“E’ inaccettabile quanto sta emergendo sulla presenza di arsenico nell’acqua nell’area nord di Roma. E’ vergognoso che un problema che si pensava risolto sia in realtà stato trascurato mettendo a rischio la vita dei nostri cittadini. E’ paradossale che per quasi un decennio sotto una apparente serenità si celasse una vera e propria bomba sotto il profilo ambientale, della sicurezza e della salute pubblica. La presenza di arsenico nell’acqua è un problema che può essere risolto e deve essere risolto con interventi rapidi e definitivi. La logica, quella purtroppo seguita sinora, impostata sull’inerzia, agevolata da continue richieste di deroghe alla Comunità Europea, si è dimostrata non solo fallimentare ma ha messo a rischio la salute dei nostri concittadini. Le famiglie del XIV e XV Municipio di Roma che stanno facendo i conti con un disservizio e con il timore di aver usufruito per mesi di acqua non potabile e contaminata da pericolosi batteri. Stiamo parlando delle tante aziende agricole e zootecniche che hanno utilizzato questa acqua per irrigare i campi ed abbeverare il bestiame. Stiamo parlando di prodotti derivati che potrebbero essere stati contaminati. Ed oggi? Si contano i danni. Non si può continuare a procedere sull’onda dell’emergenza, o dell’emotività del momento, quando in gioco ci sono la sicurezza e la salute. Il quadro che abbiamo di fronte è gravissimo, ci sono tante responsabilità ma prima di tutto c’è l’imperativo di risolvere il problema. I mezzi ci sono, servono capacità e coraggio. Nel tanto contestato Ato 4, ad esempio, l’annoso gap della presenza di livelli di arsenico fuori dalla norma è stato affrontato in modo risolutivo, autonomo e definitivo prima della scadenza dell’ultima deroga concessa dalla Comunità europea. L’Ato4 con un investimento complessivo di oltre 14 milioni di euro (1 milione e 400 mila euro investiti a Castelforte, 5 milioni di euro a Cisterna, 6 milioni e 200 mila euro ad Aprilia, 1 milione e 500 mila euro a Sermoneta e Cori ) ha risolto il problema arsenico. L’Ato 4 con proprie risorse (basta pensare che dalla Regione Lazio sul totale degli investimenti ha partecipato solo per Cisterna e solo per 2 milioni di euro) ha realizzato dearsenizzatori, nuove condotte, impianti di trattamento e disinfezione con tempi rapidissimi. Tutto questo a dimostrazione del fatto che la soluzione all’arsenico sta nella capacità di mettere in atto programmi strutturali, investendo sulla qualità dell’acque attraverso impianti di trattamento puntando sulla prevenzione, su infrastrutture e su ricerca. Le politiche superficiali sono la prova di una classe dirigente distante dai bisogni della comunità che rappresenta. Oggi è necessario un atto di responsabilità condiviso e un’azione mirata. Gli strumenti ci sono dimostriamo di avere la capacità di metterli in campo”.