Si è svolto questa mattina un presidio partecipato presso la sede INPS Roma Tuscolana contrario alla sospensione del reddito.
Con la sospensione del Reddito di Cittadinanza, comunicata via Sms venerdì scorso a 169 mila famiglie, il governo Meloni mette l’acceleratore sulla sua guerra ai poveri e a chi vive di lavoro precario e sottopagato. La città di Roma è la seconda in Italia dopo Napoli per numero di sospensioni già comunicate e sono previste altre 80 mila comunicazioni a livello nazionale fino a settembre.
Un attacco diretto ai tantissimi che in questo Paese non trovano un lavoro data la disoccupazione strutturale o che in questi anni sono stati costretti a lavorare per salari sottopagati o a nero. Il problema non è il reddito, ma il mondo del lavoro. Siamo stanchi della narrazione per cui i percettori di reddito sarebbero degli scansafatiche. La verità è che in Italia ci sono contratti regolari, firmati dai sindacati confederali, che prevedono paghe da fame. Questo non è lavoro è sfruttamento. E viviamo in un Paese in cui i salari sono diminuiti negli ultimi trent’anni a causa di politiche di centro-destra e centro-sinistra.
È il momento di mobilitarsi di fronte a un esecutivo che sceglie di fare pagare questa crisi a chi non arriva a fine mese. Il governo Meloni mentre toglie 2 miliardi e mezzo sul reddito, mentre continua a dare oltre 21 miliardi alle imprese, aumenta la spesa militare per la guerra che nel 2023 raggiungerà 27.7 miliardi (+ 800 milioni dal 2022) e legittima un’evasione fiscale che nelle stime raggiunge la cifra attorno ai 100 miliardi all’anno.
In continuità con le proteste a Napoli nei giorni scorsi, mobilitiamoci e organizziamoci contro la sospensione del reddito e per la dignità del lavoro, continuando le campagne e le leggi di iniziativa popolare per un salario minimo di 10 euro l’ora e per l’introduzione del reato di omicidio sul lavoro.
E oggi più che mai diciamo: soldi al reddito e non alla guerra!