Stadio Mario Colavolpe, ore 14:30, lo scenario è il solito quando gioca la squadra di casa.
Tanto pubblico, Curva Mare mai in debito d’ossigeno, iniziative sociali come il sostengo dato quest’oggi dalla società Terracina calcio 1925 e la Fidapa sezione locale, alla “Giornata Contro la Violenza sulle Donne”, dedicata alla giovane Giulia, ennesima vittima di femminicidio.
Alle 14:32, nel frattempo, iniziava anche la partita dei biancocelesti contro la Lodigiani, squadra romana dal blasone di un certo livello espresso nei decenni passati, oggi soltanto un fantasma nervoso pronto allo scontro fisico con l’avversario, segno evidente di sentirsi inferiore tecnicamente al Terracina.
Con i minuti che trascorrono inesorabili tra un fallaccio e l’altro, una caduta a terra degli uomini in maglia rosso lodigiana, tutte o quasi da scena madre, ampiamente viste nell’angusto teatrino amatoriale del “Mandrione”.
Il minutaggio che corre veloce condito da alcune amnesie difensive, una delle quali regala agli ospiti un calcio di rigore”, come dicono a Sonnino: “senza bocco spendere”.
Che sarebbe stata una partita complicata lo si era compreso fin dai primi minuti di gioco, aggravata sì dall’infausto calcio di rigore e dall’assenza di un giocatore insostituibile come Massimiliano Carlini, ma anche da decisioni “ad minkiam” della giacchetta nera e dei suoi due collaboratori.
Una terna arbitrale sicuramente ignorante nell’interpretare al meglio le regole del calcio imposte dalla Federazione Giuoco Calcio.
Ed allora la nostra personale partita la continuiamo a giocare in altri ambiti dello stadio.
Guardiamo con interesse le performance del co-presidente Eugenio, chiaro amante del “pallone” e lo dimostra palesemente all’intera tribuna coperta.
Ammiriamo e ci serviamo (ponendo moneta sonante sul banco) al fornito servizio bar dello stadio, curato in primis dal co-presidente Donatello.
Ci beiamo della vista e degli odorosi sensi olfattivi dell’angolo del pop corn e delle crepes alla cioccolata.
In ogni modo dopo il pareggio dei biancocelesti, che giunge al 15’ da un puntuale colpo di testa di Ragozzo, c’è chi come Anna brinda alla ritrovata parità, neanche fosse all’oktoberfest.
Sul gibboso terreno del Colavolpe, seppellito da una marea di “morti e stramorti” prosegue imperterrita la saga dell’uomo in nero fino al termine dei minuti regolamentari, affibbiando cartellini gialli a destra e a manca e tre cartellini rossi, due dei quali alla squadra di casa.
Al 90° si alza comunque alto dalla Curva Mare e da tutto lo stadio il grido: Forza Terracina.
Alcuni spettatori, addirittura, inviano un sempre gradito e incoraggiante vaffa all’omino vestito a lutto.
Epiteto valorosamente meritato, con caparbietà stoica.
#regionelazio #terracinacalcio1925 @terracina
I commenti non sono chiusi.