Per i preziosi ritrovamenti archeologi dell’area dell’attuale distributore Agip, siamo tutti felici.
E non potrebbe essere diversamente.
La felicità in città si palpa e la si potrebbe finanche impastare con una bella dose di orgoglio paesano per renderla ad imperitura memoria.
Felici, poi, anche gli archeologi e le varie soprintendenze impegnate nelle estumulazioni marmoree, e i vertici dell’ENI.
Si compiacciono dei rinvenimenti anche gli studiosi del mondo “romano” autoctono, e segni raggianti di godimento, contenuto, si rintracciano sulle gote degli amministratori della regia cosa pubblica: siano essi di destra o di sinistra, di sinistra – destra, soggetti civici in attività permanente e quelli autonominatisi al fotofinish, per un corale scatto fotografico (pure sfocato) da tramandare ai posteri.
Insomma, nella città della felicità cantierata, c’è chi oltre ai moti di giubilo, dovrebbe interrogarsi sulla destinazione pubblica da conferire alle piscine termali romane.
La città dovrebbe poi conoscere se il terreno dove insiste il distributore è di privati o della comunità terracinese.
E andando oltre, se negli ultimi tempi alla società di gestione delle “pompe” gli è stata prorogata l’eventuale convenzione per l’occupazione del suolo.
Perché, al di là dei busti storici, più o meno acefali, questi dovrebbero essere gli arcani da sciogliere, oggi, non domani o dopodomani, programmando, così, felicemente, il futuro dell’area.
Per Giove l’Imberbe, fateci sapere!
MRT