Francesco Storace prova a “riprendersi il maltolto”, cioé la Regione Lazio che ha governato dal 2000 al 2005. E che gli fu “sottratta da un una manovra politico-giudiziaria esplosa a 15 giorni dal voto“, quel Laziogate dal quale è uscito con le mani pulite qualche settimana fa. E oggi nel corso della convention del suo partito a Roma, desideroso di rivalsa, si è ricandidato ufficialmente a quella poltrona, chiamando il Pdl, ancora senza candidato, a “salire sul suo convoglio“. Storace sa bene che tempi e condizioni gli sono propizi: “Mancano 25 giorni alla consegna delle liste, non si può più esitare” ricorda Il via libera di Berlusconi al leader della Destra, in realtà, non c’é ancora (“non voglio forzarlo, oggi ho quello della gente”), ma di fatto un’ alternativa ancora non c’é. Il partito del Cavaliere sta portando avanti sondaggi su un poke di nomi (Simonetta Matone, Mario Sechi, Nitto Palma e Roberta Angelilli) per esprimere una sua candidatura. Storace è sarcastico: “O c’é in giro un gigante del consenso che ancora non si è manifestato, oppure tocca a noi. Da domani sostenetemi” ha detto a una potenziale maggioranza che può comprendere anche “i moderati, con i quali ho già governato“. Certo, il Pdl potrebbe ancora ricandidare Renata Polverini, a cui Storace oggi si limita a mandare un “saluto deferente e di amicizia” per la “combattente che merita rispetto“. Ma da alleati a rivali il passo ormai è breve.
La partita è ampia: dopo mesi di cannoneggiamento, l’ex ministro della Sanità apre uno spiraglio tattico anche all’ex amico-nemico Gianni Alemanno, che corre per la riconferma, nell’ottica di un reciproco appoggio. Il sindaco coglie al volo la palla: “Mi auguro – dice – si possano trovare le convergenze programmatiche e politiche che ci permettano di avere un’unica posizione sia al Comune che alla Regione“. E poi si schiera per la possibilità di unificare regionali, comunali e politiche: “Se si vota per le politiche a fine febbraio un election day è inevitabile“, osserva Sull’altro fronte, quello degli avversari, Storace è durissimo: “Il candidato del centrosinistra Nicola Zingaretti non ha mai lavorato, non capisce nulla di sanità, la sua unica prova di governo è su un ente che va allo scioglimento. Non consegnamo la Regione alla sinistra più faziosa d’Europa. E poi lui è solo il prestanome della politica di Monti“. La caduta del governo tecnico, per il popolo di Storace, è “la fine di un incubo“. Più odiato di Monti c’é solo “l’uomo di Montecarlo“, il ‘traditore’ Gianfranco Fini, fischiatissimo. Fischi anche per Napolitano ma il presidente del partito Teodoro Buontempo li ferma (“rispettiamo le istituzioni”).
Il programma di Storace? Al primo posto la sanità libera dai commissariamenti, poi addio a tutte le auto blu, anche come segno di sobrietà dopo lo ‘scandalo Fiorito’, ‘patto fiscale’ e deregulation per far ripartire le imprese. Priorità alla famiglia tradizionale e ai cittadini italiani. Il centrosinistra lo attacca: “Dopo Berlusconi, l’incredibile ritorno di ‘Mister 10 Miliardi di debito’ – afferma il segretario del Pd Roma Marco Miccoli – L’uomo che lasciò in braghe di tela la sanità evitando addirittura di far presentare i bilanci delle Asl. La destra rimette in campo il vero e unico responsabile dello sfascio“.