Il Lazio primo coffee-shop ufficiale d’Italia. Spinello libero sì, per uso medico e ricreativo, ma tassato, come avviene per le sigarette, per un buon motivo: risanare il buco mostruoso della sanità regionale. Fa discutere la proposta di legalizzare le canne avanzata dal consigliere regionale del Pd Riccardo Agostini che ha depositato pochi giorni fa alla Pisana una mozione sul tema della cannabis.
Un documento, anticipato dall’‘Espressonline’, in cui il democrat chiede che il governatore Nicola Zingaretti “rappresenti, al governo e ai ministri competenti, l’opportunità di un progetto sperimentale che veda la Regione Lazio come laboratorio della legalizzazione della cannabis, non solo a scopo medico ma anche per uso ricreativo, prevedendone il monopolio di Stato come per il tabacco“. “In pratica – si spiega nell’articolo online -, secondo la mozione che deve essere calendarizzata dai capigruppo e essere discussa in consiglio entro le prossime settimane, l’Italia deve seguire le orme dell’Uruguay, unico Stato al mondo in cui, lo scorso dicembre, è passata una legge che permetterà al governo guidato da Josè Mujica di coltivare e vendere marijuana a circa un dollaro al grammo in farmacie dotate di licenza (i consumatori potranno comprarne fino a 40 grammi al mese)“. E l’idea di Agostini, che punta tra l’altro nelle intenzioni a combattere l’illegalità e la criminalità che lucra sulla vendita delle droghe leggere, è quella di una vera e propria ‘statalizzazione’ del controllo e della regolazione di “importazione, esportazione, semina, coltivazione, raccolto, produzione, acquisto, deposito, commercializzazione e distribuzione della cannabis e di tutti i suoi prodotti derivati, attraverso la creazione di un’apposita struttura di controllo all’interno del ministero della Sanità“. Ma non solo. Le tasse sugli spinelli dovranno essere destinate, nella prima fase di applicazione, “al risanamento del deficit del sistema sanitario regionale, in modo da consentire alla nostra regione di uscire dal piano di rientro e successivamente impiegare dette risorse per attività di ricerca in ambito sanitario“. E in Italia – il Paese, “insieme alla Grecia, in cui la produzione nazionale di marijuana è cresciuta di più: nel 2011 sono state oltre un milione le piante sequestrate in pratica la stessa quantità espropriata in Jamaica -, si legge tra le premesse della mozione, “lo Stato potrebbe percepire dalla legalizzazione fino a 8 miliardi di euro“.
Puntuali arrivano critiche e commenti, anche un po’ sarcastici. Il primo è a firma dell’ex governatore del Lazio Francesco Storace, ora vicepresidente del consiglio regionale: “Leggendo la mozione di Agostini – dice – si ha l’impressione che la richiesta abbia già sortito il primo effetto…“. “A essere maligni si potrebbe quasi credere che la mozione potrebbe essere stata preparata da uno ‘fumato’” rincara il consigliere regionale del Ncd Giuseppe Cangemi che poi aggiunge “Zingaretti prenda immediatamente le distanze da quella che non può essere altro che una vuota provocazione da respingere senza se e senza ma“. Ma alcuni consiglieri di maggioranza fanno quadrato attorno Agostini: per Marta Bonafoni (Pl) e Gianluca Quadrana (Lista Zingaretti) la legalizzazione della cannabis è “il primo passo per togliere alla criminalità organizzata una delle più proficue fonti di reddito e allo stesso tempo permette di diminuire sensibilmente il numero di uomini e donne all’interno del sistema carcerario. Come consiglieri di maggioranza – concludono – non possiamo che amplificare l’appoggio alla mozione e chiedere al Presidente Zingaretti di lavorare per rendere la Regione Lazio un laboratorio innovativo della legalizzazione della cannabis“.