E’ con senso di disgusto ma anche di forte indignazione umana e morale, che apprendo della morte a soli 64 anni di Giuseppe Nardi di Sermoneta, tetraplegico a causa di un incidente stradale avvenuto nel 1991 e dal quel giorno in perenne ricerca di solidarietà e sostegno tangibile per sperare in un destino meno bestiale che la sorte gli ha riservato.
Ma più del destino cinico, baro e bestiale, il percorso dal 1991 del povero Giuseppe è stato costellato da una burocrazia sorda ad ogni richiamo di civiltà, buon senso e comprensione per le difficilissime condizioni umane in cui era costretto a vivere: con zero sostegno economico, continue e inascoltate richieste di aiuto, tanto da fargli gridare forte la sua determinazione all’eutanasia.
Anni di richieste, appelli, scioperi della fame, per non vedersi riconosciuto il diritto alla dignità umana si sono infine infranti contro una complicazione renale che l’ha condotto ieri al decesso.
In un Paese che si autoproclama, a parole, vicino ai più deboli, agli emarginati a chi ha bisogno, veramente, si frappongono ostacoli insormontabili per piccole e spesso insignificanti problematiche, mentre si rilasciano ai soliti furbi e noti, ricche pensioni d’invalidità e assegni di accompagnamento, per tanti senza averne alcun diritto.
Nessuno in questi anni ha ascoltato le grida di sofferenza di Giuseppe, l’hanno lasciato solo nel suo letto di dolore, in maniera colpevole e discriminatoria.
Il suo decesso è un vero e proprio delitto sociale, che non ha nessuna giustificazione.
Per questo non posso che condannare tutti quelli che negli anni potevano dargli una mano e invece con ostinata negazione si sono girati dall’altra parte, rifugiandosi nei codicilli burocratici di leggi e regolamenti, che non tengono conto dei drammi umani.
Vergogna!
Gina CETRONE
(NDC)