Stanno conducendo Sezze sull’orlo del baratro. Al collasso. Ora che la Comunità Europea chiede conto agli amministratori dei milioni di euro di cui hanno usufruito per l’Ecomostro di Via Piagge Marine, ora che dalla Corte dei Conti arrivano richieste di chiarimento su debiti fuori bilancio per centinaia di migliaia di euro, ora che l’esposizione finanziaria della SPL comincia ad apparire insostenibile, ora che situazioni come quella riferita al complesso dei Campi da Tennis fanno temere ulteriori novità in negativo, ora che anche per il Monastero delle Clarisse o per Palazzo Pitti sembrano finiti i tempi da Fabbrica di San Pietro, ora che il lodo Dondi incombe come una spada di Damocle, proprio ora che coloro che stanno conducendo la città al dissesto finanziario dovrebbero addurre una qualche giustificazione per l’operato poco responsabile, proprio ora svicolano, si rimpallano responsabilità, parlano del sesso degli angeli. Lo scandalo Anfiteatro non si fermerà certo qui.
L’impegno di Movimento Libero Iniziativa Sociale ha fatto della questione un caso di grande interesse. Si è mossa la UE e ci hanno contattato media nazionali. Siamo riusciti anche a superare l’ostacolo di Striscia la Notizia, che con un servizio taroccato aveva dato spazio ad una sola campana, quella del sindaco Andrea Campoli, senza ascoltare le ragioni di chi da anni è impegnato per fare luce su questo caso. Da Brumotti furono fornite cifre non corrispondenti al vero, evidentemente suggerite, mentre il primo cittadino di Sezze chiedeva dai microfoni ulteriori 800 mila euro per portare a termine lo scempio. Se la Comunità Europea ha finanziato circa 2 milioni di euro come si evince dal documento fatto pervenire al Comune dalla Regione Lazio, ad essi va aggiunta la quota spettante all’ente locale (Brumotti invece parlò di un solo milione in totale). Una somma rilevante, utilizzata per deturpare un’area verde, distruggere l’Anfiteatro progettato da Piacentini e per alzare l’Ecomostro, fra l’altro nemmeno portato a termine e nel frattempo, per mancata custodia, vandalizzato. Una struttura orribilmente kitsch e sottodimensionata rispetto all’originaria. Perché resta fra l’altro incomprensibile come si sia potuti arrivare a concepire l’abbattimento di gradinate naturalmente adagiate sul declivio della collina, che potevano ospitare oltre 10 mila spettatori, per edificare un obbrobrio per il contenimento di sole 1500 persone. Non possiamo non tornare a ricordare per l’ennesima volta come decisioni scellerate condussero ad accantonare un progetto già approvato che avrebbe consentito la ristrutturazione e la messa in sicurezza del complesso del Teatro Italiano con soli 350 mila euro.
Resta la vicenda dei fondi Docup, quelli su cui vuole fare luce la Comunità Europea. Fondi destinati a ristrutturare e valorizzare ma utilizzati in maniera impropria. Ora attendiamo l’arrivo della commissione regionale che, su spinta UE, dovrà andare a verificare quanto accaduto. Da parte nostra ci sarà il massimo impegno, insieme al gruppo radicale alla Regione Lazio, affinché si vada fino in fondo per fare chiarezza.
Movimento Libero Iniziativa Sociale