“La sanità della provincia di Latina e del Lazio è diventata come il curioso caso di Benjamin Button che anziché crescere regredisce sino a tornare in fasce. Il paragone nasce a seguito di quanto abbiamo appreso in queste ore in merito ad una situazione che definire anomala sarebbe un complimento. Mi riferisco al caso di un biologo che per anni ha svolto presso una struttura ospedaliera della provincia di Latina il ruolo di collaboratore professionale sanitario, tecnico di laboratorio biomedico, pur, a quanto si apprende e stando la normativa in materia, non avendo il titolo specifico richiesto. Il biologo in questione, inoltre, non ha lavorato un giorno ma per quasi dieci anni, in un ruolo diverso dal proprio, con contratti a tempo determinato rinnovati di anno in anno sino ad oggi acquisendo, tra l’altro, per quel profilo professionale i requisiti necessari ad accedere alla stabilizzazione dei precari della sanità previsti dal decreto ministeriale del marzo 2015. E qui al danno si aggiunge la beffa. Partecipando ad uno dei concorsi indetti per la stabilizzazione dei precari nel Lazio il biologo si accorge di non avere il titolo per accedere. Contestualmente, sembrerebbe, che dell’errore si sia accorta anche la Asl di Latina profilando il licenziamento del “tecnico abusivo”. Tutti elementi che se messi in fila mostrano ancora una volta il caos che regna nella normativa di settore e nella sanità della nostra regione dove sembra siano già emersi altri casi analoghi. Si tratta dello stesso paradosso che potrebbe coinvolgere il medico che, in caso di necessità, svolge i compiti di un infermiere. Ci domandiamo come sia possibile che nessuno, per anni tra l’altro, acquisito il curriculum del biologo in questione non si sia accorto che il titolo indicato era quello di laurea in biologia e non quello relativo a collaboratore professionale sanitario, tecnico di laboratorio biomedico.. E, soprattutto, è inaccettabile che a pagare le spese di una evidente svista oggi sia chi, dopo aver svolto per anni il proprio lavoro, rischia di pagare per responsabilità non proprie vedendosi preclusa ogni possibilità di stabilizzazione per il futuro. In un colpo solo, infatti, questo biologo non solo si trova chiusa la strada della stabilizzazione ma rischia anche di non avere più un lavoro e, nelle ulteriori peggiori delle ipotesi, di essere denunciato per esercizio “abusivo” della professione. Al di là dei pareri strettamente personali mi auguro che quanto accaduto trovi, nell’interesse del biologo in questione e di tutti coloro che si trovano in condizioni analoghe, un epilogo segnato dal buon senso e, ovviamente, dal rispetto della normativa. Non è giusto, infatti, che a pagare l’errore di un altro sia chi ha lavorato anni dedicando tutto se stesso per contribuire a migliorare l’assistenza sanitaria e le prestazioni a vantaggio dei cittadini”.
Lo dichiara in una nota il consigliere regionale di Forza Italia, Giuseppe Simeone