Rispondiamo alla breve nota dell’ On. Nicola Procaccini, componente della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo per ECR-FdI, il quale rivendicava il suo voto a favore della nuova riforma della Politica Agricola Comune (#PAC), sostenuta dalla maggioranza dei gruppi parlamentari come il Partito Popolare Europeo (PPE), i Socialisti e Democratici (S&D) e Renew Europe, ovvero PD, Italia Viva e una parte del M5S. Una riforma passata con 425 voti a favore e 212 contrari (tra cui il gruppo parlamentare Greens/EFA in the European Parliament compattamente contrario) e 51 astenuti, che ha sancito il vecchio modello di agricoltura e allevamento intensivo, favorendo le lobby dell’agribusiness, come la potente Copa-Cogeca, e il mantenimento dello status quo, dimenticandosi della crisi climatica e posizionandosi contro un’agricoltura più sostenibile e la tutela della biodiversità, come denuncia Juliette Leroux, consigliera per l’agricoltura dei Verdi Europei. Lo stesso Commissario EU all’agricoltura, Janusz Wojciechowski ha affermato che l’approvazione del maxiemendamento che dirotta solo il 30% delle risorse come incentivo per le pratiche “green”, rappresenta un passo indietro preoccupante rispetto alle ambizioni ambientali che la PAC dovrebbe avere davanti alle gravi crisi ambientali globali. Il risultato del voto risulta quindi in completa collisione con la linea presentata dalla Commissione che includeva anche la Strategia sulla Biodiversità e quella Farm to Fork, e mirava ad ottenere entro il 2030 una riduzione del 50% dell’uso dei fitofarmaci e del 20% dei fertilizzanti, oltre ad un taglio del 50% dei consumi di antibiotici per gli allevamenti, il 40% di superfici agricole italiane convertite a biologico e la trasformazione del 10% delle superfici agricole in aree ad alta biodiversità ed habitat naturali. Ora il testo di riforma dovrà essere discusso con Consiglio e Commissione e si dovrà trovare un accordo definitivo da sottoporre al voto finale del Parlamento.
La PAC è il più grande programma di sussidi diretti esistente al mondo e consiste in un pacchetto di misure che regolano le attività agricole e il loro impatto su clima e ambiente e vale 390 miliardi di euro per i prossimi sette anni (2021-2027), pari a 1/3 dell’intero budget dell’Unione Europea, distribuiti per circa 9 milioni di agricoltori europei.
La riforma approvata, e che dovrebbe entrare in vigore nel 2023, dopo due anni di regolamentazione transitoria, prevede che ben 162 miliardi di euro, siano usati per il sostegno al reddito tagliando le norme sulla condizionalità ambientale, e questo nonostante un incoraggiante 20% di finanziamenti per gli ecoschemi, come agricoltura di precisione, agroforestale e agricoltura biologica, e crea diseguaglianze e sperequazioni visto che ha distribuito l’80% dei sussidi ad appena il 20% degli agricoltori europei: quelli più grandi. Tra le proposte più dannose quelle di non concedere spazio reale alla natura nelle aziende agricole invece di fissare l’obiettivo di almeno il 10% aree per la tutela della biodiversità, attraverso la creazione di stagni, siepi e piccole zone umide, come prevede la Strategia UE Biodiversità 2030, e promuovendo un modello di agricoltura intensiva che porta direttamente alla perdita di biodiversità, all’inquinamento dell’acqua e dell’aria, all’eccessiva estrazione dell’acqua e contribuisce alla crisi climatica.Vengono poi cancellati gli indicatori che misuravano la quota di preservazione del paesaggio che spettava alle aziende, o gli indicatori della riduzione delle emissioni del bestiame rendendo non possibile fissare degli obiettivi di riduzione delle emissioni per questo settore, uno dei più gravi contributori di emissioni climalteranti..
“Ancora una volta l’On. Procaccini preferisce porre la questione sterilmente sul piano ideologico, ergendosi a “salvatore dell’economia nazionale” contro l’ossessionante “nemico” rappresentato dalla “pericolosa deriva verso il solito estremismo ideologico della sinistra ambientalista”, quando nella vera sostanza con il suo voto non fa altro che adeguarsi supinamente, stavolta insieme a molti altri europarlamentari italiani di destra, sinistra e di centro, alle lobbies dell’agrobusiness e dell’agricoltura intensiva che sono di fatto i veri vincitori della contesa sulla PAC e mostra di tenere più agli interessi delle grandi Associazioni di Categoria che dei piccoli agricoltori e delle piccole imprese agricole a conduzione familiare che saranno, invece, fortemente penalizzate da questa riforma, visto che l’80% dei sussidi verranno erogati solo alle grandi imprese con 100 ettari in su. Non si può poi rivendicare con eccesso di pragmatismo e tatticismo la mancata abolizione dei sussidi dannosi che non porteranno alla riduzione degli impatti su acqua e aria, e alla conservazione della fertilità del suolo e degli ecosistemi, azioni necessarie alla transizione verso un necessario modello agroecologico. Inoltre è grave che l’Onorevole non si renda conto che l’agricoltura italiana da tutelare è invece già la più “green” d’Europa, con 305 specialità Dop/Igp riconosciute a livello comunitario, 415 vini Doc/Docg, 5155 prodotti tradizionali regionali censiti lungo la Penisola, e soprattutto con una forte leadership nel settore dell’agricoltura biologica con oltre 60.000 aziende agricole bio, e il primato nella sicurezza alimentare mondiale con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari. La strategia europea Farm to Fork infatti aveva l’obiettivo di dimezzare pesticidi e antibiotici entro il 2030, arrivando per quell’anno al 25% della Superficie Agricola Utilizzata (SAU) biologica in tutta la UE. In Italia siamo già a poco più del 15%, a fronte di una media europea del 7,5%, e l’obiettivo sarebbe stato, quindi, di aumentare di due terzi le attuali superfici a coltura biologica nei prossimi 10 anni. Inoltre, nel 2019, si è rilevata una crescita del settore biologico anche dal punto di vista del numero degli operatori arrivati a 80.643 in aumento del 2% rispetto al 2018, secondo i dati di Sinab (Sistema d’Informazione Nazionale sull’Agricoltura Biologica). Tornando a Terracina, visto anche i ruoli di governo esercitati dall’Onorevole sul nostro territorio, non si può non partire da una considerazione importante per la nostra Città, che è la seguente: secondo i dati Istat del censimento 2010 nel comune di Terracina si è registrata (tra il 1982 ed il 2010) una riduzione della SAU del 25,1%, superiore al dato medio nazionale che è del 18,8% per un decremento in valore assoluto di 1736 ettari su un totale di 10230 ettari. Se consideriamo il periodo 2000-2010, la riduzione registrata è addirittura del 10,79% (- 629 ettari) contro una riduzione media nazionale del 2,3%. Partendo da questa considerazione, è del tutto evidente la necessità di preservare prima di tutto il suolo agricolo a Terracina, riducendo il consumo di suolo che nella nostra Citta’ è molto elevato rispetto alla media nazionale.
Come Europa Verde Terracina vogliamo continuare ad impegnarci, come abbiamo dichiarato in campagna elettorale, per far nascere un biodistretto per promuovere l’agricoltura biologica e biodinamica, diffondendo le buone pratiche rurali, ambientali e sociali, tutelando la biodiversità, sviluppando tutta la filiera: produzione, trasformazione, vendita, ristorazione, zootecnia, turismo rurale ed enogastronomico, anche riprendendo alcune filiere antiche come la filiera della canapa, fondamentale per gli utilizzi in bioedilizia, nel tessile, nel packaging, per le bioplastiche, i biocombustili, la bonifica dei terreni, l’alimentare, e come sostituto del legno. La ripresa economica ha infatti bisogno di proposte innovative fondate sulla sostenibilità con la scelta del biologico e dell’agroecologia, considerando di riservare una quota del Recovery Fund per sostenere un piano concreto per la conversione al biologico, a partire dalle aree interne e dalle aree naturali protette del territorio nazionale. In virtù di questo, ci uniamo al nostro gruppo parlamentare europeo Greens/EFA in the European Parliament, ad Europa Verde, ai nostri Giovani Europeisti Verdi, alla coalizione “Cambiamo Agricoltura”, a molte associazioni di categoria e ambientaliste e ai giovani attivisti per il clima dei “Fridays For Future”, per chiedere alla Commissione europea di ritirare la proposta per la nuova PAC, e di ripartire da zero col processo legislativo con la sottoscrizione di una lettera contenuta sul sito https://withdrawthecap.org/ e confidiamo nei prossimi negoziati a tre con Commissione e Consiglio Europeo”- dichiara Gabriele Subiaco, co-portavoce di Europa Verde Terracina.