martedì 26 Novembre 2024,

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Sperlonga. D’Arcangelo: “Riporteremo alla luce Villa Prato”

scritto da Redazione
Sperlonga. D’Arcangelo: “Riporteremo alla luce Villa Prato”

“Dopo l’Odissea di Marmo costituita dal Museo Archeologico nazionale e dall’area archeologica Villa di Tiberio, Sperlonga aggiunge un nuovo “gioello di famiglia” al suo grande patrimonio storico culturale e paesaggistico. Si tratta – afferma il delegato ai Beni Culturali e Paesaggistici Stefano D’Arcangelo – di una operazione di rilevantissimo interesse storico-culturale che riporterà alla luce una rarissima tipologia costruttiva dell’architettura romana connessa ad una struttura produttiva risalente al periodo medio-tardo repubblicano del II° secolo a.C., che sta già suscitando grande attenzione da parte di importanti e autorevoli studiosi, delle istituzioni archeologiche regionali e nazionali, nonché di prestigiosi Istituti storico-culturali sia nazionali che internazionali.

In tal senso, dichiara D’Arcangelo, si segnalano in particolare importanti studi e ricerche effettuate “sul campo” dalla scuola francese di Roma (Ecole  Francaise de Rome)  e da autorevoli archeologi olandesi.L’intervento di recupero e valorizzazione di Villa Prato prevede infatti un insieme di azioni integrate ivi compresi nuovi scavi archeologici per i quali si avverte fin da ora una grande attesa da parte dal mondo accademico e dai ricercatori archeologici.

Insomma, dopo tantissimi anni di attesa e di intoppi burocratici possiamo finalmente dire con soddisfazione che le amministrazioni comunali di Sperlonga (quelle precedenti e quella attuale guidata dal Sindaco Armando Cusani ) stanno vincendo “sul campo” una grande sfida: quella di far diventare Sperlonga una grande meta di eccellenza turistica, sapendo coniugare armonicamente il proprio straordinario patrimonio storico-culturale e paesaggistico con lo sviluppo economico e sociale, sfatando così quei luoghi comuni, diffusi artificiosamente, che ritengono incompatibili e antitetici lo sviluppo economico con la salvaguardia ambientale del territorio. Si tratta nella fattispecie, conclude D’Arcangelo, di un modello di sviluppo già “validato” che può benissimo essere esportato, senza alcuna pretesa, anche in altre realtà territoriali locali, regionali e nazionali”.

 

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