In Italia il welfare si basa sulle famiglie. Lorenzo Gasparrini è il segretario generale di Domina. Associazione Nazionale Famiglie Datori di Lavoro Domestico. “Gli aiuti alle famiglie per la disabilità e la non autosufficienza sono ad oggi scarsi e frammentati- spiega Gasparrini-. In attesa che la riforma prevista dal Pnrr veda la luce, accogliendo parte delle richieste di Domina e delle parti sociali, sono oggi le famiglie italiane a farsi carico di una grossa fetta di welfare. Alcuni aiuti arrivano dalle risorse delle Regioni e dei comuni. L’Osservatorio Domina ha monitorato e mappato questi aiuti nell’ultimo Rapporto annuale“. Vi sono, molte esperienze di successo a livello comunale, che possono essere considerate progetti pilota da estendere in altre realtà. Per citarne alcuni, l’Osservatorio Domina segnala lo “sportello badanti” di Monza. Il progetto “Buon Vicinato” del comune della Spezia. La copertura previdenziale per gli assistenti familiari nella provincia autonoma di Bolzano. Il sostegno ai caregiver familiari nel comune di Reggio Calabria.
Aggiunge Gasparrini: “E’ importante favorire la permanenza delle persone non autosufficienti presso il proprio domicilio. Perciò occorre coordinare e armonizzare gli interventi e potenziare le risorse disponibili”. In alcuni casi, come in Emilia Romagna, per ricevere l’assegno di cura è sufficiente avere un anziano non autosufficiente all’interno del proprio nucleo familiare. Un meccanismo simile è presente in Basilicata, ma riservato alle persone con disabilità gravissima. In altri casi, come Toscana, Marche, Abruzzo e Campania, il contributo è esteso anche ai caregiver familiari. Oltre ai sussidi finanziari, vi sono altri tipi di servizi che possono essere messi a disposizione delle famiglie da parte delle Regioni. In Lombardia e Piemonte, ad esempio, vi sono agevolazioni nel trasporto pubblico per le persone con disabilità e per i loro accompagnatori.
La spesa dello Stato per la “Long Term Care” (Ltc) è fornita dalla Ragioneria Generale dello Stato. La spesa annuale per l’assistenza a lungo termine è pari a 32,8 miliardi di euro (1,85% del Pil). La voce più consistente è costituita dalle indennità di accompagnamento. Cioè prestazioni monetarie erogate a invalidi civili, ciechi civili e sordomuti. Per un totale di 14 miliardi di euro. Secondo i dati Inps, nel 2022 sono state erogate 2,2 milioni di prestazioni. Per un importo medio mensile di 501 euro. La seconda voce da considerare per la gestione della non autosufficienza è data dalle prestazioni sanitarie.
La Ltc comprende l’insieme delle prestazioni sanitarie erogate a persone non autosufficienti che necessitano di assistenza continuativa. La spesa annua è pari allo 0,77% del Prodotto interni lordo. La terza voce di spesa è rappresentata dagli ” interventi socio-assistenziali per le persone non autosufficienti”. E accoglie un insieme di prestazioni eterogenee, prevalentemente in natura. Erogate a livello locale per finalità socio-assistenziali rivolte ai disabili e agli anziani non autosufficienti. Si tratta della spesa pubblica annua relativa all’insieme delle prestazioni per assistenza a lungo termine. Di natura non sanitaria. E non riconducibili alle indennità di accompagnamento. Essa è stimata in 0,29 punti percentuali di Pil. Ovvero 5,1 miliardi complessivi.
Il welfare italiano pesa sulle famiglie. In attesa della riforma sulla non autosufficienza, ecco la mappa degli aiuti regionali. Un percorso intrapreso in maniera simile a quanto già sperimentato sul fronte dei figli a carico (con l’introduzione, da marzo 2022, dell’Assegno Unico e Universale). Nel 2022 è stato avviato l’iter per la riforma del sistema degli interventi in favore degli anziani non autosufficienti, che probabilmente vedrà la luce nel 2024. La legge delega è stata approvata dal governo Meloni in Consiglio dei Ministri lo scorso 19 gennaio. Con alcune modifiche rispetto al testo approvato dal governo Draghi ad ottobre 2022.
Il percorso prevede dunque il voto del Parlamento sulla legge delega e, successivamente, l’introduzione di nuove norme da parte del governo. La riforma ha l’obiettivo di semplificare l’accesso sociosanitario. E di definire progetti individualizzati che individuino e finanzino i sostegni necessari in maniera integrata. Favorendo la permanenza a domicilio, nell’ottica della deistituzionalizzazione. Un quadro illustrato nel quarto Rapporto annuale sul lavoro domestico dell’Osservatorio Domina. “Attualmente la gestione dei costi per l’assistenza ricade principalmente sulle famiglie“, sottolinea l’Associazione Nazionale Famiglie Datori di Lavoro Domestico. L’avvocato Massimo De Luca dirige l’Osservatorio Domina.
Esistono diversi fondi, a livello nazionale, per l’assistenza a persone non autosufficienti (Legge di Bilancio 2022). E cioè il Fondo per le non autosufficienze (FNA). Il Fondo dopo di noi. Il Fondo per l’assistenza alle persone con disabilità grave prive di sostegno familiare. Il Fondo per il sostegno del ruolo di cura e di assistenza del “caregiver” familiare, Fondo per la disabilità e la non autosufficienza. Fondo per il diritto al lavoro delle persone con disabilità. Fondo per la cura di soggetti con autismo. Fondo per l’accessibilità turistica delle persone con disabilità. Vanno poi considerati l’assegno unico e universale per i figli a carico. Esso tiene conto anche di eventuali situazioni di disabilità dei figli. Inoltre il bonus genitori single monoreddito o disoccupati. Destinato a genitori single disoccupati o monoreddito in presenza di figli con disabilità. Inoltre le singole Regioni stanziano risorse proprie per specifiche necessità delle famiglie con persone con disabilità. In questo senso, il Rapporto annuale sul lavoro domestico fornisce un’ampia e dettagliata panoramica.
Quasi in tutte le Regioni sono presenti sussidi a sostegno delle famiglie con persone non autosufficienti o con disabilità. Si tratta generalmente di assegni o voucher che, in presenza di particolari condizioni, sostengono le famiglie per la gestione dell’assistenza a domicilio. Favorendo la permanenza degli assistiti presso la propria abitazione. In Lombardia, ad esempio, il bonus assistenti familiari è calcolato sulle spese previdenziali annue della retribuzione dell’assistente familiare. In Veneto, invece, il contributo può essere utilizzato per acquistare prestazioni di supporto e assistenza nella vita quotidiana. Un altro strumento che può rivelarsi utile alle famiglie è il registro regionale degli assistenti familiari. Già presente in Valle d’Aosta e nel Comune di Roma. Ciò consente alle famiglie di avere un servizio certificato e qualificato a sostegno delle persone fragili. Garantendo sicurezza e professionalità.
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