“Ci hanno messo nove anni per capire finalmente che le mie mani sono pulite, che i ladri vanno cercati altrove. I primi a saperlo saranno probabilmente oggi quanti mi seguono col nostro quotidiano ogni giorno, perche’ non credo che sarà su molti giornali di stamane: ieri si e’ svolta l’udienza preliminare su un’orrenda accusa di corruzione che mi inseguiva dal 2007 per fatti risalenti al 2004, quando ero presidente della Regione Lazio. In pratica, si sosteneva l’esistenza di una tangente – questo vuol dire corruzione – versata a mio favore dal gruppo Angelucci. “Il fatto non sussiste”, ha sentenziato il giudice Ebner, ponendo coraggiosamente fine anche a questa persecuzione”. E’ quanto scrive Francesco Storace, segretario nazionale de La Destra, sul sito del partito e su Il Giornale d’Italia.
“La chiamo così perché non c’è altro termine per definirla. Ma prima di qualunque considerazione, voglio ringraziare gli avvocati Naso e Reboa per la loro appassionata difesa della mia onorabilità. La politica non mi ha arricchito e ne vado fiero.
E’ particolarmente importante la decisione del Gup, che avrebbe potuto tranquillamente chiudere la pratica con la prescrizione. Quella sarebbe stata la fine a cui era destinata una causa insensata, immotivata, nella quale non c’e’ stato uno straccio di domanda a cui dover rispondere in almeno un interrogatorio. Un fardello che pero’ mi trascinavo dal giorno in cui ricevetti un avviso di garanzia con stampata l’accusa terribile di corruzione: correva il luglio del 2007, avevo appena fondato La Destra, al Senato ero iscritto al gruppo misto dopo aver lasciato Alleanza nazionale. Mi sentivo davvero solo. Solo con la mia famiglia e la mia coscienza.
Da allora, ogni giorno di questi lunghissimi anni e’ stato scandito dalla frenesia di arrivare alla verità, senza urlare, attendendo invano un magistrato che mi chiedesse conto del perché il gruppo Angelucci aveva finanziato la mia campagna elettorale. Gli avrei risposto che avevano finanziato anche altri soggetti politici di orientamento diverso, che tutto era avvenuto attraverso trasparenti bonifici bancari, che non tutto e’ illegale in questo Paese.
Ma la domanda non me l’ha posta nessuno. In verità – continua Storace – c’era stato un magistrato che in sede istruttoria aveva chiesto per ben due volte l’archiviazione della mia posizione, il pubblico ministero Pisani. Mal gliene incolse, perché chi pretendeva che io andassi a processo per corruzione era una donna, Maria Bonaventura. Chi e’? E’ una specie di mio giudice naturale, un magistrato che mi voleva in galera per il Laziogate venendo clamorosamente smentita con l’assoluzione decisa nei miei confronti dalla Corte d’appello di Roma; ebbene, la Bonaventura e’ lo stesso giudice che aveva detto no al pm Pisani anche sull’accusa di corruzione, imponendo la convocazione dell’udienza preliminare svolta ieri con il mio totale proscioglimento grazie ad un giudice più scrupoloso di lei.
Sempre ieri, il presidente Napolitano ha ricevuto una delegazione del Pdl sulla questione giustizia. Non pretendo tanto. Ma signor presidente della Repubblica, lei presiede il CSM: ebbene, ci sarà qualcuno che chiederà conto alla dottoressa Bonaventura degli errori commessi in mio danno? E’ normale che ci vogliano sette anni per il Laziogate e nove per un’accusa di corruzione per stabilire che c’è un magistrato che ha torto due volte rispetto a un imputato che ha due volte ragione? Non avremo preso voti alle elezioni politiche, ma la dignità e la reputazione non me la tolgono, questi signori magistrati. Chissà se quando sbagliano, visto che non pagano mai, sono almeno capaci di chiedere scusa. Ha tempo – conclude Storace – dottoressa Bonaventura, per farlo: non si prescrive”.