Si può fare di una città e di un intero centro storico basso una enorme birreria capace di catalizzare, senza controllo alcuno sugli avventori e sui locali che esercitano la specifica attività, migliaia di persone ogni sera?
E’ una domanda che sorge ormai spontanea da qualche anno, senza che a questa sia stata mai data una risposta chiarificatrice.
Senza fare alcuna demagogia ci domandiamo inoltre: si può tollerare oltre misura che un intero centro storico allo scoccare dell’ora x chiuda le sue strade, con tanto di guardiani e transenne, facendo diventare i luoghi della “movida” un orinatoio a cielo aperto, per non andare oltre con la descrizione dei minuti fatti di cronaca che la stampa riporta quotidianamente?
C’è stata nei fatti un’escalation che ha portato al gravissimo accadimento di cronaca nera di questa notte in cui è rimasto vittima un giovane di Borgo Hermada, steso per sempre sull’asfalto di piazza Garibaldi, nel pieno triangolo della movida terracinese.
Per questo e per altre decine di avvenimenti gravi (accoltellamenti, risse, schiamazzi notturni a non finire, ecc.) ad escludendum delle Forze dell’Ordine, poche e mal disposte su un territorio comunale enorme come quello di Terracina, le responsabilità che penalmente sono individuali a livello politico hanno indirizzi con numeri civici precisi.
Perché a ben vedere negli ultimi anni non c’è stato alcun atto amministrativo tangibile per arrestare la deriva che si stava determinando, se non belle promesse o parole forbite senza seguito.
Si è consegnata la possibilità di costruire in piazza Garibaldi, della Repubblica e zone limitrofe, un territorio libero da ogni vincolo per centinaia di soggetti (uomini e donne) in cerca dello sballo a prezzi contenuti, con tutto il corredo di disagio giovanile evidente e mai considerato all’interno di un progetto pubblico di aiuto, contrasto o limitazione della problematica.
Perché questo è stato.
Si è potuto inoltre costatare una sorta di tacito assenso a “lasciare fare” condito dal malcelato senso di far fare impresa a giovani imprenditori rampanti e votanti, senza porre freno al disagio sociale perlopiù giovanile.
Parlare il giorno dopo un fattaccio come quello di piazza Garibaldi è facile.
Certo è facile, ma non per noi che questo problema lo avevamo sollevato in tempi non sospetti, mentre in queste ore c’è la corsa a negare anche l’evidenza e a fare sbarramento sull’ineluttabile conseguenza di una società giovanile alla deriva: a Terracina come in altre migliaia di località d’Italia.
Certamente si poteva fare meglio e di più e amministrare una comunità complessa come quella terracinese e difficile, invece si è preferito crogiolarsi nell’organizzare campionati del mondo di “barchette volanti” o a investire i soldi della comunità in opere oggettivamente brutte e senza alcun senso dei luoghi in cui erano realizzate.
Si poteva accelerare il progetto (già finanziato) della sorveglianza nelle zone di maggiore pericolosità sociale, ad esempio; si potevano porre le basi con la nota Azienda Speciale Terracina (invece di fargli montare e smontare i palchi degli eventi) per investire in progetti di natura sociale e spiegare ai tanti giovani coinvolti che non solo l’assunzione di sostanze stupefacenti porta a entrare nel tunnel del non ritorno.
Questo e altro si poteva fare.
Peccato che si siano alternati negli anni alla guida del Comune amministratori edonisi, interessati soltanto al piccolo cabotaggio e a costruirsi una pseudo carriera politica.
Gina Cetrone
Lista civica “Sì Cambia”