La sindrome coronarica acuta (SCA), ossia assenza totale o parziale di afflusso di sangue al tessuto miocardico con conseguente carenza di ossigeno ed elevato rischio di sviluppare necrosi cardiaca, si stima colpisca circa 135.000 soggetti in un anno in Italia. Per fare il punto sulla gestione clinica del paziente con SCA in Regione Lazio, dalla presa in carico del 118, al ricovero ospedaliero in Unità Coronarica, alla riabilitazione cardiologica post-evento, fino al follow-up gestito dal MMG, Motore Sanità ha organizzato il Webinar ‘PROGETTO SCA – GESTIONE CLINICA DELLA SINDROME CORONARICA ACUTA IN REGIONE LAZIO’, realizzato grazie al
contributo incondizionato di SANOFI e che ha visto la partecipazione delle Istituzioni, dei clinici e degli operatori sanitari a livello regionale.
Furio Colivicchi, Direttore UOC Cardiologia, Dipartimento di Emergenza, Presidio Ospedaliero “San Filippo Neri” Roma, ha spiegato “le Sindromi Coronariche Acute (SCA) sono tra le principali cause di
morte nella popolazione del nostro Paese e la loro gestione clinica rappresenta da sempre una priorità per il SSN. Negli ultimi dieci anni abbiamo assistito ad un progressivo miglioramento
nell’efficacia ed efficienza dei percorsi clinico-assistenziali per il trattamento delle SCA nella Regione Lazio. Al miglioramento delle cure ha corrisposto una significativa riduzione della mortalità, riconducibile soprattutto al crescente e tempestivo impiego delle procedure di rivascolarizzazione percutanea ed al miglioramento delle misure di prevenzione secondaria. La terribile pandemia che ci ha colpito rischia, tuttavia, di compromettere i positivi risultati conseguiti negli ultimi anni. Nei fatti, abbiamo assistito a minore afflusso di pazienti con SCA nei nostri ospedali. In molti casi, inoltre, i pazienti sono giunti tardi alle cure ospedaliere, con un conseguente incremento di casi con gravi complicazioni. Le possibili spiegazioni sono molte, sembra, tuttavia, che la preoccupazione di contrarre una infezione da coronavirus abbia tenuto i pazienti lontani dagli ospedali, nonostante sintomi rilevanti. Non siamo ancora in grado di comprendere quale sarà l’impatto di questa
situazione sul destino dei pazienti colpiti da SCA. I primi segnali sembrano tuttavia indicare che gli effetti siano stati molto negativi e che almeno una parte della mortalità in eccesso riscontrata negli ultimi mesi dipenda proprio da questa situazione eccezionalmente sfavorevole”.
“Le modalità di gestione della sindrome coronarica acuta e della successiva fase di riabilitazione e di pianificazione e conduzione delle strategie di prevenzione secondaria si sono modificate nel corso degli ultimi decenni, grazie alla presentazione e pubblicazione di numerosi studi clinici i cui risultati sono stati incorporati tempestivamente nelle linee guida internazionali correnti. I simposi e le presentazioni congressuali in tema di sindromi coronariche acute sono molteplici, data la rilevanza
epidemiologica della patologia, ma raramente contemplano nello stesso evento il percorso dalla insorgenza del dolore toracico, alla gestione pre-ospedaliera, ai trattamenti della fase acuta, alla fase di riabilitazione, fino alla gestione ambulatoriale della prevenzione secondaria (auspicabilmente) condivisa fra specialisti cardiologi e medici di medicina generale. Per l’insieme di questi motivi, l’evento di oggi ha la finalità di mettere a disposizione di tutti gli stakeholders interessati (specialisti cardiologi generalisti e interventisti, professionisti della emergenza-urgenza,
specialisti della riabilitazione, medici di medicina generale, associazioni scientifiche, autorità sanitarie, giornalisti di settore) il quadro più esaustivo possibile di quanto avviene nella pratica clinica nel percorso complessivo di un paziente affetto da sindrome coronarica acuta; i problemi che,
anche in un ambiente geografico tecnologicamente e culturalmente evoluto, rimangono tuttora aperti; le potenziali, e possibilmente realistiche, soluzioni per cercare di soddisfare i bisogni riconosciuti come ancora inevasi”, ha detto Aldo Pietro Maggioni, Direttore Centro Studi ANMCO.
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