giovedì 21 Novembre 2024,

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Terracina. “Aldo Moro, la sua spiaggia, il suo mare … che non ci sono più”

scritto da Redazione
Terracina. “Aldo Moro, la sua spiaggia, il suo mare … che non ci sono più”

Domani mattina si terrà la cerimonia d’intitolazione del piazzale Lido alla memoria dello statista scomparso per mano delle Brigate Rosse, Aldo Moro.
La tragedia umana e politica di Aldo Moro è stata forse uno dei momenti più difficili della storia recente della Repubblica Italiana, non fosse altro per la commistione di soggetti che nella vicenda sono entrati da protagonisti o comprimari.
Del rapimento e uccisione di Aldo Moro e degli uomini della sua scorta, Terracina serba un ricordo oltremodo tragico, non fosse altro perché Moro e i suoi uomini in città erano considerati di “casa”, anzi ad Aldo Moro il consiglio comunale nel 1963 concesse la cittadinanza onoraria.
Moro abitava nella palazzina dai “mattoni rossi” posta al termine del lungomare Circe, quando il mare e la spiaggia di Terracina erano all’altezza di un turismo speciale e danaroso.
Oggi, lo stesso mare e la spiaggia non rappresentano più quel lontano ricordo, soprattutto dopo un infelice ripascimento che ha sversato su di essa milioni di metri cubi di SASSI, riducendola ad un ricettacolo impresentabile e incalpestabile.
Quello sversamento fu un vero e proprio atto terroristico pianificato o meno consapevolmente a danno di un’intera comunità, negli anni ha pregiudicata la produttività di ogni singola azienda turistica.
Lo si voglia o meno riconoscere quel terribile lavoro ha finito di tarpare le ali al già fragile sistema economico e sociale della città, che già in quegli anni iniziava a conoscere le crepe della crisi.
Se poi a questo poniamo il carico da 90 del mancato controllo degli sversamenti illeciti nei fiumi che affluiscono nel nostro mare, il nefasto cerchio si chiude inesorabilmente.
Insomma, si poteva fare di meglio e di più per salvaguardare la comunità terracinese.
Si poteva procedere con atti amministrativi e politici importanti, come quello di chiamare in giudizio per il devastante ripascimento la ditta incarica dei lavori e la Regione Lazio, che quei lavori aveva commissionato.
Ma il coraggio evidentemente è mancato a quelle classe politica che con ignavia a fatto finta di “agitarsi” senza nulla produrre nella sostanza.
E’ mancato il coraggio anche di affrontare in modo definitivo l’altro devastante problema ambientale: quello degli scarichi nei fiumi che sfociano nel mare di Terracina.
In tutti questi anni si è tollerato senza battere ciglio che tutto ciò avvenisse per poi lamentarci nel momento in cui, d’estate, il mare diventava di tutti i colori ad eccezione di quello che doveva essere per natura.
Si è badato, anche ultimamente, ad appiccicarsi sul petto la “medaglietta” dei difensori degli interessi dei cittadini, a chiacchiere, per poi avere sempre gli stessi problemi: una mare che oggettivamente è incommentabile, una spiaggia che non mi fa trovare un termine per definirla.
Non so se dopo decenni è possibile legalmente riprendere quelle carte riposte in qualche polveroso cassetto del Comune per impugnare quel “ripascimento” davanti ad un giudice, con l’accusa di disastro ambientale.
Ebbene se ci fosse soltanto una pur remota possibilità, il prossimo sindaco e la prossima amministrazione lo DEVE FARE come atto prioritario, inserendolo nel programma di governo.
Come altro atto prioritario deve essere quello di iniziare a mettere in mora tutti coloro che introducono nei fiumi che sfociano nella baia di Terracina i loro sporchi veleni.
Devono pagare penalmente e finanziariamente tale infame pratica.
Siano essi privati o pubbliche amministrazioni.
Non è più possibile rimanere inerti a vedere uno scempio del genere e casomai gridare allo scandalo se qualcuno, come nell’occasione, si permette di dire la VERITÀ di quello che è stato e continua ad essere e che non deve verificarsi più.
Questa volta sì per il bene di Terracina e dei suoi cittadini.
Non so se il riferimento al compianto Aldo Moro che ha ispirato questa riflessione sia adeguato o fuori luogo, io lo ritengo invece un ulteriore servizio fatto ad una comunità che non vuole essere più vilipesa in maniera gratuita.

Gina Cetrone

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