Nonostante il comunicato ufficiale a firma del vice presidente della commissione Ambiente della Regione Lazio Enrico Forte parli di soluzione in tempi brevi per il caso Sep, ai rappresentanti del comitato Mazzocchio è bastato essere lì, in quella riunione organizzata in fretta e furia a ridosso della pausa pranzo e dove non è stata data possibilità di replica nemmeno ai sindaci presenti, per capire come la realtà sia diversa. Non c’è nessuna volontà di risolvere la situazione, che sarà risolta molto probabilmente dalla procura, ma soprattutto la Regione Lazio, area ciclo dei rifiuti, sapeva dal 2016 che la Sep invece di produrre compost sversa sui terreni rifiuti.
La dottoressa Fabozzi, direttrice di Arpa Latina, audita in commissione senza destare inspiegabilmente lo stupore dei presenti che hanno continuato a ribadire di voler organizzare un’altra audizione in presenza dell’assessore Buschini, ha infatti candidamente ammesso che l’Arpa, oltre ad aver eseguito diversi controlli per ordine delle procure di Roma e Latina, ha eseguito nel 2016 un controllo le cui risultanze sono state consegnate alla Regione Lazio, direzione area ciclo dei rifiuti. Un controllo sul prodotto in uscita di Sep ritenuto non conforme a legge. Incamerando Sep rifiuti e non fiori secchi è ovvio che se da quell’impianto non esce compost, quello che è stato sversato sui campi e viene venduto agli agricoltori altri non è che rifiuto, che contiene scarti plastici, percolato e chissà che altri resti di rifiuti speciali (Sep ne riceve centinaia di tipologie)
“Quello che ci lascia esterrefatti e che ci spinge a predisporre un nuovo esposto da inviare alle procure di Roma e Latina – spiegano dal comitato – è come sia possibile che un impianto autorizzato a produrre compost e che in realtà produce rifiuti, non solo non sia stato fermato ma anzi sia stato premiato dalla stessa direzione regionale dei rifiuti (che fa capo al direttore Mauro Lasagna e a cui la dirigente Flaminia Tosini, per fare un esempio, è stata riconfermata per altri tre anni) con ulteriori 50 tonnellate al giorno di rifiuti in ingresso nel giugno scorso. Quindi non solo l’autorizzazione non è stata revocata ma una modifica in deroga ha implementato il volume d’affari dell’impianto. E’ stata sempre la dirigente dell’Arpa a ritenere l’atto autorizzativo di Sep essere stato concesso in modo “molto veloce” e sempre lei a svelare quella che ha tutta l’aria di essere una copertura per l’istituzione regionale che, al sentore delle sirene della procura, pare stia predisponendo tutti gli atti, vedasi la riunione di ieri, per scaricare ancora una volta la propria responsabilità e per garantire una campagna elettorale serena ai propri membri. Secondo quanto dichiarato da Arpa, infatti, su Sep non sarebbe ancora stato concluso l’iter di monitoraggio e controllo perché la stessa azienda non avrebbe risposto ad alcune richieste di Arpa che su quei chiarimenti dovrebbe emettere relazioni e pareri tecnici. Insomma, tutto bene madama la marchesa. Sep non risponde, la Regione è formalmente nel giusto e tutto può continuare a svolgersi così, nonostante ci sia a rischio la salute di centinaia di migliaia di persone”.
“Ci chiediamo – concludono i cittadini – come sia possibile che un’azienda che dichiara di produrre compost, non venga fatta chiudere dopo che si è accertato che il prodotto in uscita sia in realtà un rifiuto. Perché nessuno è intervenuto lasciando che Sep inquinasse mezza provincia pontina ma la Regione è rimasta in attesa di risposte dall’impianto? Forse perché le scellerate politiche regionali in tema di rifiuti hanno portato alla creazione, anche nello smaltimento dell’umido, a un regime di monopolio di fatto come quello che ha permesso a Cerroni di tenere sotto scacco la Capitale? Allora Zingaretti non venga a Latina a dire che il problema è Roma, Forte non ci inviti in commissione sostenendo di avere a cuore una situazione che il partito di cui fa parte conosce da almeno 3 anni. Non ci prendano in giro ma anzi si assumano le proprie responsabilità invece di scaricare barile. A noi non resta che sperare nella magistratura che speriamo però faccia luce non solo sui responsabili ma valuti anche la possibile esistenza di atti omissivi e oppure di deficit di vigilanza che hanno agevolato lo svilupparsi dello stato di cose a cui siamo arrivati”.