Da aprile 2009 a dicembre 2012 sono verificati nel Lazio 63 casi di presunta malasanità, 42 dei quali si sono conclusi con la morte del paziente: questi i dati della Commissione parlamentare d’inchiesta sugli errori sanitari, che ha presentato la sua relazione finale. In tutta Italia i casi registrati sono stati 570: si tratta di errori del personale medico e cattivo funzionamento del sistema. Le regioni sottoposto al piano di rientro dal disavanzo presentano un maggior numero di casi. La situazione del Lazio “é vicina a quella delle regioni del sud. Si spende molto e si eroga sanità di cattiva qualità, sprechi enormi, poche responsabilità e nessuno paga mai“, ha detto il presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sugli errori sanitari, Antonio Palagiano. Nel Lazio 6 gli episodi relativi al pronto soccorso e al 118. Persone visitate e poi mandate a casa con leggerezza, ma decedute poco dopo, pazienti morti dopo aver atteso per ore di essere visitati, ambulanze prive di defibrillatori
“C’é ovviamente da distinguere il campo amministrativo da quello medico – ancora Palagiano -. Si chiede spesso di rispondere al medico per colpe che magari non ha, denunce che noi abbiamo ricevute su lesioni colpose sono archiviate secondo le procure per il 98% dei casi. Chi invece è responsabile degli sprechi che dissanguano le casse dello stato e le tasche dei cittadini non risponde mai“. Secondo Palagiano “tutto il debito creato nelle regioni non virtuose in questi anni, tra cui il Lazio, qualcuno lo avrà anche prodotto, ma il politico di turno non paga mai“. E oggi il candidato del centrosinistra alla presidenza del Lazio, Nicola Zingaretti, ha detto che serve discontinuità sui piani di rientro. “Non riproporremo l’approccio basato solo sulla contabilità finanziaria – ha detto -, ma apriremo con le altre Regioni e con il governo una riflessione comune sui piani di rientro“.