“Alla Regione Lazio stanno per arrivare oltre cinquecento dipendenti provenienti dalle cinque province del Lazio, tra i quali si annidano drappelli di personale che in ufficio si è presentato poco o per niente nell’arco della sua vita ‘professionale’: sindacalisti in servizio permanente effettivo, politici a rimborso, malati di tutto. A costoro, per non lavorare in regione, sarà corrisposto uno stipendio dopo quello percepito per anni per non lavorare in provincia“. Lo scrive in una nota Francesco Storace, vicepresidente del Consiglio regionale del Lazio e segretario nazionale de La Destra.
“La Giunta parla di obbligo di approvare la legge entro fine ottobre, pena l’arrivo di un commissario di governo. Balla. Se non l’approviamo entro il mese – spiega Storace – scatta solo il vincolo del rimborso della regione alla spese sostenute dalle province. Su questa legge daremo battaglia. Perché è figlia dell’imbroglio mediatico imposto dal governo Renzi, che ha fatto credere di voler abolire le province, mentre ha solo eliminato il diritto di voto per gli elettori che ne decidevano i governi chiamati a guidarle. La giunta Zingaretti ci ha messo del suo: ha prima approvato – aggiunge Storace su Il Giornale d’Italia – una proposta di legge sulle comunità montane, poi una su Roma Capitale, poi la cosiddetta Delrio, poi ritirando le altre presentate o addirittura in corso di discussione in aula. Anche perché non è vero che tutte le altre regioni abbiano approvato le norme di adeguamento alla legislazione statale. Le poche che lo hanno fatto, hanno rinviato l’applicazione di quanto previsto ad ulteriori leggi, regolamenti, decreti. Proporremo un requisito: dalle province la regione si caricherà chi avrà lavorato in ufficio – senza permessi o certificati – almeno la metà degli anni da quando è stato assunto. Gli esclusi – conclude Storace – non saranno certo licenziati, visto che le province non sono state sciolte per volontà di governo, ma resteranno dove sono, almeno fino all’esaurimento della mobilità“.