Sappiamo quanto di artificioso è presente nella notte per comprimere quel tempo del riposo al quale nessuno può rinunciare, come uno stato che racchiude in sé necessità e diritto. Durante le ore notturne c’è chi lavora per garantire servizi essenziali e chi offre una “rete del divertimento”. Una “offerta” rispetto ad una “domanda”, quest’ultima particolare e non omogenea. In certe sue manifestazioni anche secondo flussi stagionali. E, soprattutto, giovanile. Gli accadimenti che si sono verificati in queste ultime settimane (il grande striscione sul palazzo condominiale o il cittadino che grida al megafono di voler dormire) sono il segnale, insieme ad altri, di quanto il tessuto sociale e civile della città si sia sfilacciato, una pessima rappresentazione dell’incapacità di un compromesso tra esigenze diverse e spesso contrastanti. Ed è difficile comprendere pienamente lo stato di disagio di questi nostri concittadini, abbandonati ad una violenza “immeritata” e senza ragione, non episodica ma continuativa, senza poter scorgere all’orizzonte una soluzione.
È accaduto che per anni gli amministratori hanno solo assecondato l’occupazione dello spazio e la trasformazione economica, senza una visione, un’idea che fosse in grado di determinare il superamento del contrasto. Una parte pubblica che si è ritirata dalla “contesa”, che ha abdicato al principale ruolo di indirizzo. Non si può continuare così. Tutti sanno ch’è sbagliato e che il “dilemma” è solo apparente. E non se ne esce con qualche intervento ma acquisendo per intero una modalità di programmazione, per ridisegnare la città con le sue funzioni, e riconvertendo valori economici ed estetici assegnati ai luoghi e agli spazi, in una interazione con le aree, oggi, definite “periferiche”.
La città di notte si costruisce di giorno, con tutti i sensi vigili: se sapremo trovare una nuova identità, se sapremo ingaggiare una sua “rigenerazione”. Finalmente un governo del territorio, con politiche chiare e condivise, alla fine di un percorso basato sul confronto, il dialogo e la partecipazione.