“Scopo dichiarato della manifestazione Atreju che si svolge a Roma è creare un nuovo centrodestra. Progetto in verita’ piuttosto ambizioso, visto che per ora c’è ancora il Pdl e fra poco arriva Forza Italia (ritorna), con numeri significativi. Mi piacerebbe capire perché non si vuole parlare di destra (e non e’ affatto un problema la mia assenza se c’e’ chiarezza sul punto)“. Lo afferma Francesco Storace. “Spero che non sia per turbare chi sul palco ci sara’ invece domani. Il ministro dei marò in India, Terzi, Magdi Allam, Luciano Ciocchetti e altri, hanno davvero così orrore a farsi individuare come la nuova destra italiana?“, aggiunge. “Parlo di contenuti, non di semplice etichetta. Perché sarebbe più facile proporre un messaggio autenticamente innovatore se si ripartisse ad esempio dicendo che la nuova politica – e solo a destra si potrebbe dirlo – mette da parte gli indagati dalle liste; e pone limiti di mandato assolutamente drastici e persino retroattivi. Se ne può parlare, o gli amici di centro lo impedirebbero?“, prosegue Storace. “Continueremo ad ascoltare con attenzione quello che diranno ad Atreju, e domenica ne trarremo le somme per la parte che ci riguarda. Se i contenuti sono seri; e le facce sono credibili; se si afferma una forza intransigente nei valori; magari nasce qualcosa di buono. Col 50% degli elettori che non vota più bisogna avere l’ambizione di far ripartire qualcosa di grande. Magari dicendo anche stop destrofobia“, sottolinea. “Forse sarà difficile farlo comprendere a chi viene dalla Cgil pur essendo poi trasmigrato nel primo governo Berlusconi come Antonio Guidi o ad Elisabetta Gardini e a tanti altri illustri ospiti, ma chi viene da quella storia, si chiami Ignazio La Russa o Fabio Rampelli o Giorgia Meloni sa che cosa vuol dire. Lo sappiamo anche noi. Lo sa pure Alemanno. Guai a chi da’ l’idea di volerla distruggere con veti insensati. Lo ha già fatto anni fa, sbagliando e credo lo sappia anche lui, Gianfranco Fini. Insistere non aiuta“, conclude.