E’ arrivata l’ora di cambiare rotta sul concetto di Sanità, in special modo sull’operazione messa in campo per un rinnovo di contratto nazionale di lavoro della Sanità Privata che si trascina da anni con diplopie da parte delle parte datoriali Aiop Aris e delle organizzazioni sindacali confederali–dichiarano dal Direttivo Nazionale ULS Unione Lavoratori Sanità Anna Rita Amato e Antonino Gentile.
All’attuale Governo non è bastata l’emergenza Covid-19 come esempio funzionale per rimediare ai danni economici che una Sanità non del tutto universalistica può arrecare al Sistema Paese quando i tagli lineari nel SSN effettuati nel passato hanno permesso l’espandersi della cosiddetta Sanità Privata accreditata ex D.Lgs 502/1992, togliendo posti letto e personale a favore di imprenditori che hanno solo massimizzato il valore costituzionale della Salute pubblica nel proprio profitto – precisano dal Sindacato ULS -. Speriamo di non essere gli unici a non esserci commossi di fronte ai dichiarati impegni da parte delle associazioni datoriali private durante l’emergenza Covid di mettere a disposizione una manciata di posti letto, ben remunerati ovviamente, per venire in soccorso delle strutture pubbliche che, ricordiamo, negli anni hanno assistito impotenti a razionalizzazioni e riqualificazioni in casa propria a fronte, invece, di un continuo aumento di finanziamenti e accreditamenti ai privati.
Dopo 14 anni di mancato adeguamento economico ai Lavoratori, dopo aver richiesto l’intervento delle finanze regionali per garantire aumenti da fame e compressione di diritti, dopo ipotesi di sciopero revocate e, infine, dopo trattative sul modello “vedere soldi dare cammello” si è giunti all’imbarazzante rifiuto di firmare un rinnovo di CCNL, già scaduto e senza arretrati. La stagione dei controlli sui requisiti strutturali e organizzativi delle strutture della sanità privata tarda ad arrivare, forte anche del fatto che la maggior parte dei decreti regionali in materia sanitaria oltre che ad essere interpretabili prevedono sempre unicamente i minimi da garantire. Occasione ghiotta per chi non conosce il concetto di rischio di impresa e afferma prepotentemente di stare in regola ma rispetta sempre e solo quei fattori numerici di dotazioni organiche che consentono profitto e sfruttamento delle risorse.
Ci aspettiamo dal Governo e dal Ministro della Salute Speranza un intervento definitivo che riporti al centro dell’analisi politica quanto sta accadendo – concludono i sindacalisti ULS – fino ad arrivare ad una riforma poderosa dell’attuale impianto del Sistema Sanitario Nazionale, prevedendo un contratto unico sia dal punto di vista normativo che economico per tutte le lavoratrici e i lavoratori che garantiscono la Salute nel Paese. Non si permetta più di fare profitto ai gruppi imprenditoriali in un far west di CCNL e decreti, la via da seguire è già scritta e si trova all’art.32 della Costituzione.
Il Direttivo Nazionale ULS