“In queste ore sto lavorando e molto alla relazione che terrò sabato al nostro comitato centrale. Dirò la mia sulla situazione generale, tenterò di dare risposte su quello che è accaduto alle elezioni politiche, mi assumerò le responsabilità a cui non ho alcuna intenzione di sottrarmi, proporrò alcune ipotesi sul futuro. Poi, La Destra sceglierà il suo cammino. Liberamente, come si conviene ad una straordinaria comunità che il seme della libertà l’ha coltivato sin da quando si è formata (non l’ha ancora capito solo chi, pur accolto a braccia aperte in casa nostra, pensa che il nostro sia un partito come quello in cui militava prima…)“. E’ quanto scrive Francesco Storace, segretario nazionale de La Destra, sul sito de La Destra e su Il Giornale d’Italia.
“Dovrà essere un dibattito magari un po’ più rispettoso di ciascuno di noi rispetto a quanto emerge dalla rete e scevro da personalismi; questa almeno è l’intenzione che ho, perché sarebbe scorretto far prevalere la personalità mia, che probabilmente è quella più conosciuta in giro. Ma siccome è il tempo degli sconosciuti, come insegna Beppe Grillo, con tanta umiltà bisogna ascoltare chi ha più idee ed energie da offrire ad un mondo che non si può fermare adesso. Il risultato elettorale non l’abbiamo gradito, è vero, e occorre analizzarne le cause. Ma più importanti saranno i percorsi successivi, le prospettive da individuare. Dopo le lacrime, la forza di ricominciare. Come, da dove, con chi, lo decideremo. Il punto di partenza, lo si voglia o no, è la destra italiana. Se perde di fascino nella sua forma organizzata, questo vuol dire che strada facendo smarrisce anche i valori di riferimento? E per rappresentarli, sono sufficienti quella dozzina di parlamentari che ancora stanno nel Pdl o i nove deputati eletti dalla formazione di Giorgia Meloni che – lo dico con simpatia e senza retro pensieri – troppo pomposamente parla di terza forza della coalizione? Qui ci sono solo le debolezze di un vecchio mondo che fatica a diventare nuovo….
La discussione dovrà essere seria e non si esaurirà – credo – in una sola giornata di lavori. Ma dovremo far parlare nei prossimi mesi quell’Italia profonda che ancora è capace di emozionarsi – conclude Storace – anche all’ascolto di parole d’ordine che solo da noi possono venire. Qualunque sarà la forma del mio impegno futuro, a quell’Italia voglio ricominciare a parlare. Non mi si racconti la forza del gazebo o l’importanza di un semplice comizio di piazza in un giorno su trenta di campagna elettorale. Non c’è solo la propaganda spicciola a dover motivare il nostro impegno politico, ma soprattutto il senso della missione per la Nazione.
Qui, sui contenuti, dovremo giocare la nuova partita. Senza piagnistei. Il nostro problema non è non avere nove deputati in Parlamento. Il nostro problema è evitare che anche la prossima volta l’Italia si affidi a 160 onorevoli grillini. Sono queste le comiche finali…“.