sia possibile formulare un atto aziendale senza attendere la stesura del bilancio consuntivo 2014, della Finanziaria regionale 2015 e del relativo Dpefr.
Tutto questo significando che quando la Regione Lazio uscirà dal piano di rientro si dovrà comprendere come rimodulare ticket e addizionale Irpef.
A beneficio dei cittadini ricordiamo che siamo giunti nell’ottavo anno di commissariamento, con due anni di governo amministrativo e politico di Zingaretti.
Per queste ragioni ci chiediamo se la maggioranza regionale potrà mai formulare un’azione sanitaria degna per Latina e provincia, ma anche per le altre province laziali, ad eccezione però di Roma.
Da sempre posta sotto tutela a dispetto di tutto e di tutti.

Gina Cetrone

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