C’è il signor Antonio che da giorni ha la tosse e respira male, ci sono dei momenti che gli manca anche il respiro e quindi anche contro voglia decide di andare al Pronto soccorso del Dono Svizzero di Formia.
Qui fa una TAC del torace e dall’esame viene fuori che ha un tumore del polmone, di questi tempi non sono rari, anzi sono sempre più frequenti.
Antonio viene ricoverato in uno dei reparti dell’ospedale e il medico che prende in cura l’uomo chiede una broncoscopia, che può essere fatta solo a Latina. Lo scopo è quello di fare una biopsia e sapere che tipo di tumore è, perché solo così gli oncologi possono prescrivere una terapia mirata ad Antonio. A questo punto il cammino sanitario di Antonio comincia a rallentare…
Dopo circa 15-20 giorni giunge la risposta dell’esame istologico, così da poter dare un “nome” al tumore ma, al giorno d’oggi questo non basta per consentire ad Antonio di combattere il mostro! L’oncologo chiede la tipizzazione del tumore, cioè oltre al “nome” vuole sapere anche il “cognome” del tumore, affinché si possa percorrere la strada terapeutica giusta.
Qui il cammino sanitario di Antonio si ferma.
L’esame richiesto non si fa neanche a Latina, per cui un familiare di Antonio, il figlio, o il fratello, oppure la moglie devono andare a Latina, prendere i vetrini dell’istologico e portarli presso un altro ospedale. Solitamente i familiari scelgono il Campus Biomedico o il Policlinico Gemelli, strutture romane che stanno a 150-160 km, oltre due ore di viaggio con l’auto da dove Antonio è ricoverato, e così fa anche la sua famiglia.
Antonio dovrà mettersi l’anima in pace e dovrà attendere due, tre mesi per avere una risposta.
Nel frattempo il tumore sarà andato avanti, le cellule killer avranno occupato altri spazi ed avranno fatto altri danni e se c’era una speranza di contrastare la loro avanzata, piano piano questa si spegne.
Antonio guarda negli occhi preoccupato il suo oncologo e gli chiede: “dottore ma perché questo benedetto esame non lo fate voi qui al Dono Svizzero? Questa attesa è un calvario.”
Il dottore con voce ferma e piena di delusione risponde: “Antonio noi fino a marzo scorso li facevamo, ma la direzione della Asl dice che questo tipo di indagini costano troppo e quindi non si fanno più da oltre dieci mesi”.
L’ esame è stato eliminato per tagli al budget sanitario locale.
Quando incontrate i consiglieri regionali che dicono che si battono per la sanità di questo nostro territorio, del nostro sud pontino, quando incontrate Cosimino Mitrano oppure EnricoTiero, raccontategli la storia di Antonio e del suo tumore e ditegli che forse è questo tipo di servizio che dovrebbero chiedere per migliorare la sanità del sud pontino, forse è questo che dovrebbero fare perché è loro dovere come consiglieri che rappresentano questo martoriato territorio e non continuare a raccontare la storiella dell’ospedale del Golfo, finte aperture di fantomatici centri di alta diagnostica o cavolate simili.
Antonio è naturalmente un nome di fantasia, ma la sua storia è tutt’altro che una storia di fantasia e sicuramente potrebbe essere in qualsiasi momento la storia di tutti noi.
Paola Villa
Consigliere comunale Formia
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