«L’Europa non puo’ essere solo il peso del rigore ma anche lo scenario delle opportunità. La Regione punta sui fondi comunitari per attivare politiche anti cicliche per la ripresa. Crisi della Findus, problemi alla Selex, ora anche Plasmon sono i nervi scoperti di una fase difficile per l’economia pontina. E dietro di loro c’è un tessuto di fornitori, sub fornitori e piccole imprese, che è andato in tilt. La disoccupazione aumenta e non ci sono cenni di ripresa. In questo contesto dobbiamo fare un “patto per Latina” che veda protagonisti gli attori della politica, a tutti i livelli, e le parti sociali per creare le condizioni per avere ed usare questi fondi. Dobbiamo trasformare la crisi in occasione per rilanciare la competitività del sistema Latina, competitività che deve essere argine alla desertificazione industriale che rischiamo. La tutela del manifatturiero, gli investimenti nell’innovazione di sistema e di prodotto, la capacità di attivare nuovi modelli di formazione che ci consentano di mettere nel circuito virtuoso le intelligenze dei nostri giovani, sono le sfide. Dobbiamo trasformare la crisi da ostacolo ad incentivo. Quello che dobbiamo affrontare è il nodo della competitività, del rapporto banche – territorio, della necessità di creare strumenti di intervento rapidi ed efficaci a disposizione delle aziende. Una strada per emergere da questo baratro è rappresentata dai fondi europei. Facendo leva, con progetti credibili, su questi possiamo dare nuovo respiro ai distretti dal nautico all’agroalimentare, dal manifatturiero alle costruzioni. E la sfida vera è riuscire ad intercettare questi programmi, all’interno e all’esterno del Paese Italia, superando la frammentazione che anche come provincia ci ha sempre contraddistinto. Non dobbiamo più rincorrere le emergenze ma costruire un sistema forte e radicato che parta dalla valorizzazione delle identità e si apra ai mercati nazionali ed internazionali. L’Europa matrigna potrebbe tornare ad essere madre e su questo non dobbiamo dividerci, un patto di territorio, di comunità, di dignità per una realtà che negli anni del boom economico propria di un patto simile ha preso, ed in prima classe, il treno della crescita. Il nuovo treno si chiama Europa, da chi gestisce le rotaie, a chi fa i biglietti, a chi guida la stazione dobbiamo avere il contributo per far fermare il treno qui e per iniziare il nuovo viaggio. Noi siamo pronti senza chiedere nulla in cambio. Partiamo dalle realtà che esistono sul territorio, incentiviamo le nuove imprese, sosteniamo i distretti che sono la spina dorsale dell’economia pontina».