Il presidente Acli Terra provinciale Agostino Mastrogiacomo comunica la relazione programmatica uscita dall’elaborazione dei dati riferibili al comparto agro silvo pastorale e della pesca dell’intera provincia.
Il dato aggregato indica apparentemente un calo delle aziende e della superfice agricola utilizzabile. (SAU) Le aziende sono calate del 33% nel periodo compreso negli anni 2000-2014 seguendo un trand che riguarda tutta la nazione. La superfice utilizzabile è diminuita del 4% il che indica che le aziende hanno assunto un dimensionamento maggiore. Gli occupati sono in calo, ma va considerato che la maggior parte erano coltivatori diretti occupati nella propria azienda in numero di 1 o 2 unità . In pratica si tratta di aziende il larga parte assorbite da altre di maggiori dimensioni , molto spesso confinanti.
Il maggior calo di aziende si è avuto nei territori collinari in particolare nella coltivazione degli olivi, vite ed alberi da frutto e nella pastorizia. Anche i territori retrodunali o in quelle zone caratterizzate da terreni argillosi, ad alta concentrazione acida o fosforica ( fino a circa dieci km dal mare) hanno subito un drastico calo di utilizzo in agricoltura, subendo in alcuni casi anche una diversa destinazione d’uso urbanistico . I territori pedemontani (nel tratto che va dall’appia alle colline) sono quasi del tutto utilizzati a scopo agricolo, fatto salvo quelli destinati alle aree industriali e di servizio. Un dato molto interessante e che solo il 3% degli occupati in agricoltura ,che non siano coltivatori diretti, sono di nazionalità italiana. Il resto sono cittadini comunitari, prevalentemente rumeni, o extracomunitari, come nordafricani, indiani,o proveniente dall’ africa centrale.
A tutt’oggi si pone una interessante questione: come riutilizzare in senso produttivo e sociale, come è nello spirito fondante di Acli Terra, quei territori rimasti abbandonati o sotto utilizzati.
Se recuperare antiche coltivazioni da destinare quasi del tutto a produzioni ad uso locale o se puntare su nuovi modelli di coltivazioni, nuove produzioni, nuove tecnologie sempre meno invasive e sostenibili.
Un dato appare certo e incontrovertibile: le falde acquifere si stanno riducendo di un ulteriore 12,60%. Questo pone un’altra questione urgente: la creazione di specchi di raccolta delle acque correnti da distribuire sul territorio in maniera uniforme.
Acliterra, secondo la relazione del presidente, ritiene che sia opportuno procedere con urgenza per la realizzazione di questi bacini idrici di supplenza, sviluppare colture con minima necessità di acqua e del tutto riciclabile e di puntare sullo sviluppo di cultivar innovativi e adatti alle caratteristiche dei vari territori dell’agro pontino.