“La delibera regionale, con cui la giunta Zingaretti ha approvato le linee guida per la predisposizione di una proposta di legge sul riordino del servizio idrico integrato, ci sembra scollegata dai processi sviluppati negli ultimi anni e dalle esigenze reali di questo settore. Questo atto non innova e conferma invece l’ultradecennale inadeguatezza della Regione Lazio a svolgere il ruolo di governo che il processo di riforma dei servizi idrici richiederebbe. Non si prendono in considerazione, né tanto meno si valorizzano, le esperienze positive che hanno coniugato l’efficienza dei servizi con un regime tariffario in linea con quanto previsto a livello nazionale. Il risultato è la creazione di un nuovo carrozzone: l’Ente d’ambito regionale (E.A.R.) che contraddice quanto previsto dalla spending review sull’eliminazione degli sprechi, il contenimento della spesa, l’ottimizzazione delle risorse. Il tutto con un ulteriore allontanamento dalle esigenze effettive dei cittadini. Oggi tariffe, piani economici finanziari, convenzioni di gestione, regolamenti di utenza, non sono più di competenza della Regione o degli Enti d’Ambito, ma dell’Autorità dell’Energia Elettrica ed il Gas che opera con una visione nazionale e con una logica di unificazione a tutela degli utenti e dei consumatori. Abbiamo, dalla Giunta Badaloni – Meta, dal 1996 in poi, impostato un modello di gestione dei servizi idrici che puntavano alla efficienza mettendo insieme le esperienze dei Comuni e di chi ha la tecnologia per gestire le risorse idriche. Senza procedere alla costituzione di organismi terzi, costosi, inutili e pletorici, questo modello aveva fatto del Lazio un punto di riferimento per molte Regioni. L’istituzione dell’Ente di ambito regionale, dotato di autonomia organizzativa, amministrativa e contabile, cui affidare i compiti delle attuali Ato costituisce pertanto, oltre che un’operazione di retroguardia, un clamoroso passo indietro rispetto al processo di eliminazione degli enti superflui e di riduzione dei costi della politica che è alla base delle norme nazionali che, a partire dal 2010, hanno soppresso le Autorità d’ambito. Del tutto sbagliata, oltreché inutile è l’ipotesi formulata nella delibera di utilizzare un’unica Assemblea dei Sindaci, peraltro espropriata di ogni potere e depotenziata a funzioni meramente consultive in materia di piani d’Ambito e carte dei servizi. Un Ato unico regionale che mantenesse l’attuale organizzazione in sub-ambiti oltre a valorizzare le esperienze positive consentirebbe alla Regione di assicurare più adeguati livelli di operatività anche nei sub-ambiti che si sono dimostrati meno efficienti. L’esperienza ha dimostrato che il livello di funzionamento di questi organismi è inversamente proporzionale alla sua numerosità: la massima efficienza ed operatività si è avuta in questi anni nell’Ato di Latina che riunisce solo 38 Sindaci, il livello minimo si è avuto invece nell’Ato di Roma, il più numeroso, che, malgrado la presenza maggioritaria del Comune di Roma, non è stato nemmeno in grado nel 2013 di approvare le proposte tariffarie per l’AEEG. Recuperare quanto di positivo le Conferenze dei Sindaci hanno finora espresso mantenendone, anche se all’interno di un Ato unico, l’attuale articolazione è la strada maestra per garantire effettivi e concreti processi di efficienza. La stessa istituzione della figura del Garante operata, sedici anni fa, era necessaria per riempire il vuoto che caratterizzava il sistema italiano nel rapporto con gli utenti ed i consumatori. Oggi la situazione si è evoluta sia a livello regionale con la costituzione nei diversi ambiti degli organismi di tutela degli utenti e dei consumatori, che a livello nazionale, con i nuovi compiti attribuiti ad AEEG. Con la riproposizione della figura del Garante la delibera evidenzia la distanza della Regione dai processi reali che si sono determinati nel campo dei servizi idrici nel Lazio. Il Garante regionale è, infatti, una figura superata che andrebbe sostituita da una capacità della Regione di sviluppare ulteriormente le esperienze concrete degli OTUC raccordandole con i nuovi orientamenti che a livello nazionale promuoverà AEEG.Con il servizio idrico non possiamo tornare ad una modello “nazionalistico”e anacronistico. Dobbiamo andare avanti in un processo che, peraltro, non è esclusivo di qualcuno ma è stato, ed è, patrimonio di chi ha fatto amministrazione negli enti locali, di destra e di sinistra. Alla luce di queste riflessioni, intendo presentare nei prossimi giorni una proposta di legge sul servizio idrico integrato che, diversamente dalla giunta Zingaretti, attualizza quanto previsto dalla legge 6/96 (legge Badaloni/Meta), mettendo insieme le esperienze positive maturate in questi anni e risolvendo le criticità emerse raccogliendo i suggerimenti, le proposte e le riflessioni fatte da più soggetti in questi anni. Una proposta di legge che rende centrale il ruolo della Regione Lazio che assumerebbe a sé le funzioni del Garante regionale e quelle dell’Osservatorio delle risorse idriche. Solo in questo modo la Regione si riappropria il ruolo di governo e di riforma del servizio idrico, diversamente è solo illusione”.
È quanto dichiara il consigliere regionale di Forza Italia, Giuseppe Simeone, in merito alle linee guida per la predisposizione di una proposta di legge sul riordino del servizio idrico integrato. Presto una proposta di legge che rispetta le esperienze positive compite dal ’96 ad oggi e valorizza i progressi compiuti nel settore in questi anni.
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