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Terracina d’altri tempi. “Il filtro del vino”

scritto da Redazione
Terracina d’altri tempi. “Il filtro del vino”

Possiamo dirlo con assoluta certezza: la popolazione terracinese, già in epoca “antica”, era adusa alla pianificazione delle nascite.

Ne è testimonianza l’aneddoto che vi facciamo conoscere, dal titolo “Il filtro del vino”.

Un accadimento –vero- dei primi anni del dopoguerra, che è entrato di prepotenza negli annales della cultura popolare terracinese.

Il tutto accade all’interno della farmacia del dott. Isabella che, forse distratto per la moltitudine dei clienti presenti, e la richiesta non proprio chiarissima dell’avventore Armando M., conferisce all’istanza uno sviluppo da pura commedia degli equivoci.

e.l.

 

“Il filtro del vino”

Armando M. dovendo infiascare il vino e avendo saputo che prima sarebbe stato meglio filtrarlo, andò in farmacia per acquistare il filtro.

Entrò e, vista la folla, fece un cenno al dott. Gianni Isabella.

Questi capì al volo. Tuffò la mano in un cassetto, prese una bustina, sottobanco lo avvolse a un pezzo di carta e, sempre sottobanco, gliela passò.

– Quant’’è – Chiese l’uno.

– Cinquanta lire – Rispose l’altro.

E tutto, per il momento finì lì.

Armando andò in cantina, mise la cavola sotto alla botte, aprì la bustina e ne trasse un affare tondo, lungo una ventina di centimetri, trasparente e che terminava con una punta ovoidale. Sturò la cavola, v’infilò quell’affare e attese.

Quello si gonfiò come un pallone ma in quanto a far passare il vino, nisba!

Seduto su una panchetta, lo osservò a lungo, attentamente, poi cominciò a dargli dei colpetti con le dita e dopo a spremerlo.

Poi incominciò a incavolarsi di brutto e tanto si arrabbiò che arrivò perfino a brutalizzarlo, ma quel maledetto non aveva nessuna intenzione di lasciar passare la benché minima goccia.

Alfine, stanco ed esasperato, lo sfilò dalla cavola e, gonfio di vino così com’era, si avviò verso la farmacia insieme con una folla ghignante.

  • Sor Gianni, ma che me se date? Stu cose nen è bbuène!

Le donne si raggelarono. Il dott. Isabella scattò come una molla, glielo strappò di mano tanto violentemente che il vino schizzò da tutte le parti, e lo condusse sul retro.

Placatasi la confusione, chiarirono, con calma, l’equivoco.

  • Ma insomma, cosa volevi?
  • Ju filtre pe llu vuine.
  • E che te possin’ammazzarte, mi dovevi fare cenno a quella maniera?
  • Pecchè?
  • Come perché? Ah, beato te che non capisci niente!
  • Ma pecchè, chiju cose, che è?
  • Lascia perdere, va!

… Trascorse del tempo prima che Armando M. venisse a sapere che quello era, sì, un filtro, ma … di tutt’altra natura.

 

Riproduzione riservata.

 

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