“I pediatri convenzionati nel Lazio sono sempre meno e, moltissimi di quelli che sono rimasti, sono anziani, stanchi e prossimi al pensionamento. Il limite fissato per ogni medico è di 800 bambini, ma già adesso sono tanti, troppi i dottori che arrivano a seguire fino a mille piccoli pazienti, con tutte le difficoltà e le criticità del caso. La situazione è grave a Roma, ma è una vera e propria emergenza nelle province, dove per una visita i bimbi possono arrivare a fare anche 70 chilometri prima di raggiungere lo specialista assegnato”. Lo scrive in una nota il consigliere regionale del Lazio della Lega, Daniele Giannini, membro della Commissione Sanità. “La questione è preoccupante – prosegue – e rischia di peggiorare nei prossimi tre anni, dal momento che il turnover non c’è o quel poco che c’è non riesce a a stare al passo coi pensionamenti. Scegliere un pediatra per una famiglia è pressoché impossibile, bisogna anzi avere fortuna di trovarne uno libero vicino casa. In questi anni però la politica non è stata in grado di trovare soluzioni e ha assistito impassibile a una situazione che si sapeva essere tale. La soluzione nel lungo termine – spiega ancora il consigliere – può e deve essere quella di togliere il numero chiuso a medicina, che anche quest’anno ha impedito a decine di migliaia di nostri giovani volenterosi di poter accedere al corso di laurea, mentre nel breve termine occorre, da subito, che il Lazio segua l’esempio di regioni come Piemonte, Toscana ed Emilia Romagna e dia la possibilità agli specializzandi in pediatria del quarto e quinto anno di collaborare con gli studi convenzionati, non solo nella Capitale, ma in tutto il territorio laziale, in modo da rendere meno gravoso il lavoro dei pediatri rimasti in convenzione con il SSR del Lazio. Ad oggi se un pediatra non può lavorare, viene sostituito al massimo da un collega già in pensione. È un sistema che non può durare a lungo. Oggi come ieri, purtroppo, al di là della politica degli annunci, manca la volontà politica di intervenire e risolvere concretamente i problemi – conclude Giannini – cosa a cui, nella nostra regione, da molto tempo non siamo più abituati”.
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