Lo stupido integrale nasce con il primo uomo, pensate ad Adamo che per una mela si giocò l’avvenire di pensionato di lusso nel paradiso terrestre, per sé e per la sua sfortunata strappegna.
Gli antichi popoli: Babilonesi ed Egizi, Ittiti ed Etruschi, ebbero tutti un chiodo fisso, riconoscere l’imbecille integrale fin dal suo primo manifestarsi.
Capirono, forse l’intero processo di nascita, crescita e declino di una civiltà dipendeva soprattutto dalla percentuale di imbecilli integrali, il cui numero aumentava in modo direttamente proporzionale al grado di tolleranza che la civiltà “progredita” riteneva di potersi permettere.
Purtroppo, per ogni civiltà in esame, quando il numero degli imbecilli integrali arriva a condizionare il potere (consiglio degli anziani o sciamano, re o faraone) il declino è ormai irreversibile e soltanto l’intervento di un “cireneo”, pronto a sobbarcarsi il peso di una croce non sua può risollevare.
L’umanità.
Pensate al “buon Prometeo” che, per procurare il fuoco agli uomini si rovinò il fegato o al “povero” Cristo che, per redimere l’uomo dall’abisso in cui Adamo l’aveva precipitato, dovette affrontare un calvario.
Purtroppo gli imbecilli integrali sono mimetici e difficilmente riconoscibili, e grazie a questo, prima o poi, sono destinati ad arrivare al potere o, comunque, a condizionarlo.
Chi cercò di affrontare seriamente il problema fu il popolo degli Etruschi, ma l’approccio sacrale finì per condizionare il tentativo e rinviò la catalogazione degli imbecilli integrali di quasi due millenni, all’avvento di Renè Descartes (1596 – 1650).
Fu questo filosofo razionalista francese a fornire la soluzione del problema in termini matematici, “more geometrico”.
Scendiamo nel dettaglio. Gli Etruschi per comprendere il mondo inventarono l’auspicio e l’aruspicina: la prima “scienza” era tesa all’interpretazione del mondo tramite il volo degli uccelli, la seconda invece cercava di scoprire la volontà divina osservando il fegato degli animali.
Una croce suddivideva il mondo in quadranti (templum) e in quelli spazi collocavano le “case” degli Dei i quali condizionavano con i loro influssi la vita degli uomini.
Ci vollero altri 20 secoli perché Cartesio, inventando gli assi che da lui prendono il nome, ci consegnasse uno strumento formidabile per l’individuazione degli imbecilli.
Nei quadranti, noi, dopo esserci scrollati di dosso le antiche interpretazioni teologiche e teleologiche, andremo a collocare, più prosaicamente, i singoli individui di nostra conoscenza in base al risultato delle loro azioni.
Tracciamo dunque gli assi cartesiani.
L’asse delle Y, suddivise le azioni positive da quelle negative per chi agisce.
Ogni azione per noi può comportare un guadagno (+ a destra) o una perdita (-sulla sinistra).
L’asse delle X individua invece il guadagno (+ in alto) o la perdita (- in basso) che la stessa azione provoca al resto del genere umano.
Facciamo alcuni esempi per rendere ancora più chiaro il concetto. Il “fesso” Prometeo, tanto per fare un nome, lo piazzeremo nel quadrante F.
Egli giovò all’umanità intera fornendole il fuoco rubato agli Dei, ma ci rimise personalmente il fegato esposto ad un’aquila sul monte Caucaso, dove era stato incatenato da Giove.
Nel Quadrante B metteremo i benefattori dell’umanità quelli però che procurando utile agli altri, hanno aiutato anche se stessi.
Penso a Fleming, l’inventore della penicillina, egli, oltre ad aiutare l’umanità avrà guadagnato qualche dollaro!
Nel quadrante L, metteremo tutti i lestofanti, i ladri, gli inquinatori, gli speculatori e quant’altri si saranno arricchiti a danno di qualcuno o di qualcosa.
Nel quadrante I, finalmente, inseriremo gli imbecilli integrali, gli sciocchi, sciorni, stupidi, “strunz”: essere capaci di generare danni agli altri con scarso o nullo utile proprio.
Pensate ai teppisti, ai piromani … etc. etc.
A questo punto avremo finito la prima lezione non senza però aver assegnato il compito a casa:”Provate ad inserire nei quadranti di pertinenza almeno tre nomi di persone di vostra conoscenza, l’esercizio potrà tornare utile per il futuro!
Fine seconda parte.
Alla prossima lezione.
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