Formigoni, assieme all’ex assessore lombardo alla sanità Luciano Bresciani, è indagato per corruzione e turbativa d’asta in un filone ancora aperto dell’inchiesta coordinata dai pm Claudio Gittardi e Antonio D’Alessio. Guarischi, arrestato per corruzione nel marzo 2013, sarebbe stato, secondo l’accusa, una sorta di “grimaldello” per sbloccare i finanziamenti regionali a favore delle imprese del settore sanitario che versavano tangenti.
In particolare, sempre secondo le indagini, l’ex consigliere regionale di Forza Italia avrebbe avuto un rapporto privilegiato con l’allora governatore lombardo e ora senatore di Ncd Roberto Formigoni, per il quale avrebbe creato una “struttura di piacere” fatta di viaggi e vacanze. Nelle motivazioni della sentenza i giudici elencano, tra le presunte utilità ricevute dall’ex presidente della Regione Lombardia, “viaggi” organizzati “tra giugno 2009 e marzo 2013, nei quali Guarischi risulta essersi accollato la spesa nella totalità o per una quota sproporzionata rispetto a numero dei partecipanti“. Secondo i giudici, presieduti da Oscar Magi, quindi “non risulta dimostrato” che le somme pagate da Guarischi fossero una “mera anticipazione” di denaro restituito in seguito da Formigoni.
Elencano poi “le numerose spese al ristorante, a Milano o in provincia di Brescia, organizzate da Guarischi alle quali partecipava Formigoni (…), il pagamento e l’invio di cassette di vino e champagne destinati a Formigoni“. Ci sarebbero anche “regali che nel 2009 e nel 2010, in occasione del Natale, Guarischi chiede” all’imprenditore del settore della sanità Giuseppe Lo Presti “di fare al presidente Formigoni“. Secondo i giudici, quindi, “vi è prova certa” che l’ex direttore generale della Sanità della Regione Lombardia Carlo Lucchina “abbia assecondato o obbedito a ordini superiori provenienti dai vertici della Regione con i quali l’intermediario Guarischi aveva sicuramente rapporti” nel varare quei provvedimenti finiti al centro dell’inchiesta, che avrebbero favorito le aziende del settore della sanità accusate di aver versato le tangenti. “Le decisioni di Lucchina e le delibere della Giunta – si legge nelle motivazioni della sentenza – sono state volute da quei pubblici ufficiali della Regione, superiori a Lucchina, con i quali Guarischi era in contatto. Gli interventi dei pubblici ufficiali (…) sono concomitanti con il pagamento o quantomeno con la promessa di pagamento di tangenti da parte dell’imprenditore all’intermediario Guarischi“.
I giudici sottolineano che “il condizionamento illecito dei vertici della Regione è avvenuto solo a fronte della dazione, o quantomeno della promessa, di un ritorno economico che Guarischi era perfettamente in grado di soddisfare“. Il pagamento delle tangenti avrebbe quindi “raggiunto l’obiettivo“. Nelle motivazioni viene sottolineata, infine, l’esistenza di un “patto corruttivo” in cui sarebbero coinvolti gli ex vertici della Regione “indagati in altro procedimento panale connesso“.
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