“Il sistema di presa in carico dei pazienti cronici da parte della Asl di Latina non funziona o non funziona adeguatamente. Solo in questo modo si può spiegare quanto accaduto ad una donna di 68 anni che è stata costretta, suo malgrado, a scontrarsi con le falle di un sistema che dovrebbe assicurare e garantire il diritto alla cura e alla salute e che, invece, non fa che aumentare il disagio di persone già gravate da malattie altamente invalidanti e aggressive come quella che il carcinoma al seno rappresenta. A Maria, il nome è di fantasia, è stato diagnosticato nel 2001 un carcinoma infiltrato. E’ stata quindi sottoposta ad intervento chirurgico di asportazione del seno destro. Sono seguiti cicli di chemioterapie che le hanno comportato effetti collaterali molto seri. Lo stato di salute della donna, nel giro di poco tempo, si è complicato a causa dell’insorgere di altre patologie che la costringono ad assumere quotidianamente diversi farmaci fondamentali sia per darle una migliore qualità che a preservare la vita stessa. In tale contesto le è stato approntato un piano terapeutico dalla Asl di Latina con scadenza annuale. Quest’anno la scadenza era fissata a dicembre 2020, peccato che, alla presentazione della richiesta di rinnovo del piano terapeutico, la Asl di Latina le avrebbe prenotato la visita di accertamento a febbraio 2021 in regime di convenzione al costo di 32.28 euro. Un paradosso considerato che attendere due mesi solo per effettuare un accertamento propedeutico alla revisione di un piano terapeutico salva vita rappresenta una contraddizione in termini rispetto alla presa in carico di un paziente oncologico con la compromissione accertata del quadro clinico e di salute che non può permettersi di attendere i tempi della burocrazia e della disorganizzazione interna alla Asl di Latina. Un paradosso a cui si aggiunge la beffa di sentirsi di dire che, come per magia, i tempi di attesa previsti si sarebbero potuti quasi cancellare alla modica cifra di 100 euro, ricorrendo ad una visita di accertamento in regime di libera professione. Un fatto gravissimo che nasce dalla mancata, o dalla fallace presa in carico del paziente da parte della Asl di Latina, che sarebbe dovuta avvenire a priori con una programmazione degli appuntamenti, connessi alla revisione del piano terapeutico, già all’ultima visita effettuata. La disorganizzazione che regna sovrana nella Asl di Latina, che noi denunciamo da anni, sta ledendo i diritti alla salute e alla cura di nostri cittadini, li sta condannando se non alla morte, nel caso di diagnosi tardive legate alle lunghissime liste di attesa, ad una vita più complessa di quella che le patologie invalidanti di cui soffrono, già li costringe. In questo contesto, considerata la drammaticità della situazione a cui questa donna, è costretta a convivere da venti anni, al fine di dare dignità e rispetto di diritto di accesso a quelle cure ho inviato una nota al direttore generale della Asl di Latina, Giorgio Casati, al presidente Zingaretti, e all’assessore alla sanità, D’Amato, chiedendogli di verificare l’accaduto e di procedere a mettere in campo tutte le azioni necessarie al fine di consentire alla paziente di sottoporsi alle visite e alla relativa revisione del piano terapeutico di cui necessita. Il tutto anche nell’ottica di una presa in carico che consenta, non solo per Maria ma per tutte le persone che purtroppo si trovano in una situazione analoga, di avere una vita dignitosa”.
Lo dichiara in una nota Giuseppe Simeone, capogruppo di Forza Italia al Consiglio regionale del Lazio e presidente della commissione Sanità, politiche sociali, integrazione sociosanitaria e welfare