“Un uomo costretto ad oltre sette ore e mezza di passione, segnate da una corsa tra una struttura e l’altra e culminate nel trasporto in eliambulanza nell’unica struttura operativa che era fuori regione, quella dell’ospedale Cardarelli di Napoli, prima di ricevere adeguate cure rispetto ad una embolia gassosa. Un sub che ha avuto un incidente, dopo una immersione nel mare di Sperlonga, che oggi si trova con una invalidità del 100% e l’impossibilità di svolgere la propria attività professionale. Un percorso lungo, anzi, lunghissimo e segnato da mille ostacoli ed incognite che vedranno questo uomo sottoporsi, senza che sia possibile ad oggi stabilirne gli esiti, a cure e controlli estenuanti. Il tutto perché nel Lazio non esiste una camera iperbarica operativa. Assenza che emerge in tutta la sua drammaticità ed evidenza in una regione, come il Lazio, a forte vocazione turistica, caratterizzata dalla presenza di oltre 130 km di costa che vanno dal confine con la Toscana a quella con la Campania, in cui si praticano con sempre maggiore frequenza sport quali il diving e diverse attività di immersione che, complice anche un clima mite, si svolgono nell’arco di quasi tutto l’anno e non si concentrano solo nel breve periodo estivo. Fattori che, evidentemente, chi governa questa Regione non ha tenuto in alcun modo conto considerato che oggi dei pochi centri esistenti nel Lazio, come quello dell’Icot di Latina chiuso due anni fa, o quello dell’Umberto I di Roma, non ne funziona neanche uno. Ragioni per cui chi viene, malauguratamente, colpito da una embolia gassosa, cosiddetta disfunzione da decompressione, legata proprio all’attività del sub, per ricevere adeguate cure è costretto a veri e propri viaggi della speranza senza alcuna rassicurazione sul piano dell’efficienza, della tempestività e della qualità di una assistenza che per patologie tempo dipendenti come questa sono fondamentali per ridurre gli esiti e assicurare la vita stessa del paziente. Ho appreso di questa che ritengo essere una gravissima emergenza per l’offerta sanitaria del Lazio, e una tragedia sul piano umano per chi è stato protagonista di questa vicenda, in questi giorni. Ho deciso, quindi, di inviare immediatamente una nota al presidente della regione Lazio, Nicola Zingaretti, e all’assessore alla sanità, Alessio D’Amato, invitandoli ad una riflessione sui motivi per cui una regione come il Lazio non abbia strutture pubbliche o convenzionate provviste di una camera iperbarica funzionante ed operativa, chiedendogli di conoscere perchè quelle esistenti sono state chiuse e, soprattutto, se questa Regione, e quindi chi la governa, intende agire mettendo in atto tutte le azioni urgenti e necessarie affinchè quello che rappresenta un gravissimo gap nell’assistenza sanitaria regionale venga colmato. Domande che non ho alcuna intenzione di abbandonare al campo della mera retorica e che ripresenterò in aula al question time con una interrogazione urgente a risposta immediata che porterò in discussione nel primo consiglio utile. Spiace constatare, ancora una volta, è che nonostante tante promesse e proclami il sistema sanitario del Lazio sia ancora segnato da criticità e mancanze che hanno quale unico risultato quello di privare i nostri cittadini di cure adeguate e di una presenza capillare, sotto il profilo dei servizi e delle prestazioni sul territorio. Criticità che, come in questo caso, non solo gravano sulla qualità della vita di un paziente ma che rischiano di inficiarne la stessa sopravvivenza devono essere affrontate e risolte. Vogliamo risposte chiare in merito sperando che Zingaretti e l’assessore D’Amato si rendano conto che questa vicenda drammatica poteva essere evitata”.
Lo dichiara in una nota il presidente della commissione regionale sanità, Giuseppe Simeone