Senza che il popolo sovrano ne avesse piena contezza, domenica 12 ottobre 2014 si è consumata una vera e propria calamità per la democrazia italiana: la farsa delle elezioni per il rinnovo del presidente e dei membri del consiglio provinciale di Latina, e chiaramente delle altre province italiche.
Per la cronaca ha vinto la sgarrupata formazione politica (sic) di sinistra – centro destra, con a capo del cenobio il sindaco di Cisterna: la suadente Eleonora Della Penna, divenendo per volontà di Dio la prima presidentessa della provincia di Latina.
Quella che insieme ai suoi 6 consiglieri su 12 ha promesso alla stampa accorsa alla prima e ciarliera conferenza post scrutinio, che metterà a posto ogni cosa incongruente fatta da quei puzzoni che hanno sgovernato l’ente per oltre 10 anni.
Il bello o il brutto di questa farsa elettorale è che il giorno dopo l’apertura dell’urna, alcuni eletti nelle fila del centro destra hanno iniziato a prendere le distanze dai rispettivi partiti, nel recondito desiderio di diventare “aghi” della bilancia di una coalizione che non ha i numeri sufficienti per governare con tranquillità.
Bellissima è stata la prima dichiarazione di un eletto di Forza Italia, che affermava a proposito della cena di Berlusconi con la fidanzata e Vladimir Luxuria, che lui si sente a disagio a stare in un partito che ha simili apicali. Mentre altro soggetto dell’Udc, che in provincia non è mai stato all’opposizione, si sentirebbe già pronto per la transumanza in maggioranza.
Ma tant’è, saranno i prossimi mesi a giudicare questi personaggi che in quanto a transumanze ne sanno una più degli esperti pastori abruzzesi.
Lasciando da parte per il momento queste miserie politiche, iniziamo a porre l’accento sul come le province sono state l’1,26% della spesa pubblica totale, contro il 20% delle Regioni, mentre il restante è il costo dello Stato nella sua mastodontica complessità.
Senza dimenticare lo stuolo dei costosissimi parlamentari dai quali attendiamo da anni risposte e fatti concreti o che solo spazzassero via i 3127 enti strumentali, agenzie, Ato, Bacini Imbriferi Montani, che nel 2012 sono costati ai cittadini più di 7,4 miliardi di euro.
E ancora: nessuno negli ultimi decenni si è mai chiesto perché le Regioni Ordinarie costino 404 euro l’anno a cittadino, mentre quelle a Statuto speciale arrivino a oltre 4 mila euro l’anno pro capite.
C’è dunque da domandarsi poi se i “cancellatori” delle province erano veramente informati del costo degli organi istituzionali delle province, che erano pari all’1,77 euro l’anno a cittadino, contro gli oltre 14 euro delle Regioni.
Compiacersi poi per la soppressione delle province e l’azzeramento di tutta la classe politica intermedia del Paese, è offensivo per chi tutti i giorni si è confrontato con il territorio, ma è oltremodo offensivo per il “popolo sovrano” che quella classe politica ha eletto attraverso il voto.
Ed è smisuratamente offensivo per chi in questi anni ha ridotto la spesa delle province: dal 2008 al 2012 del 21,33%, a fronte di una riduzione del 4,54% dei Comuni, e solo del 4,22% delle Regioni.
E allora, che dire!
Lode alla presidentessa Della Penna, viva i neo consiglieri e gli assessori che verranno, tutti operanti a costo zero per il bene della comunità Pontina.
E solo per ultimo viva l’Italia. L’Italia dei gattopardi.
Amen.
Riccardo De Matteis