“A Roma il costo di una democrazia in
bilico e’ sofferto dalla Raggi e dai cittadini che lei
amministra. Il preannunciato fallimento Capitale deriva proprio
dalla crisi di un modello democratico. La grillina diventa
sindaco di Roma per le divisioni nei campi altrui. Col
tripolarismo ormai affermato, la gara si disputa all’interno
delle coalizioni. Nelle coalizioni non si concorre piu’ per la
vittoria ma per arrivare al ballottaggio. Risultato: chi vince
dopo e’ perche’ ha trionfato prima con basse percentuali. Oppure,
si afferma il terzo comodo, appunto: i 5Stelle. I 400mila voti
della Raggi al primo turno rappresentano poco piu’ del 15% degli
aventi diritto al voto nella citta’ di Roma. E anche considerando
il 67% al ballottaggio contro l’unico avversario rimasto in
campo, arrivi a poco meno del 30: ogni tuo atto sara’ guardato di
traverso dal 70 per cento dei romani nella migliore delle
ipotesi, dall’85 per cento in quella peggiore. La Raggi, quindi,
ha legittimazione istituzionale ma non il consenso pieno della
citta’. Gli eletti, spesso con pochissime preferenze, avvertono i
mugugni dei romani e se 10 di loro chiedono la fine della
commedia Muraro e’ perche’ Si sentono chiedere quali sono le
differenze con chi c’era prima. La crisi grillina in Campidoglio
puo’ deflagrare: fanno tutto da soli, senza poteri forti,
inanellano gaffe che non si possono minimizzare. Ma la crisi e’
anzitutto di democrazia”.
Cosi’ in un comunicato Francesco Storace, vicepresidente del
Consiglio regionale del Lazio.