Il comune di Pontinia dovrà provvedere alla rimozione del materiale che nei giorni scorsi è stato sversato su alcuni terreni agricoli tra la Migliara 48 e la Migliara 51. Questo l’ordine contenuto nell’atto emesso il 20 settembre scorso dalla Direzione regionale valutazioni ambientali e bonifiche Area bonifica dei siti inquinati.
La denuncia era partita dal comitato “Mazzocchio” che aveva inviato materiale fotografico e articoli sia alla Regione Lazio che in procura. Foto che mostravano lo sversamento, effettuato da camion senza alcun segno di identificazione, su alcuni terreni agricoli. Materiale male odorante, contenente plastiche e altri residui, subito appiattito e mischiato con il terreno grazie all’ausilio di pale meccaniche.
La decisione della Regione, tuttavia, non soddisfa il comitato Mazzocchio e pare essere solo l’ennesimo invito a fare qualcosa, un ulteriore rimpallo di responsabilità che non modifica lo stato dei fatti. “La Regione ci informa di non essere stata in grado di scaricare le foto da noi inviate. Abbiamo già provveduto a rinviare il file anche se questo ci fa dubitare sul fatto che i tecnici abbiano colto effettivamente la gravità del problema che infatti è stato derubricato a semplice “abbandono di rifiuti”. Noi crediamo che sia avvenuto di peggio e ci basiamo sulle parole del sindaco di Pontinia che in un’intervista si è detto certo dell’origine di quel materiale, ossia l’impianto di compostaggio Sep. Per il primo cittadino quello sversato sarebbe compost non maturo che, tradotto dal tecnico all’italiano, significa rifiuto non trattato, quindi altamente inquinante se si considera il fatto che in Sep vengono conferiti centinaia di codici cer relativi a rifiuti speciali.”
“Un dato è però certo: la Regione ha ammesso di non poter intervenire e ora ha passato la palla al primo cittadino di Pontinia che speriamo prenda di petto la situazione e non se ne lavi le mani con un altro documento “parafulmine”. Per come stanno messe le cose, ora, è il sindaco che deve occuparsi della rimozione del materiale, almeno che non lo facciano i proprietari dei terreni. In caso contrario, è la Regione a dirlo non noi, sarebbe lui stesso ritenuto responsabile”.
“Purtroppo siamo abituati a vedere gli enti che emettono atti e organizzano audizioni senza però risolvere le questioni: emblematico il caso della diffida comunale nei confronti di Sep del 30 agosto scorso e l’atto della Provincia, ancor più risalente nel tempo, con cui si demandava la responsabilità sugli atti autorizzatori alla Regione Lazio che nel frattempo ci ha convocato in commissione ambiente, lunedì, per prendere visione di una condizione di inquinamento e malessere che ormai conoscono anche i gatti randagi presenti sul territorio. La stessa Regione aveva chiesto all’area rifiuti di predisporre un monitoraggio sulla qualità dell’aria attorno allo stabilimento di Mazzocchio che pure non è stato ancora eseguito. Quello che noi oggi lanciamo è un appello accorato al sindaco: dimostri di essere il tutore della salute dei suoi cittadini, faccia rimuovere quei rifiuti e poi si rifaccia, economicamente, sui proprietari terrieri. Ma lo faccia subito perché ogni ora che passa rappresenta un’ora in più di inquinamento della nostra terra e delle nostre falde acquifere”.
“Occorrerà poi accertare davvero chi sia stato a sversare il rifiuto sul terreno: perché bonificare aree così estese è estremamente costoso. Se non lo faranno i proprietari dovrà farlo il Comune e noi non vorremmo che questo avvenga con un passivo di bilancio o peggio ancora con i soldi provenienti dalla Tari che quindi potrebbe aumentare. Ci aspettiamo che paghi anche chi quei rifiuti ha deciso di sversarli e quindi, nel caso in cui le parole del sindaco rispondessero al vero, la proprietà di Sep. Un’azienda che, anche grazie a un’autorizzazione della Regione Lazio rilasciata in meno di 72 ore, ha visto aumentare di 50 tonnellate al giorno il rifiuto in ingresso e quindi ha automaticamente aumentato il giro d’affari e i guadagni. Cosa che a noi non interessa, sin quando questo però non si tramuti in un peggioramento delle nostre condizioni di vita e nell’avvelenamento della nostra terra”.