Le lavoratrici e i lavoratori del comparto della sanità privata non vedono un rinnovo contrattuale da 12 anni, tranne singole realtà, e se lo stanno vedendo negare a causa delle associazioni datoriali di settore (Aiop e Aris) che richiedono un maggior intervento economico delle Regioni per la copertura dei costi per il rinnovo del contratto nazionale– dichiarano Anna Rita Amato e Antonino Gentile del Direttivo nazionale ULS. È utile chiarire il concetto preliminare per cui la Sanità e il diritto alla salute di ogni cittadino per il nostro Servizio Sanitario Nazionale sarà sempre un costo nella casella degli equilibri economici finanziari programmati. La logica conseguenza dell’aziendalizzazione, figlia di secondo letto della riforma del SSN, in questi anni ha favorito l’instaurarsi di un regime di concorrenza tra strutture pubbliche e private convenzionate. Queste ultime se dotate dei requisiti tecnologici, strutturali, professionali e organizzativi minimi richiesti per l’esercizio dell’attività sanitaria, rientrano nell’alveo del SSN e possono quindi erogare prestazioni assistenziali, rimborsate a suon di DRG dalle Regioni per mezzo anche di budget stanziati annualmente.
Viene in aiuto uno studio R&S Mediobanca del 2016 sui dieci maggiori gruppi ospedalieri privati italiani – osservano dal Direttivo nazionale – che ha mostrato fino al 2014 un fatturato totale pari a quasi 3,9 miliardi di euro e un totale attivo di 4,9 miliardi. Strutture finanziare solide che dall’ industria privata salute, convenzionata con il SSN pubblico pagato dai cittadini con le tasse, traggono profitto e consolidano patrimoni che nelle disponibilità liquide superano in alcuni casi i debiti finanziari.
In questo fiorire di bilanci positivi si trovano purtroppo i lavoratori del comparto che vedono fermi gli stipendi e congelati i diritti da 12 anni. Ci chiediamo se la richiesta di intervento finanziario delle Regioni sia legittima qualora i bilanci presentati dalle strutture sanitarie private siano così redditizi per i padroni. Le organizzazioni sindacali che siedono al tavolo delle trattative con le maggiori associazioni datoriali della sanità privata, prima di mobilitare circa 30000 lavoratori sotto le sedi istituzionali, avranno richiesto di prendere visione e valutare i recenti bilanci datoriali? Non possiamo che auspicarcelo – concludono i due sindacalisti – visto che se da un lato la sanità pubblica viene giustamente difesa e si chiedono maggiori risorse, a tutela dell’art. 32 della Costituzione, dall’altro però si richiedono per la sanità privata, che fa profitti con i posti letto quasi tutti pagati dal SSN, altrettante risorse pubbliche. E se i padroni utilizzassero parte del proprio guadagno per coprire 12 anni di mancato rinnovo contrattuale?